31 dicembre 2007

Buon Anno a tutti!

Come augurio di Buon Anno propongo ai visitatori del mio blog la lettura di un passaggio della «Populorum Progressio» di Paolo VI. Il documento è datato 26 marzo 1967 ma a distanza di quasi trent’anni è ancora in grado di farci riflettere su un tema così delicato come quello del lavoro. Auguro a tutti un 2008 pieno di pace e serenità.

Il lavoro e la sua ambivalenza
27. Così pure, se è vero che talvolta può imporsi una mistica esagerata del lavoro, non è meno vero che questo è voluto e benedetto da Dio. Creato a sua immagine, «l'uomo deve cooperare col Creatore al compimento della creazione, e segnare a sua volta la terra dell'impronta spirituale che egli stesso ha ricevuto». Dio, che ha dotato l'uomo d'intelligenza, d'immaginazione e di sensibilità, gli ha in tal modo fornito il mezzo onde portare in certo modo a compimento la sua opera: sia egli artista o artigiano, imprenditore, operaio o contadino, ogni lavoratore è un creatore. Chino su una materia che gli resiste, l'operaio le imprime il suo segno, sviluppando nel contempo la sua tenacia, la sua ingegnosità e il suo spirito inventivo. Diremo di più: vissuto in comune, condividendo speranze, sofferenze, ambizioni e gioie, il lavoro unisce le volontà, ravvicina gli spiriti e fonde i cuori: nel compierlo, gli uomini si scoprono fratelli.

28. Senza dubbio ambivalente, dacché promette il denaro, il godimento e la potenza, invitando gli uni all'egoismo e gli altri alla rivolta, il lavoro sviluppa anche la coscienza professionale, il senso del dovere e la carità verso il prossimo. Più scientifico e meglio organizzato, esso rischia di disumanizzare il suo esecutore, divenuto suo schiavo, perché il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero. Giovanni XXIII ha ricordato l'urgenza di rendere al lavoratore la sua dignità, facendolo realmente partecipare all'opera comune: «Bisogna tendere a far sì che l'impresa diventi una comunità di persone, nelle funzioni e nella situazione di tutti i suoi componenti».La fatica degli uomini ha poi per il cristiano un significato ben maggiore, avendo essa anche la missione di collaborare alla creazione del mondo soprannaturale, che resta incompiuto fino a che non saremo pervenuti tutti insieme a costituire quell'Uomo perfetto di cui parla san Paolo, «che realizza la pienezza del Cristo» (Ef 4,13).

28 dicembre 2007

Spunti di riflessione - 5


Siamo in presenza di un fenomeno crescente di "femminilizzazione" della società: la sempre maggiore presenza di imprese guidate da donne può rappresentare un modello diverso di gestione e organizzazione del tempo e delle relazioni tra le persone e con l'ambiente. Vuole accompagnare questa riflessione il volume, edito da Città Nuova, e scritto da Mons. Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, e Michele Colasanto, docente di sociologia all’Università Cattolica di Milano, dal titolo «Il genio femminile e l’impresa». Un volume composto da una serie di contributi rappresentativi di un percorso che è possibile collocare nell'orizzonte del progetto culturale sul quale la Chiesa italiana è impegnata da tempo che affrontano il tema da diversi punti di vista disciplinari e di "esperienza sul campo". Fra gli interventi segnaliamo quello dell’economista Vera Negri Zamagni, docente di storia economica alla Facoltà di Economia dell’Università di Bologna, intitolato «Donne e lavoro un manifesto per donne imprenditrici» di cui ci occuperemo più diffusamente nel prossimo numero del Corriere della Valle d'Aosta. Qui di seguito ospitiamo un’intervista all’economista tratta dal sito della Regione Emilia Romagna. Un'occasione per riflettere insieme su cosa significhi imprenditoria femminile in Italia e nella nostra regione.

Responsabilità sociale una riflessione di Vera Negri Zamagni
Studiosa delle forme assunte dal processo di sviluppo economico in Italia, la docente universitaria invita imprese e territori ad un impegno importante per la qualità della vita e del lavoro. Liberarsi da consuetudini sedimentate in secoli di storia implica uno sforzo di cambiamento condotto con grande determinazione. Se il recupero - formale - dei diritti da parte delle donne ha raggiunto il suo traguardo nelle società occidentali, è ancora da percorrere la strada della conquista dell’effettivo esercizio delle opportunità garantite sulla carta equamente a uomini e donne. La riflessione non esclude la sfera privata, in cui, in Italia più che altrove, la distribuzione dei compiti penalizza le donne, che scontano le crepe di un’organizzazione del lavoro che non si è adeguata, nel complesso, ai progressi “morali” delle società. Un boomerang, che inibisce la motivazione a creare legami stabili e a mettere al mondo dei figli, per poter perseguire il desiderio di realizzazione e di valorizzazione dei propri talenti.Vera Negri Zamagni, docente di storia economica alla Facoltà di Economia dell’Università di Bologna, in un saggio dal titolo “Donne e lavoro: un manifesto per donne imprenditrici”, pubblicato quest’anno nel volume Il genio femminile e l’impresa (a cura di P. Tarchi e M. Colasanto, Roma, Città Nuova) affronta i temi delle responsabilità che coinvolgono imprese, istituzioni, associazionismo e famiglie per un importante cambio di mentalità: esistono, infatti, sfere di interessi comuni a famiglie e imprese che ha senso considerare insieme, per attivare circoli virtuosi in cui al centro degli scambi economici sia il riconoscimento dei talenti di ognuno e l’adesione responsabile al lavoro.

