28 novembre 2014

Giovedì 4 Dicembre Luigino #Bruni ad #Aosta: L'#economia di #Francesco e le sfide dell'oggi

Il ciclo di conferenze, organizzato dalla Diocesi di Aosta, dedicato alla conoscenza e all'approfondimento dell’esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium, in particolare del quarto capitolo “La dimensione sociale del l’evangelizzazione”, si conclude, giovedì 4 dicembre, alle 20,45, ad Aosta, presso il  Cinéma Théâtre de la Ville, con la conferenza del professor Luigino Bruni, Ordinario di Economia Politica dell'Università LUMSA di Roma, dal titolo «L’economia di Francesco e le sfide dell’oggi». La conferenza sarà trasmessa anche in diretta su Radio Proposta in Blu e per chi abita fuori valle è possibile seguirla in streaming. Come sempre il Corriere nel numero della prossima settimana darà ampio spazio all'evento.

Ma chi è Luigino Bruni?
Nato ad Ascoli Piceno, il 30 maggio 1966. Dal novembre 2012 Professore Ordinario di Economia Politica, presso il Dipartimento di Scienze economiche, politiche e delle lingue moderne, Università Lumsa di Roma. Da novembre 2010 Professore Ordinario idoneo (Concorso Università di Padova, Facoltà di Economia, primo classificato). Dal Febbraio 2005 a Ottobre 2012: Professore Associato di Economia Politica, presso la Facoltà di Economia, Università di Milano-Bicocca. 20012004: Ricercatore di Economia Politica, presso la Facoltà di Economia, Università di MilanoBicocca. Vicedirettore del Centro Interuniversitario ECONOMETICA. 
Questi sono alcune delle sue pubblicazioni: L'uomo spirituale e l'homo oeconomicus. Il cristianesimo e il denaro, con N. Riccardi, P. Rota Scalabrini, Sapientia, 2013; Economia con l’anima, Emi, Milano, 2013; Le prime radici. La via italiana alla cooperazione e al mercato, Il Margine, Trento, 2012; 5. Le nuove virtù del mercato, nell’era dei beni comuni, Città Nuova, Roma, 2012; 6. La leggerezza del ferro, Una introduzione alle teoria economica delle Organizzazioni a Movente Ideale, con A. Smerilli, Vita e Pensiero, Milano, 2011 (con A.Smerilli); Microeconomia, con L. Becchetti e S. Zamagni, Il Mulino, Bologna, 2010; L’Impresa civile, EgeaBocconi, Milano, 2009; Benedetta Economia, Cittanuova, Milano, 2008 (con A. Smerilli); Il prezzo della gratuità, Città Nuova, Roma, 2006; Reciprocità. Cooperazione economia società civile, Bruno Mondadori, Milano, 2006; L’economia, la felicità e gli altri. Un’indagine su beni e benessere, Città Nuova, Roma, 2004; Economia civile, con S. Zamagni, Il Mulino, Bologna 2004 e Vilfredo Pareto. Alle radici della scienza economica del novecento, Collana “Economisti Italiani”, Polistampa, Appuntamenti - Ecco chi sono i relatori dell’edizione di quest’anno Ritorna Fede e Scienza. 

Di Luigino Bruni propongo un articolo pubblicato dal quotidiano Avvenire il 24 marzo 2013, probabile spunto dell’intervento dell’economista 

