7 febbraio 2015

#Fondi #pensione, #Tfr e benefici #fiscali: l'analisi della Servizi #Previdenziali

La Servizi Previdenziali di Stefano Distilli ha diffuso una nota con alcune news in materia previdenziale di grande interesse e che propongo ai visitatori del blog.

La nuova tassazione dei rendimenti dei fondi pensione, i Fondi pensione rimangono ancora vantaggiosi
Come noto la recente “manovra di stabilità” ha  previsto un incremento dell’imposta sostitutiva sui rendimenti dei fondi pensione (cioè sui rendimenti finanziari ottenuti dall’investimento dei contributi e del TFR versato dai lavoratori ai fondi) dall’11,5% al 20%. E’ evidente, innanzitutto, come tale incremento ha esclusivamente fini di “cassa” per lo Stato e, in modo miope e poco lungimirante, si ponga in contrasto con le politiche portate avanti negli ultimi 20 anni mirate a favorire lo sviluppo della previdenza complementare, con vantaggi di carattere fiscale e contributivo, per permettere ai lavoratori di costruirsi una pensione integrativa in grado di garantire loro il mantenimento di un tenore di vita adeguato, considerato il progressivo decremento delle pensioni di base.
Occorre però rilevare come, seppur un incremento teorico dell’8,5% della tassazione sui rendimenti possa apparire  di certo  disincentivante,  la scelta di aderire ad un fondo pensione continua a rimanere decisamente vantaggiosa. Precedentemente, infatti, a fronte di una tassazione sulle rendite finanziarie pari generalmente al 12,5%, i fondi pensione erano favoriti con una aliquota inferiore di 1,5 punti percentuali. Attualmente, invece, essendo stata l’aliquota generale sulle rendite finanziarie elevata al 26%, il vantaggio per i fondi pensione complementari ammonta a 6 punti percentuali.
E’ da sottolineare, poi, come la componente del patrimonio investita in Titoli di Stato ed assimilati  (piuttosto consistente) continui ad essere tassata al 12,5%.  Pertanto l’aliquota media effettiva di tassazione dei rendimenti per i fondi pensione risulta comunque decisamente inferiore al 20%.
Per una valutazione complessiva della previdenza complementare occorre, comunque, tenere in considerazione gli ulteriori significativi vantaggi fiscali relativi alla deducibilità dei contributi versati ed alla tassazione delle prestazioni notevolmente favorevole (15%), che sono stati mantenuti.

TFR in busta paga, una cattiva scelta per il lavoratore
Anche in questo caso  la misura prevista dalla “manovra di stabilità” si pone in totale contrasto con tutte le politiche previdenziali ed “educative” portate avanti negli ultimi 20 anni al fine di incentivare i lavoratori ad adottare le scelte più opportune per ovviare alla progressiva riduzione delle pensioni di base. Ciò detto tutte le analisi e le valutazioni effettuate indicano come, seppur evidentemente la possibilità di percepire il TFR direttamente in  busta paga mese per mese possa fare comodo a molti lavoratori e soprattutto a quelli con i redditi più bassi, tale scelta si riveli  come decisamente negativa ed, inoltre, rischia di creare un grosso buco nel futuro previdenziale.
Infatti:
a)  A fronte di un immediato incremento del potere di spesa i lavoratori si vedranno privati in futuro della possibilità di percepire tali somme in modo cumulativo + la rivalutazione maturata sotto forma di TFR, piuttosto che come prestazione di previdenza complementare;

b)  La tassazione del “TFR in busta paga”, tenuto conto che sarà tassato come la normale retribuzione secondo l’aliquota marginale di ognuno, risulterà notevolmente superiore alla tassazione in via separata che sarebbe applicata sul TFR ed ancora di più a quella applicabile alla prestazione che sarebbe erogata dal fondo pensione (15%, che può scendere sino al 9%);

c)  Tale previsione, inoltre, è discriminatoria per i lavoratori del settore pubblico, considerato che sarà valida solo per quelli privati;

d)  Inoltre percepire  il TFR in busta paga potrà avere effetti negativi sull’accesso ad altri servizi pubblici e sulle tariffe applicate in quanto influisce sul calcolo dell’ISEE.