Lei riconosce un ruolo importante alle donne che fanno impresa…
Le imprenditrici hanno spezzato il dualismo tradizionale tra lavoro e famiglia e il loro impegno nell’attività imprenditoriale dimostra la possibilità di conciliare sfera pubblica e privata. Si sono “prese” la possibilità di sperimentarsi in posizioni di responsabilità e di misurarsi con le complessità. Le difficoltà che si incontrano, tuttavia, devono spingerle in quanto pioniere in terreni tipicamente non loro ad un impegno serio perché il sistema prenda in carico le esigenze delle donne nel lavoro oggi.
Si riferisce alla necessità di veder riconosciute le proprie capacità?
Anche. Ma non è solo una questione di riconoscimento, le donne oggi hanno la possibilità di formarsi e di specializzarsi: è nell’attività professionale che assetti rigidi - e maschili per secoli -frenano la possibilità di esprimere i propri talenti e vocazioni. Le esigenze delle donne sono, poi, quelle delle famiglie, perciò delle società tutte, e riguardano il modo di tenere insieme gli impegni di cura familiare e quelli professionali. La casa è di tutti quelli che ci abitano, quindi tutti, dal più piccolo al più anziano, devono contribuire al lavoro domestico. Per questo non condivido l’idea di remunerare il lavoro delle casalinghe: questo è un ambito in cui tutti devono collaborare, non è un lavoro ma un’esigenza comune di buon vivere. Non è una cosa di cui deve caricarsi ancora solo la donna.
Quali segnali positivi individua?
Sicuramente i segnali di flessibilità nell’organizzazione del lavoro, sia per quanto riguarda i modi che i tempi, sono indicatori di modernità. Tempi e modi studiati per andare incontro alle esigenze produttive compatibilmente con la capacità di lavoro di donne e uomini che hanno interessi e occupazioni anche familiari, penso ai posti di lavoro “condivisi”, il part time quindi, ad orari di lavoro flessibili, o al telelavoro, che può anche diventare l’alternativa a congedi per motivi familiari.
Sono prassi diffuse sul territorio?
Non tanto. È evidente che un’organizzazione più articolata e complessa del lavoro è molto più realizzabile per una grande impresa, sul territorio invece la realtà imprenditoriale, in particolare femminile, è ancora infinitamente minuta e le sofferenze delle microimprese sono note…
Quali politiche sono, secondo lei, opportune, per facilitare le performance delle imprese femminili?
Beh, ritengo sia importante sostenere il consolidamento delle imprese esistenti, attraverso sistemi di affiancamento e tutoraggio, ma anche con un impegno per la loro strutturazione. È inoltre fondamentale sensibilizzare alle necessità di rendere flessibili i tempi e i modi di lavoro, per evitare la discontinuità lavorativa e rendere più produttiva l’organizzazione attraverso sistemi innovativi di divisione del lavoro. È necessario che tutto il sistema delle imprese e dei servizi si parli, per trovare soluzioni che snelliscano le problematiche connesse, ad esempio, alla mobilità, agli asili, alle esigenze di cura di bambini e anziani. La trasversalità delle politiche è un’esigenza del nostro sistema, che a volte resta imbrigliato in “competenze” delle varie politiche che non aiutano il progresso delle società.

27 dicembre 2007

Eurotravel: per il turismo servono grossi investimenti

260 milioni di fatturato e 340 mila passeggeri sono questi i numeri (per ora si tratta ancora di stime ritenute però sufficientemente affidabili) con cui si concluderà il 2007 di «Et Holding», società nata nel 2001 per volontà di Cleto e Angelo Benin per far confluire tutte le attività di famiglia sotto il cui cappello oggi si trovano il Tour operator Eurotravel, fondato nel 1983, l’’Et Hotels & Resort, società di gestione alberghiera costituita nel 2005, e la rete di agenzie
di viaggio T.S. Travelshop. «La nascita della catena alberghiera – spiega il Presidente Cleto Benin nel suo ufficio situato all’ultimo piano della sede operativa di Quart – è l’ultimo tassello della nostra strategia che prevede un contatto diretto con il cliente in modo da assicurare
standard qualitativi il più possibile omogenei
».
Con undici strutture di proprietà, 20 in gestione e management e 24 affiliate in commercializzazione esclusiva sul territorio italiano il gruppo ha sotto il suo diretto controllo 66
strutture (tra alberghi e villaggi) delle quali 39 personalizzate come Eurotravel Club o Style con
capacità ricettiva totale in Italia pari a 6.665 unità abitative. «I numeri parlano chiaro. Come offerta – osserva Benin – siamo la prima catena alberghiera italiana». Per Benin è fondamentale espandere il brand della società in modo da ottenere l’obiettivo della qualità in tutta la filiera.
In questa logica rientra l’obiettivo, a partire dal novembre 2007, di dare il via ad un processo
di affiliazione di nuovi soggetti alla rete Travelshop che attualmente conta circa 60 agenzie.
L’obiettivo entro il 2008 è di accogliere in Travelshop 50 nuove agenzie. Ma i numeri dell’azienda non finiscono di stupire. Et Holding ogni anno produce e distribuisce 19
cataloghi monotematici in 24 edizioni, con una tiratura complessiva di 4.500.000 copie distribuite su tutto il territorio nazionale. Programma 700 destinazioni nel mondo con oltre 2.800 strutture. Lavora con 8.000 agenzie di viaggi. Annovera 50.000 titolari di Eurotravel
Card e conta 170 dipendenti e collaboratori. Pur operando su un mercato internazionale – i
suoi cataloghi vanno dall’Italia passando per la Grecia fino a Cuba – l’azienda tuttavia non dimentica le sue origini e mantiene uno sguardo attento sulla realtà del turismo
valdostano con un catalogo ad hoc denominato «Noi la Valle d’Aosta» dove l’offerta turistica della piccola regione autonoma è declinata davvero a 360°. «Come società – commenta Benin - siamo proprietari di numerose strutture sul territorio regionale ed è chiaro che
guardiamo con attenzione al mercato locale. Devo però dire che nonostante le difficoltà del turismo di montagna, legate in particolare alla clientela italiana che si è riversata sui mercati esteri più degli anni passati, il catalogo in questione è riuscito a far registrare un +12% rispetto all’anno precedente
».
Interrogato sulle strategie portate avanti dalla pubblica amministrazione per promuovere l’immagine della Valle d’Aosta e comunicarne il potenziale turistico il presidente dell’holding dal suo osservatorio privilegiato evidenzia la necessità di investimenti maggiormente significativi.
«Le strategie – precisa Benin – sono note e credo che l’assessore al turismo abbia intrapreso la strada giusta, resta però il grosso poblema che se si vuole ttenere dei risultati importanti
si deve investire i più. L’assessore competente non può essere lasciato da solo. Occorre
che tutta la Giunta regionale concentri risorse finanziarie su azioni importanti di promozione e di marketing territoriale. Gli attuali budget non sono sufficienti a fare breccia, a dare la giusta visibilità al prodotto Valle d’Aosta
».
Sul fronte degli investimenti la stessa Eurotravel non rimane di certo con le mani in mano. Negli ultimi mesi una cinquantina di milioni sono stati impegnati per l’acquisto di due strutture alberghiere, una in Sardegna e una in Sicilia e la fase di shopping non sembra assolutamente terminata. Tra l’estate 2008 e quella 2009 saranno aperte cinque nuove strutture, due in Puglia e tre in Sicilia. Ritornando comunque all’offerta turistica valdostana Benin non dimentica di sottolineare come al di là delle strategie messe in campo dalla pubblica amministrazione esista, in particolare per Aosta, un problema di una maggiore sinergia tra le associazioni di categoria. «Commercianti e albergatori – conclude – devono collaborare di più. Avvertirsi maggiormente come parti di uno stesso comparto. Serve una maggior sintonia fra i due settori. Non si può soltanto criticare la politica. Ci vorrebbe qualche possibilità in più di shopping, qualche vetrina in più illuminata nelle vie del centro». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta dell'11 ottobre 2007)

25 dicembre 2007

Santo Natale: non al di là delle stelle, ma...vicino


Data la ricorrenza natalizia abbandono per una volta i temi economici e vi propongo alcuni spunti di riflessione selezionati dalle monache del Monastero Regina Pacis di Saint-Oyen.

