13 novembre 2007

Noussan: più confronto tra imprenditori e politici





Chi si ferma è perduto”. In bocca a Pierre Noussan - con Roberto Balocco e Massimo Nale, alla guida di Sicav 2000, concessionaria esclusiva dei marchi Fiat, Lancia (veicoli commerciali delle due case italiane compresi), Mitsubishi e Hiunday – una frase apparentemente banale prende una concretezza immediata anche perché nel corso dell’intervista l’imprenditore ti conduce a vedere davvero tutto quello che ha in cantiere e lì ti accorgi, senza ombra di dubbio, che non si tratta di uno slogan e nulla più.


Dal suo ufficio sempre aperto nella storica sede di Corso Battaglione (cui si aggiunge la sede autoprestige dedicata ai fuoristrada nipponici e coreani) illustra con lo stesso slancio e dinamismo che furono del padre Efisio, per diversi anni alla guida del Confidi industriali, il futuro dell’azienda a partire dai nuovi lanci Fiat (500 in testa) che hanno dato il via alla ristrutturazione dei locali aostani. “Dal 1950 ad oggi – ci racconta – ne abbiamo fatta di strada, ma chi si ferma è perduto. E oggi siamo ad un nuovo passo epocale. Presenteremo tra pochissimi giorni i nuovi saloni Fiat al 100%. 1000 metri quadri di bianco immacolato e nuove insegne per dare più spazio e luminosità alle coloratissime nuove Fiat e Lancia. L’obiettivo è migliorarsi continuamente per stare al passo con le sempre crescenti attese dei clienti. Un’azione portata avanti attraverso una gestione e con capitali completamente valdostani. E’ sicuramente questo il vero patrimonio della Sicav”.

Con Noussan ci soffermiamo sugli aspetti positivi e negativi del fare impresa in Valle d’Aosta. Un viaggio, quello del Corriere, che l’imprenditore dimostra di conoscere e di apprezzare, segno anche di come il mondo dell’impresa da tempo desideri luoghi dove riflettere ad alta voce. “L’elenco degli aspetti positivi è semplice. - precisa - Un contesto naturale spettacolare, la facilità di rapporto fra le persone, la centralità rispetto all’Europa, il bilinguismo, un grande passato, la necessità di fare cambiamenti e quindi la possibilità di crescere ancora, la disponibilità finanziaria del comparto pubblico e un forte potenziale turistico e ambientale”. Non mancano ovviamente le note dolenti. “Il conoscersi troppo bene – dice Noussan – può diventare anche un ostacolo. Le contrapposizioni diventanoinevitabilmente personali. Molti ragionano “o con me o contro di me”. Questo rende faticoso e anche costoso mantenere l’equidistanza nei giudizi e la libertà di pensiero. Constato anche che si ha poca possibilità di intervenire nelle scelte strategiche. O fai l’imprenditore o fai il politico, ti dicono spesso. Il sistema non accetta le critiche. Tutto diventa attacco personale. Ma questo non è soltanto un problema valdostano. Purtroppo la classe politica non è riuscita a creare dei vasi comunicanti con il mondo dell’imprenditoria. In più bisogna anche ammettere che anche il confronto fra imprenditori è modesto. Del resto siamo molto pochi, se ci limitiamo soltanto alla realtà valdostana”.

Noussan prova anche a suggerire quelle che sono le sue ricette per lo sviluppo dell’economia della piccola regione autonoma. “Bisognerebbe individuare quei settori – osserva Noussan – che nei prossimi cinque-dieci anni potranno avere una condizione di mercato non sfavorevole e quindi consolidare tutte quelle attività che vi fanno riferimento. Penso anche che bisognerebbe dedicare più risorse per creare percorsi di studio all’interno delle aziende valdostane maggiormente virtuose e motivate da parte degli studenti post diploma o post laurea. Sono necessari stage più mirati in termini di domanda e di offerta”.

Noussan non manca anche di evidenziare soluzioni più drastiche. “Sono convinto che si debba individuare in maniera anche graduale – dichiara l’imprenditore – una strada per ridurre di almeno un 30% le risorse dedicate alle spese correnti sia per prepararci ad un futuro in cui si ridurranno inevitabilmente le disponibilità sia per stimolare le ingenti risorse umane ad una maggiore efficienza”.

Noussan si interroga anche sull’indennità di bilinguismo. “Credo – conclude – che sia una questione da rivedere in modo da trovare una soluzione che riconosca pari dignità fra impresa privata e amministrazione pubblica”. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 3 maggio 2007)

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