Francesco è un nome che dice molte cose, anche all'economia e alla finanza. E, se sappiamo e vogliamo
ascoltare, ci lancia messaggi essenziali per curare, veramente e in profondità, le nostre crisi. Francesco d’Assisi, perché amante di 'madonna povertà', è anche all’origine di importanti cambiamenti economici,
teorici e pratici. Il movimento francescano diede vita alla prima importante scuola di pensiero economico,
ed è anche all'origine della tradizione di banca e di finanza (gli ormai famosi Monti di Pietà, i prodromi della
finanza popolare e solidale italiana). Non si ricorda però a sufficienza che queste istituzioni bancarie popolari
fiorirono due secoli dopo una profonda e sistematica riflessione culturale e filosofica su economia, moneta e mercato. Olivi, Scoto, Occam, e decine di altri maestri francescani furono dottori anche di economia,
perché colsero, per istinto carismatico, che dovevano studiare le res novae del loro tempo, dovevano riflettere profondamente sui grandi cambiamenti della loro epoca, quando stava iniziando una grande rivoluzione commerciale e cittadina che poi fiorì nell'Umanesimo civile. Studiarono economia per amore
della loro gente, soprattutto dei poveri. Il primo messaggio che ci proviene da Francesco e dal suo movimento carismatico è il significato morale e civile dello studio e della scienza. Questa crisi ci sta dicendo ogni giorno con maggiore forza che l’economia e la finanza a una sola dimensione (quella dei profitti di
breve periodo) produce disastri e disumanesimo (Cipro è l’ennesimo segnale). Ma, mentre la crisi continua a mietere le sue vittime, in tutte le università si continua a studiare e a insegnare la finanza e l’economia
retta dagli stessi princìpi che hanno causato queste crisi. I libri di testo sono gli stessi, i dogmi
e la spocchia imperialista di noi economisti sono gli stessi del pre-crisi, i nostri migliori studenti continuano
a formarsi in scuole di dottorato con gli stessi programmi del 2007. Francesco allora invita i veri amanti del bene comune  e quindi di 'madonna povertà' (il primo metro di bene comune sono sempre le condizioni
dei poveri) a investire molto di più nello studio delle res novae del nostro tempo, che sono i temi del lavoro, del management delle imprese, dell’economia e della finanza, che oggi soffrono anche 'per mancanza di
pensiero'. E, sull'esempio degli antichi Monti di Pietà, il mondo si cambia dando vita non solo a libri e a conferenze, ma a nuove istituzioni. I carismi hanno prodotto anche università che sono state sulle frontiere
delle innovazioni culturali del loro tempo, perché è tipico del carisma vedere prima e più lontano. Oggi la nostra cultura e la nostra scienza soffrono per mancanza dei carismi, che debbono tornare a svolgere il loro compito, che è anche compito civile, scientifico e culturale. C’è un estremo, vitale, bisogno di dar vita a nuovi istituti di ricerca e a nuove università dove si possano studiare diversamente contenuti diversi da quelle che
continuano a insegnare i templi del sapere, molti dei quali finanziati dai proventi di questa (brutta) finanza. C’è bisogno di nuovi studi e nuove scholae dove si produca ad alto livello pensiero economico e sociale diverso, e poi di scuole popolari che diffondano e alimentino con la vita quel nuovo pensiero a tutti i livelli: dove sono? Se non lo faremo, continueremo a lamentarci della crisi e della disoccupazione, ma non saremo all'altezza
di Francesco e dei francescani che lavorarono per orientare la società del loro tempo, anche con idee e  scienza nuove. Un secondo messaggio di Francesco è, e non può che essere, la povertà. È molto legato
al primo messaggio – non a caso la 'scienza' è un frutto dello Spirito, ed è lo stesso Spirito ad essere 'padre dei poveri'. Ci sono parole che sono sempre e solo negative: menzogna, schiavitù, razzismo… La povertà
non è una di queste, perché dopo Francesco (e quindi dopo il cristianesimo) quando si parla di povertà dovremmo sempre specificare di quale povertà stiamo parlando. Questa grande parola copre un ampio spettro semantico, che va dal dramma di chi la povertà la subisce fino alla beatitudine di chi la povertà la sceglie liberamente, spesso per riscattare altri da povertà non scelte e subite. La nostra cultura non ha strumenti adeguati per affrontare le antiche e nuove povertà non scelte, perché ha perso contatto con le
semantiche della bella povertà scelta, che si chiamano stili di vita sobri, solidali, soprattutto comunione conviviale e fraterna. Francesco ci ricorda che solo chi ama la buona povertà sa prima vedere, e quindi
combattere, quella cattiva. Finché i programmi governativi, pubblici e privati di lotta alla povertà
saranno pensati e implementati da politici e funzionari che alternano convegni sulla povertà a vacanze da ricchi epuloni, la povertà continuerà a essere oggetto di studi (spesso inutili), report e convegni, ma né vista né capita, quindi non curata. Per curare la povertà servono i carismi, quindi poveri che curano poveri. Il capitalismo filantropico sta aumentando le istituzioni che si occupano di povertà, senza però che tra chi aiuta e chi è aiutato si crei nessun incontro autentico. Francesco ha curato, quantomeno, l’anima, dei lebbrosi di Assisi (a Rivotorto) abbracciandoli e baciandoli: è l’abbraccio la prima forma di cura. Francesco oggi
ci ricorda e ci ammonisce di non cadere nelle trappole della nostra cultura dominata dall'immunità, una cultura del non abbraccio che si sta insinuando anche all'interno delle nostre istituzioni nate per 'curare'
le povertà, dove stanno crescendo i professionisti della cura e dell’assistenza (ed è cosa buona), ma dove rischiano di diminuire gli abbracci. L’indice di fraternità – altra splendida parola francescana – è dato dal grado di inclusione comunitaria dei poveri, che può essere inverso alla creazione di enti specializzati
per gestirli, ai quali  si appalta la 'cura dei poveri' al fine di tenerli ben lontani dalle nostre città immuni e immunizzanti. Rimettiamoci allora all'ascolto di Francesco, dei suoi messaggi antichi, dei suoi messaggi di
futuro.

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