«Il Salvatore vorrebbe farci visita, e il luogo dell’incontro ha questo in comune con la stalla di Betlemme, che non appare per nulla bello ma piuttosto desolato. Ti sia reso grazie, Dio, per questo luogo oscuro, per questa stalla anche nella nostra vita! È qui che egli attende di essere riconosciuto, creduto, amato da noi. Qui egli ci porta il suo saluto e a noi non resta altro da fare che augurargli il benvenuto. Non vergogniamoci di essere così vicini al bue e all’asino! Proprio qui egli rimane fermamente fedele a noi tutti» (Karl Barth).

Come le sentinelle che affrettano l’aurora, vogliamo anche noi portare la notizia “bella” al mondo (1ª lettura: Is 52,7-10). Sì, Dio ha già parlato “molte volte e in diversi modi” (2ª lettura: Eb 1,1-6), ma come mai c’è ancora tanto buio sulla nostra terra? Come mai “la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta?” (Vangelo: Gv 1,1-18). Eppure, anche nelle tenebre, anzi, proprio nelle tenebre, brillano le stelle, per far luce, ancora e sempre, sul mistero del nostro Dio fatto Bambino.

«Gli uomini non sanno ascoltare le stelle. E tuttavia le stelle parlano, anzi cantano.
Bisogna far silenzio in sé, per udire la loro voce. Non le senti, fratello?
Che cosa dicono stasera le stelle? Esse dicono che la gloria di Dio è grande.
Ognuna di esse, azzurra o iridescente,
fa luce sullo splendore di Dio» (Eloi Leclerc).

• Dove cercare questo Dio tanto desiderato?
«Chiudiamo la porta dietro di noi! Ascoltiamo con l’orecchio teso l’ineffabile melodia che risuona nel silenzio di questa notte. L’anima silenziosa e solitaria canta qui al Dio del cuore il suo canto più soave e affettuoso. È può avere fiducia che egli l’ascolta.
Infatti, questo canto non deve più cercare il Dio amato al di là delle stelle, in una luce inaccessibile, che egli abita, tanto che nessuno per questo lo vede. Poiché è Natale, poiché la Parola s’è fatta carne, Dio è vicino, e la dolcissima parola, la parola dell’amore, trova il suo orecchio e il suo cuore nella stanza più silenziosa del cuore. […] Occorre essere tranquilli, non temere la notte, bisogna tacere. Altrimenti non si sente nulla.
Infatti l’ultima cosa vien detta solamente nel silenzio della notte, da quando, per l’arrivo pieno di grazia della Parola nella notte della nostra vita, s’è fatto natale, notte santa, notte di silenzio» (Karl Rahner, Dio si è fatto uomo, Brescia, 1990, Casale Monferrato, pp. 72-73).

• Perché la Chiesa è in festa. Qual è il protagonista, che si rischia di dimenticare?
«La Chiesa, che è la sola a capire pienamente il Cristo nascente in questa notte, è in festa affinché il mondo intero riceva qualche briciola del festino. A questa festa di gioia non può essere dimenticato Colui che vi presiede, l’Autore di ogni gioia e Principe della Pace: Dio che viene personalmente a visitarci attraverso il Figlio. Gioia di Dio siamo anche noi, che abbiamo bisogno della misericordia, noi per i quali il Figlio di Dio ha abbandonato tutto, il Padre e tutti gli esseri celesti, per raggiungerci e salvarci» (André Louf).

• Quali sono le “luci” che rendono bella la notte di Natale?
«Le luci che rendono la notte di Natale un paradiso di luci si chiamano dolcezza e obbedienza, semplicità e umiltà, rassegnazione e sacrificio; una decorazione luminosa che brilla su tutte le famiglie cristiane […]. Questa luce benedetta si è accesa a Betlemme e poi si è irradiata da Nazareth: luce del mattino e luce del tramonto, luce che non cessa nemmeno quando le nubi la coprono […]. Come Gesù visse a Nazareth, così si viva in ogni famiglia cristiana; la tenga egli unita con la sua carità in un vincolo perenne, per ogni ora del tempo e per l’eternità» (Giovanni XXIII).

• Qual è la cosa più importante da fare?
«Da quando il Figlio di Dio si è incarnato nel tempo e nello spazio, il mondo non ha altro centro di gravità che Gesù, il bambino della notte di Natale. Non resta che sintonizzarsi con l’ora di Dio ed aprire nel cuore del mondo e nel cuore degli uomini angoli in cui Dio possa abitare e diventare nostro vicino» (André Louf).

• Come, dunque, vivere da cristiani questo santo Natale?
«Come vivere oggi questo evento sbalorditivo? Come ritrovare il senso genuino della festa tradizionale che si è tanto commercializzata e rivestita di banalità?
Anche i cristiani più ferventi corrono il rischio di viverlo in modo pagano.
Natale è Dio con noi.
Il Figlio di Dio che viene nel mondo come Salvatore, inaugura il Regno della Vita e dell’Amore, della giustizia e della Pace. Ma egli non opera da solo. Cerca uomini di “buon volere”. Nessuno pensi di non essere tra i chiamati a lavorare per il Regno di Dio; nessuno chiuda gli occhi per non vedere e le orecchie per non udire l’appello.
Occorre svegliarsi dal torpore dell’indifferenza e aprirsi ad accogliere il dono di Dio con fede schietta, con spirito di gratitudine, con stupore di gioia.
Occorre assumere interiormente ed esteriormente lo stile di vita che è proprio di Gesù, Figlio dell’Eterno Padre, nato uomo, in estrema povertà, dalla Vergine Maria.
Vivere il Natale da cristiani significa ritrovare uno stile di vita semplice, umile, povero, che lasci spazio alla gratuità dell’amore e del servizio. Ciò comporta un serio impegno ascetico per non adeguarsi alla moda del Natale consumistico, per rinunziare al superfluo in favore di chi non ha il necessario, per non dare soltanto qualcosa, ma – sull’esempio di Cristo – farsi dono a tutti, senza misura.
Vivere veramente la grazia del Natale significa, in breve:
accogliere il Cristo nei fratelli
accogliere nel Cristo i fratelli
in Cristo farsi dono ai fratelli.
Allora possiamo essere chiamati “figli di Dio” e possiamo riconoscerci tutti fratelli in forza di una parentela che non deriva dal sangue e dalla carne, ma da Colui che ci ha amati per primo e si è fatto uomo per renderci partecipi della sua vita divina» (Anna Maria Cànopi).