Le stime effettuate da qualificati esperti del settore evidenziano, per esempio come relativamente ad un salario netto di 1.650 euro (30.000 euro lordi/anno) scegliendo di dirottare il TFR in busta paga in 4 anni si incasserebbero circa. 9.232 euro (164 euro in più al mese), ma con 35 anni di anzianità il lavoratore, ove non iscritto alla previdenza complementare, a fine carriera dovrebbe rinunciare in alternativa a circa 15.000 euro di liquidazione. Ove, invece, fosse iscritto ad un fondo pensione rinuncerebbe, oltre a tutti gli ulteriori vantaggi, ad circa. 100 euro mensili in meno sulla rendita integrativa.
La  scelta del TFR in busta paga rappresenta, pertanto, senza dubbio una cattiva scelta in prospettiva per i lavoratori, mentre la scelta della previdenza complementare si conferma, oltre che quella più lungimirante, quella più vantaggiosa.

Misure a sostegno della previdenza complementare
Si ricorda, poi, come la Regione Autonoma Valle d’Aosta, ai sensi di quanto previsto dalla l.r. 27/2006,  abbia  previsto  specifiche misure a sostegno della previdenza complementare e, in particolare, dei lavoratori che si  trovino in situazioni di “bisogno e difficoltà”, la cui gestione è affidata alla Società “in house” Servizi Previdenziali Valle d’Aosta Spa, creata per supportare il progetto complessivo nato  nel  1997 per lo sviluppo della previdenza complementare.
Considerata  la  perdurante  situazione di grave crisi che ha coinvolto molte realtà economiche e produttive  e, conseguentemente, un numero rilevante di lavoratori e nuclei famigliari, si invitano tutti gli interessati a rivolgersi presso gli uffici della Società (Loc. Autoporto n. 33/E – Centro Direzionale Autoporto – Pollein; tel. 0165.230060) per avere ulteriori informazioni e dettagli riguardo alle misure previste.

Benefici fiscali per il sistema Valle d’Aosta
Lo sviluppo di fondi pensione complementari a carattere territoriale, nell’ambito del
progetto supportato dalla RAVA attraverso le leggi regionali 22/97 e 27/2006, oltre ai
vantaggi conseguenti, tra gli altri:
- alla possibilità per i lavoratori valdostani di  avere una alternativa a livello locale ai
fondi a carattere nazionale;
- alla possibilità di usufruire di tutti i servizi di supporto ed assistenza in loco;
- allo sviluppo in loco di personale qualificato con elevate professionalità;
- al mantenimento sul territorio di ingenti masse finanziarie (oltre 122 mil. Euro), rappresenta sempre più, al crescere dei capitali gestiti, un notevole “atout” in termini di benefici fiscali correlati al meccanismo del riparto fiscale.

Prendendo in considerazione il 2014  si rileva, infatti, come a fronte dei rendimenti ottenuti il Fondo Pensione FOPADIVA verserà un’imposta “sostitutiva” complessiva pari a  circa 1,092  milioni di euro  che, rientrando nel computo dei 10/10 di riparto fiscale, andranno a beneficio dell’intero sistema Valle d’Aosta,  progressivamente  ben superiore rispetto alle risorse impegnate dalla Regione nel progetto.
Il progetto “REGARDEMAIN  -  previdenza complementare territoriale” sta dimostrando, quindi, come era nelle premesse, di poter generare un circolo virtuoso e di potersi alimentare tramite le risorse crescenti che è in grado di generare.
Se si considera, poi, il periodo 2009-2014  e si confrontano  le risorse affluite al sistema Valle d’Aosta grazie alle imposte sostitutive versate da  FOPADIVA con le risorse stanziate dalla RAVA, sia a supporto dello sviluppo del sistema di previdenza complementare  territoriale  che a finanziamento delle misure di sostegno in favore dei lavoratori in situazione di “difficoltà”, si può notare come a fronte di circa 3,6 milioni di euro di imposta sostitutiva versata,  le risorse destinate dalla RAVA ammontino a circa 1,7 milioni di euro,  a testimonianza di come il progetto avviato
sia ormai in grado di “autofinanziarsi” e di generare un circolo virtuoso  in termini finanziari.

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