• Una preghiera
«Inizia un altro giorno. Gesù vuole viverlo in me […].
Incontrerà ciascuno di quelli che incrocerò per strada […].
Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare.
Ciascuno, colui che è venuto a salvare […].
Gesù in noi, non cessa di essere inviato,
durante questo giorno che inizia,
a tutta l’umanità, del nostro tempo, di ogni tempo,
della mia città e del mondo.
Attraverso i fratelli più vicini
Che egli ci farà servire amare salvare,
le onde della sua carità giungeranno sino in capo al mondo,
andranno sino alla fine dei tempi.
Benedetto questo nuovo giorno che è Natale per la terra,
poiché in me Gesù vuole viverlo ancora»
(Madeleine Delbrêl, La gioia di credere).

24 dicembre 2007

Buon Natale!



Faccio a tutti visitatori del blog i miei auguri più sinceri di Buon Natale. Che la gioia di questi giorni ci faccia recuperare l'essenziale e ci metta in cammino verso la luce della Pasqua.

Fabrizio Favre

23 dicembre 2007

Il rapporto Inail 2003-2006 sugli incidenti sul lavoro e sulle malattie professionali - 4

Infortuni mortali
Si tratta di un fenomeno di grande rilevanza sociale che deve essere esaminato con grande attenzione sia per fare emergere gli elementi su cui è possibile agire per favorire una riduzione degli infortuni, sia per porre in stretto collegamento l’evento con l’ambiente di lavoro in cui è avvenuto. In quest’analisi è importante introdurre elementi di valutazione rispetto a possibili cause esterne dovute a fattori non controllabili o a casualità isolando in tale modo gli aspetti su cui è possibile intervenire negli ambienti di lavoro. Prima di procedere alla descrizione e ai commenti sull’andamento quantitativo degli eventi infortunistici mortali in Valle d’Aosta, operazione che ha lo scopo di rendere possibile una migliore conoscenza del fenomeno, è opportuno precisare che è obiettivo e desiderio di ognuno che il rischio di infortuni mortali sia prossimo a zero. L’esame dei dati quantitativi nel periodo 2003-2006 evidenzia un’oscillazione compresa fra un minimo di 2 infortuni mortali nel 2005 e un massimo di 5 infortuni mortali nel 2003 e nel 2006. Nessuno di questi ha colpito la componente femminile. In una realtà di ridotte dimensioni assolute come la Valle d’Aosta, quando si esaminano fenomeni che danno luogo a eventi che non superano nemmeno le decine di unità, incrementi unitari limitati provocano incrementi percentuali amplificati, in pratica si possono verificare con facilità, dal punto di vista dell'analisi statistica, raddoppi o dimezzamenti del fenomeno con un’evidente distorsione dello stesso.
In effetti, negli ultimi quattro anni si è verificato un andamento molto differenziato, che avrebbe dato luogo a
scostamenti percentuali molto elevati, confermando da un lato l’influenza di elementi collegati a casualità e dall’altro
lato l’effetto sulle variazioni annuali di un valore in termini assoluti di dimensioni ridotte. Nella realtà non tutti gli ambienti di lavoro operano in condizioni controllate: in molti casi elementi esterni possono avere un’influenza notevole, come ad esempio l’aumentare della circolazione automobilistica provoca gli infortuni in itinere, che in alcuni casi possono avere, purtroppo, conseguenze molto gravi.
N. EVENTI %
Edilizia 50%
Agricoltura 18,7%
Altre industrie 12,5%
Commercio/Riparazioni 6,2%
Altri servizi 6,2%
Trasporti 6,2%

Anche se si tratta di una sintesi, che non tiene conto del peso occupazionale dei vari settori produttivi, risulta chiara la
situazione di assoluta gravità del settore dell’edilizia, segnali di preoccupazione vengono anche dal settore agricolo, mentre il risultato dell’industria ha una gravità relativamente inferiore se si tiene conto del numero di occupati nel settore. L’esame della breve descrizione delle tipologie di infortunio mortale mette in luce cause su cui bisogna intervenire con misure di prevenzione, protezione e formazione come ad esempio le cadute dall’alto e l’investimento da mezzi in movimento. In un certo numero di casi hanno avuto rilevanza elementi esterni o casuali, come avviene per l’allevatore colpito dal fulmine.
Si vuole segnalare anche un fenomeno che merita ulteriori approfondimenti e vale a dire la tipologia degli infortuni
mortali che hanno coinvolto lavoratori che operavano individualmente oppure in ambienti di lavoro non organizzati per le attività specifiche svolte o comunque in condizioni di provvisorietà ed eccezionalità. Alcuni esempi: il pensionato investito dal trattore agricolo oppure l’artigiano che sale sul tetto per verificare i lavori da preventivare e cade. Il danno irreparabile che l’evento mortale provoca deve spingere tutte le parti coinvolte, istituzioni e parti sociali, ad intensificare i loro sforzi per contrastare questo fenomeno.

Le malattie professionali

Per malattia professionale si intende una patologia che si sviluppa a causa della presenza di fattori nocivi nell’ambiente di lavoro. La conoscenza dell’andamento delle malattie professionali e dell’incidenza delle patologie da lavoro rappresenta un obiettivo primario per intraprendere azioni di prevenzione. L’andamento del numero di malattie professionali segnalate nel 2006 è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2005; le segnalazioni, infatti, sono state 96 a differenza delle 108 del 2005. La prima considerazione rispetto alle denunce del 2005 è che viene confermata la tendenza ad una diminuzione del numero totale di malattie segnalate (96 nel 2006). Di queste 13 casi si riferiscono a rendite ai superstiti di soggetti la cui malattia professionale era già stata riconosciuta in precedenza. Le malattie professionali denunciate hanno avuto come principale organo bersaglio l’apparato uditivo e l’apparato respiratorio. In particolare il numero di ipoacusie (60 casi nel 2006) è rimasto stabile rispetto al 2005 (61 casi) e ha confermato un dimezzamento del numero di segnalazioni rispetto agli anni 2003 e 2004 (rispettivamente 152 e 127 casi). Una seconda considerazione deve essere fatta sull’aumento relativo dei tumori dell’apparato respiratorio (6 casi nel 2006: 4 mesoteliomi e 2 tumori del polmone). Tale dato, già comunque evidente negli ultimi anni, non deve allarmare particolarmente in quanto atteso. Infatti il lungo tempo di latenza (periodo che intercorre tra l’esposizione all’agente causale ed il manifestarsi della patologia tumorale) per questi tipi di tumore è molto elevato, per esempio il mesotelioma ha un tempo di latenza superiore ai 40 anni. Risulta quindi evidente che un’esposizione professionale ad un cancerogeno negli anni sessanta si evidenzia con un aumento di patologie soltanto ora. La terza considerazione va fatta, invece, sulla comparsa nell’anno 2006 di nuove patologie a sospetta causa professionale, mai presenti in passato nell’elenco delle segnalazioni. Se fino a pochi anni fa era l’ipoacusia a rappresentare sostanzialmente l’unica patologia professionale in Valle d’Aosta, ora si assiste ad un maggior ventaglio di malattie denunciate. Questo potrebbe essere un segnale di maggior sensibilità non solo nel ricercare cause o concause lavorative alla genesi della patologia, ma anche nel segnalare patologie a sospetta origine lavorativa fino ad alcuni anni fa poco o per nulla note. (…)

22 dicembre 2007

Il rapporto Inail 2003-2006 sugli incidenti sul lavoro e sulle malattie professionali - 3


Aspetti particolari: giovani, lavoratori extracomunitari e lavoratori interinali
I dati confermano la tendenza, già rilevata negli anni precedenti, di una frequenza più elevata degli infortuni fra i giovani con meno di 25 anni. In particolare per questa fascia di età rispetto al 2005 la componente maschile è passata dal 14,6% all’11,3%, pur rimanendo vicino al triplo della media totale degli infortuni. Inoltre, rispetto ai dati ISTAT del 2005, si assiste per questa fascia di età ad una diminuzione degli infortuni e contemporaneamente ad un aumento degli occupati, confermando una tendenza positiva al miglioramento.
In altra parte della relazione abbiamo visto che gli infortuni che colpiscono i giovani sono, in generale, meno gravi e che il numero in valore assoluto non è particolarmente elevato, ma tutto questo non ci deve portare a sottovalutare il fenomeno. (…) Per quanto riguarda i lavoratori interinali si sono incontrate notevoli difficoltà per raccogliere informazioni sul fenomeno, tenuto conto della relativa novità di questa forma di occupazione. Il mercato del lavoro interinale presenta in Valle d’Aosta dei valori assoluti che non consentono un confronto con la realtà nazionale; il numero di infortuni a lavoratori interinali rappresenta lo 0,58% del totale (15 in valore assoluto rispetto a 14 del 2005). Per quanto riguarda i lavoratori extracomunitari le informazioni raccolte confermano gli elementi di criticità e preoccupazione emersi già nella precedente relazione. In effetti, vi è una leggera inversione di tendenza per il numero dei lavoratori extracomunitari fra coloro che subiscono infortuni. Il peso percentuale sul totale infortuni è passato dal 9% del 2002 al 10,9% del 2003 all’ 11,1% del 2004, al 12,6% del 2005 per finire al 12,0% del 2006.
(…) La ripartizione per settori di attività evidenzia il peso preponderante dell’Edilizia, settore dove è avvenuto ben il 38% degli infortuni che hanno coinvolto lavoratori extracomunitari. I settori dove maggiore è il peso percentuale degli infortuni dei lavoratori extracomunitari sul totale infortuni di quel settore è il seguente:
- Edilizia 20,7%
- Pubblici esercizi 16,6%
- Altri servizi privati 14,2%
- Altre industrie 12,9%
- Agricoltura 10,9%
- Industria dei metalli 10,4%
Per quanto concerne questa categoria di lavoratori, è interessante confrontare il dato con quello del nord ovest e dell’intera Italia, messo a disposizione dall’INAIL. Nel 2005, il dato aggregato del nord-ovest e dell’intero Paese segna un’inversione di tendenza, con un numero assoluto in diminuzione; questo non avviene in Valle d’Aosta, dove il dato rimane positivo, pur ridimensionando la criticità del 2004. Mentre nelle altre due più vaste dimensioni geografiche, il dato è omogeneo e registra un maggior incremento tra gli anni 2005 e 2006, in Valle d’Aosta avviene il contrario, come se il fenomeno si manifestasse con leggero ritardo rispetto alle altre realtà geografiche.

In linea generale, presupposto che, come già detto in altri punti della relazione, il dato assoluto sul numero degli incidenti di natura professionale può non essere esaustivo, se non rapportato al numero degli occupati, l’intensità e la rilevanza del fenomeno degli infortuni ai lavoratori extracomunitari consigliano attenzione e un ulteriore rafforzamento degli strumenti di conoscenza per promuovere interventi mirati, come, peraltro, sta già avvenendo in alcuni settori produttivi come ad esempio l’Edilizia.

Il confronto interregionale
Il principale punto di forza delle informazioni raccolte dall’INAIL, sul tema degli infortuni sul lavoro, è l’omogeneità del dato su tutto il territorio nazionale, caratteristica che consente il confronto fra i diversi livelli territoriali, cioè fra regioni e province. Altro aspetto interessante ed utile è la suddivisione delle informazioni per livello di frequenza e grado di rischio dei vari eventi infortunistici. Gli indici e le graduatorie relative possono avere alcuni problemi di misurazione con precisione del fenomeno; nonostante questo, essendo sempre lo stesso il “metro” utilizzato, soprattutto nei confronti territoriali tali indici rendono possibile un arricchimento dell’informazione. In effetti, dopo aver analizzato, per quanto possibile, gli elementi essenziali e caratteristici del fenomeno degli infortuni sul lavoro in Valle d’Aosta è opportuno confrontare l’andamento di questo fenomeno anche nelle altre realtà regionali, in modo di poter effettuare valutazioni di tipo comparativo che consentano una lettura precisa dell’intensità con cui gli eventi infortunistici si manifestano in Valle d’Aosta. (…)

1. Per quanto riguarda la frequenza, il 4,7% della Valle d’Aosta colloca la regione al 7° posto, indice di una certa criticità; va comunque evidenziato, per correttezza d’analisi, che i dati riferiti alle regioni del sud mettono in luce una discrepanza tra il dato reale e quello denunciato.

2. una situazione del dato globale vede la Regione Valle d’Aosta comparativamente calare decisamente per quanto riguarda la gravità degli infortuni: come posizione generale si trova nella seconda parte del paese, quella in cui il fenomeno infortunistico è più grave 10° posto anziché il 15° posto del 2005 pur rimanendo al 16° posto nelle aziende non artigiane ma passando dal 6° al 1° posto per gli artigiani autonomi.

3. elevata incidenza degli infortuni dei lavoratori dipendenti presso le aziende artigiane, sia per frequenza sia per gravità; la tendenza è generalizzata a livello nazionale, ma l’intensità è decisamente maggiore in Valle d’Aosta. In effetti, la Valle d’Aosta si colloca al 2° posto della graduatoria dei rapporti di gravità, dopo la Calabria, mantenendo la posizione dello scorso anno. Il dato relativo agli indici di gravità nel settore artigiano risulta quindi non allineato con le limitrofe grandi regioni del nord (Piemonte 19° posto e Lombardia 18°).In effetti, l’aspetto caratteristico del confronto interregionale nel periodo è il netto peggioramento degli infortuni che avvengono nel settore artigiano con una posizione particolarmente critica della Valle d’Aosta, che nel triennio 2002/2004 è per i titolari d’impresa la peggior regione italiana e per i lavoratori dipendenti di imprese artigiane la seconda peggiore regione italiana. Il dato può anche essere influenzato da eventi infortunistici gravi che possono essersi verificati in quel triennio, ma è certamente un segnale preoccupante in un settore in cui da un lato le norme in materia di sicurezza hanno una rilevanza e livelli di applicazione e osservanza differenti, per scelta legislativa, rispetto alle grandi imprese, e dall’altro lato gli aspetti organizzativi della sicurezza in continua difficoltà ad essere realizzate. (…)

Imprese valdostane: più luci che ombre

Sono stato intervistato da Flavio Martino per la rivista «Détaillants Montagnards» di Confesercenti. Il numero è in distribuzione in questi giorni. Per chi non lo ricevesse, in un impeto di narcisismo, propongo il testo della chiaccherata fatta con il Presidente di Confesercenti.


Da diversi anni, anche per conto del più autorevole quotidiano economico nazionale (il Sole 24ore), ti occupi delle problematiche delle imprese valdostane e della nostra economia - senza dimenticare la lunga inchiesta che stai dedicando sul Corriere della Valle dal titolo “Viaggio fra chi fa impresa in Valle d’Aosta”- dalla tua finestra privilegiata, che idea ti sei fatto dei vizi e delle potenzialità della nostra Regione?
Ho tracciato i profili di una trentina di aziende in questi ultimi mesi e posso dire che l’imprenditoria valdostana presenta molte più luci che ombre nonostante stiamo appena uscendo da una congiuntura difficile. Ci sono imprenditori che sanno cosa significa competere. Tuttavia il sistema non sempre li aiuta. Alcuni si sentono soffocati da un eccesso di burocrazia. Talvolta perfino superiore a quello comunitario. Tuttavia ultimamente la giunta regionale ha dato alcuni segnali a mio avviso positivi. La cessione delle aree a Thermoplay, Gps e Mdm è un giusto riconoscimento per realtà imprenditoriali sane, radicate sul territorio e che portano il savoir faire industriale valdostano sui mercati internazionali.


Tutti dicono che le imprese valdostane sono troppo piccole e che devono ingrandire le loro dimensioni per essere competitive sul mercato globale: siccome non esistono bacchette magiche tu che idee ti sei fatto in merito? Come possono crescere le imprese?
Ho potuto analizzare in alcune sue parti lo studio Ambrosetti, commissionato alcuni mesi fa dalla giunta regionale. Sono due i punti a mio avviso fondamentali individuati dalla società milanese: il favorire insediamenti di enti scientifici e poli tecnologici con il conseguente sviluppo di competenze locali e la promozione di consorzi di aziende locali e attività di rete. Innovare e mettere il maggior numero di servizi in rete e, dove possibile, favorire la fusione tra le aziende. In alcuni settori è una strada obbligata, pena l’implosione.


Supposto che anche tu sia tra quelli che pensano che la Regione (e la pararegione) deve gestire di meno e governare di più cosa pensi si debba fare per raggiungere questo obiettivo? Che futuro abbiamo?
Montezemolo parla di “neostatalismo municipale”. Io non sono un fan delle privatizzazioni ad ogni costo. Tuttavia occorre molta onestà intellettuale e valutare in quali settori le partecipate regionali finiscono per fare concorrenza sleale ai privati.


Da qualche tempo hai lanciato un tuo blog “www.impresavda.blogspot.com” come è nata questa idea? Che obiettivi ti sei posto?
Prima di tutto volevo sperimentare un nuovo strumento di comunicazione, poi si è fatta sempre più forte l’idea di creare un luogo dove sia possibile ragionare in modo permanente su cosa significhi fare impresa. L’ambizione più grossa è realizzare un primo esempio di rete virtuosa fra gli imprenditori attraverso un confronto mi auguro il più possibile costruttivo.

Appunti sulla conferenza stampa di fine anno al Centro congressi di St-Vincent

Ieri sera si è svolto il consueto appuntamento con la conferenza stampa di fine anno, a Saint-Vincent, nell’ampia sala del Centro Congressi. Un appuntamento che il Presidente della Giunta Luciano Caveri ha trasformato in un talk show, più adatto alle sue corde, nel tentativo di rendere l’evento meno formale pur non rinunciando alla tradizionale celebrazione di quanto fatto durante l’anno. Una buona partenza con un Ego Perron, ben stimolato da Caveri, in ottima forma, ha dato un avvio dinamico all’incontro. Una spinta propulsiva che successivamente si è un po’ persa, a nostro modesto avviso, in virtù di un numero elevato di video che hanno bersagliato l’uditorio con tantissimi messaggi. Chi scrive però offre il suo umile parere di spettatore, perfino un po’ affaticato da una giornata piuttosto intensa di lavoro, e non, ovviamente, di comunicatore televisivo. Al di là di queste analisi gli interventi degli assessori hanno offerto molti spunti di materia economica. Ne riporto alcuni senza avere nessuna velleità di essere esaurienti. A partire dalla notizia che la Cogne Acciai Speciali dal 10 gennaio porrà fine alla cassa integrazione, notizia a me già nota avendo intervistato Roberto Marzorati, vicepresidente Cas, quella stessa mattina, e di cui leggerete in un prossimo articolo. Caveri ha pure sottolineato come dalle ceneri dei buoni di benzina che rimarranno nelle tasche dei valdostani fino al 2009 (notizia già bruciatagli dal rapido Assessore alle Attività Produttive Leonardo La Torre) potrebbe nascere una norma di attuazione per la zona franca, consegnata in questi giorni, se ho ben capito, al Presidente del Comitato paritetico Stato-Regione. La vicinanza delle elezioni regionali insegna che simili annunci vadano presi con le molle, tuttavia la notizia appare degna di nota. Come parimenti degna di attenzione è l’intenzione dell’assessore ai Trasporti Ennio Pastoret di trasformare la tratta Aosta-Pré-saint-Didier in tratta di esercizio regionale. Un’operazione che avrebbe anche importanti ricadute urbanistiche sulla città. L’assessore ai Trasporti ha espresso pure l’intenzione di arrivare con la ferrovia fino a Courmayeur. Un investimento da cento milioni. E, molto probabilmente, ipotizzo io, un simile progetto porterebbe alla nascita di una partecipata regionale. Necessaria? Non necessaria? Boh? Si valuterà sul momento. Pastoret, in quanto assessore al turismo, ha anche informato i presenti che sono state presentate proprio questa mattina agli operatori turistici (Aiat e Consorzi) le linee guida per la riforma del turismo). Un documento di vitale importanza per una regione che deve darsi una definitiva strategia sulla materia in un momento in cui la montagna valdostana è da tempo in debito di ossigeno in materia di presenze. Leonardo La Torre ha espresso un concetto a me particolarmente caro, cioè l’importanza del sostegno alle realtà industriali valdostane da tempo radicate sul territorio e che sanno proporsi sui mercati internazionali (vedi intervista a “Détaillants montagnards”) e ha citato Gps, Mdm, Thermoplay, Bertolin, Sea e Cogne. In più La Torre si è posto come obiettivo la definizione di una certificazione energetica valdostano. L’assessore al Bilancio Aurelio Marguerettaz mi è piaciuto quando ha invitato «a criticare ma con l’obiettivo di procedere». E’ quello che vorremmo avvenisse anche attraverso questo blog. Ho ugulamente apprezzato (ma qui usciamo dall'ambito economico) l'annuncio dato dall'Assessore Antonio Fosson di intitolare l'ospedale di Aosta allo scomparso Umberto Parini. Un’ultima annotazione. Il dizionarietto della Regione è in sé una pubblicazione agile e di interessante lettura (oltre che di impeccabile qualità di stampa), tuttavia confesso di avere un po’ di nostalgia per il rapporto degli anni passati che sicuramente aveva molti limiti, ma permetteva un facile confronto con quelli precedenti e soprattutto, seguendo la strutturazione della macchina amministrativa, era un utile strumento di lavoro per comprenderne i funzionamenti e capire da chi poter raccogliere certe informazioni. Nulla da obiettare sulla necessità di fare squadra e di lavorare per dossier, evidenziati dal Presidente Caveri, ma se si riuscisse in qualche maniera a recuperare questa dimensione di confronto tra un anno e l'altro sarebbe per me, operatore dell'informazione, cosa alquanto utile e gradita.

21 dicembre 2007

Il rapporto Inail 2003-2006 sugli incidenti sul lavoro e sulle malattie professionali - 2


Approfondimento sulla gravità degli infortuni
Il settore in cui la prognosi media iniziale più elevata è stato nel 2006 quello dell’Agricoltura, seguito dai Trasporti. In generale la prognosi media iniziale nel 2006 è stata di 15,1 giorni, confermando i valori dell’anno precedente (-0,3% rispetto al 2005). Il Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro, a partire dal 2002, ha iniziato ad evidenziare gli infortuni sul lavoro legati sia agli incidenti stradali che coinvolgono lavoratori per i quali il viaggiare è attività professionale e la circolazione su strada è “luogo di lavoro”, sia agli infortuni definiti “in itinere”, che occorrono al lavoratore durante il percorso per o dal luogo di lavoro. In effetti, si tratta di eventi che non sono fra i più frequenti, ma con tendenza all’aumento e che hanno, in genere, periodi di prognosi non brevi. (…) particolarmente interessante è il fatto che queste particolari tipologie di infortuni abbiano un peso rilevante nella Pubblica Amministrazione e nella Sanità, rispetto al valore complessivo di tutte le altre cause di infortunio, ma soprattutto sono due le caratteristiche da evidenziare:
1. la prognosi media sempre più elevata rispetto alle altre cause di infortunio;
2. una distribuzione fra i settori molto diversificata fra infortuni in itinere e stradali, probabilmente condizionata
dal limitato numero di eventi a livello di settore.

Altro aspetto, che può essere messo in evidenza utilizzando i dati di fonte USL, è la ricerca di un possibile collegamento fra età dei lavoratori e infortuni: Le informazioni raccolte mettono in luce la situazione preoccupante dei lavoratori anziani maggiormente coinvolti in infortuni con prognosi superiore ai 40 giorni. La tendenza è simile fra uomini e donne. Il numero dei lavoratori anziani coinvolti in infortuni di maggiore gravità non ha un valore assoluto elevato, ma è preoccupante sia per l’andamento superiore alla media, sia per la rilevanza sociale del fenomeno, che coinvolge e danneggia lavoratori vicini al termine della loro carriera lavorativa. Come sempre molto significativo è l’approfondimento degli eventi infortunistici con prognosi definitiva superiore ai 40 giorni sia per la gravità dell’infortunio stesso, sia perché è stato analizzato il fenomeno nella sua manifestazione reale.
In linea con il dato 2005, il numero di infortuni gravi (in valore assoluto) ha subito un aumento del 1,1%. Rapportando il dato con il numero totale degli infortuni, però, possiamo mettere in evidenza come nel 2005 l’11,2% degli infortuni fosse grave; nel 2006 questo rapporto è del 11,6%, mettendo in evidenza una sostanziale stabilità nelle conseguenze degli infortuni.
Una nota di particolare interesse è il mantenimento di un numero di infortuni gravi nell’Edilizia in valore assoluto (da 63 del 2005 a 61 del 2006 rispetto al picco di 98 nel 2004). Un altro aspetto merita di essere sottolineato: l’andamento della prognosi degli infortuni gravi non è molto differenziato, infatti sia gli infortuni stradali, sia gli infortuni in itinere, sia quelli dovuti ad altre cause hanno durate vicine alla durata media. Sono state raccolte informazioni anche sulle possibili cause dell’evento ed inoltre, essendo il dato riferito ad azienda e lavoratore, è stato possibile effettuare la ripartizione per settore produttivo.
Si tratta di una rilevazione particolarmente utile perché si riferisce all’evento nella sua evoluzione reale, l’idea che il peso degli infortuni gravi sia sottostimato spinge ad aumentare gli sforzi per migliorare la conoscenza del fenomeno degli infortuni sul lavoro.
Analizzando in dettaglio gli eventi infortunistici più gravi, vale a dire con prognosi definitiva di almeno 40 giorni si è cercato di individuare i principali elementi di criticità.
Tra le cause di infortunio più frequenti nel periodo considerato, 2003-2006, sono state:
- Caduta in piano;
- Caduta dall’alto;
- Incidente stradale;
- Schiacciamento a causa di martelli, mazzette o parti meccaniche. Il confronto con l’andamento nel quadriennio mostra come la caduta in piano sia la causa costantemente più frequente di infortunio grave, in pratica è una conferma di una tendenza già evidente nel passato. Si tratta di un elemento da valutare per eventuali interventi di prevenzione.
Per l’anno 2006 si segnalano tendenze contrastanti, in particolare il calo degli infortuni gravi in valore assoluto è rilevante -27%, mentre per contrasto è aumentata la durata delle prognosi passate dalle 64,7 giornate del 2005 alle 71,3 giornate del 2006 con un aumento percentuale pari al +10,2%.

Spunti di riflessione - 4

Cambia il modo di fare comunicazione, ma cambia pure il modo di fare promozione. Ecco due news sul mondo della multimedialità in salsa valdostana. Agli amici di Aostasera.it anche un bell’in bocca a lupo per questa loro nuova avvincente avventura.



Evviva Aostasera.it !
Da giovedì 20 dicembre (cioè ieri) è on line un nuovo quotidiano digitale: http://www.aostasera.it/ Il giornale on line si occuperà di cronaca, politica, economia e società in Valle d’Aosta dando spazio anche a notizie di rilevanza nazionale. Edito da PiùPress società cooperativa, aostasera.it è un portale informativo che ha investito fortemente nelle nuove tecnologie e nei nuovi linguaggi della rete per offrire a tutti i navigatori un’informazione gratuita e veloce. Ieri mattina è sato presentato agli operatori dell’informazione durante una conferenza stampa fissata nella sala conferenze del CSV della Valle d’Aosta. Sono intervenuti Luca Lorenzetti, presidente dell’ANSO (Associazione Nazionale Stampa on line), Betto Liberati, responsabile della progettazione del sito per Astrelia srl, Domenico Albiero, presidente di Piùpress, società cooperativa, Nathalie Grange, direttore responsabile di aostasera.it, Giorgio Macchiavello, presidente dell’Associazione stampa Valdostana e Daniele Mammoliti in rappresentanza di Claudio Laugeri, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta. Il prodotto mi pare di grande interesse anche se ci tengo ad avvisare chi legge che il mio giudizio è inevitabilmente partigiano in quanto conosco molto bene il gruppo Piùpress (oltre ad Albiero e Grange non dimentichiamo Moreno Vignolini e Slvia Savoye) tant’è vero che ai più attenti non sarà sfuggito il link del mio blog sul loro sito. Tuttavia, come è stato detto da molti relatori, l’iniziativa nasce con lo spirito giusto e soprattutto nel pieno rispetto delle regole deontologiche e professionali che di questi tempi (soprattutto nell’on-line) talvolta appaiono un optional. Ho apprezzato soprattutto l’intenzione di sfruttare completamente le potenzialità dell’on line (con rss, riportati anche su questo blog, filmati multimediali e una curiosissima photogallery di Francisco De Souza). Sono anche particolarmente entusiasta della grafica, indubbiamente di qualità. Ancora in bocca al lupo.

Grande successo per l'iniziativa Vodafone
«Ti guidiamo trai i sentieri della Valle d'Aosta passo per passo»
Millecentosessanta! E’ il numero di richieste pervenute a Vodafone Italia da parte di turisti e residenti che, nel periodo estivo e autunnale, hanno chiesto di essere guidati tramite MMS tra i sentieri della Valle d’Aosta. L’iniziativa è stata il frutto di un accordo tra Vodafone Italia e l’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali Regione Valle d’Aosta.
Il servizio, dedicato a tutti indipendentemente dal gestore utilizzato, consentiva di inviare un SMS con il nome del comune valdostano in cui ci si trovava e di ricevere in risposta, tramite MMS, l’elenco di tutte l’escursioni da fare in giornata nell’area prescelta. Inviando un secondo SMS con il codice del sentiero che si desiderava intraprendere, si riceveva un MMS con tutte le indicazioni utili per percorrerlo, oltre ad essere informati su eventi e manifestazioni in corso nella zona. “Per la seconda volta in due anni - dichiara Giovanni Strocchi, Direttore Regione Nord Ovest Vodafone Italia - abbiamo trovato nella Regione Valle d’Aosta un partner capace di rispondere con entusiasmo e curiosità alla nostra volontà di sperimentare servizi utili, che offrano un modo facile e diretto per comunicare ai cittadini. Naturalmente auspichiamo che questa fertile collaborazione continui».
Vodafone Italia, infatti, aveva realizzato nell’estate precedente, sempre in collaborazione con la Regione Valle d’Aosta, Assessorato al Turismo, il concorso MMS “Scatta e Vinci”, che premiava l’invio di foto delle bellezze della Valle d’Aosta realizzate col telefonino. Anche in quella occasione furono oltre 1000 gli MMS inviati.

20 dicembre 2007

Il rapporto Inail 2003-2006 sugli incidenti sul lavoro e sulle malattie professionali - 1


Sul tema degli incidenti sul lavoro avevamo avviato nei giorni scorsi la proposta di un dibattito. Ora abbiamo l’occasione di offrire alcuni dati diffusi la scorsa settimana dal Comitato regionale di coordinamento in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Il Comitato ha presentato nei la relazione sulle caratteristiche degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali nella Regione Autonoma Valle d’Aosta 2003/2006. Proponiamo, suddivisi in quattro puntate, ai lettori del nostro blog, alcuni stralci della relazione (48 pagine con tantissime tabelle).

Le linee di tendenza generali nel periodo 2003/2006
Gli elementi più rilevanti che emergono da una prima analisi dei dati possono riassumersi in tre punti:
- Un dato percentuale totale di infortuni sul numero di occupati in calo, con una diminuzione dal 4,3% del 2005
al 4,2% del 2006; questo dato si traduce in un decremento di -2% nel numero assoluto degli infortuni (da 2377 a 2331), suddiviso in un -6,2% per gli uomini e un +12,7% per le donne; il dato del 2006 è inoltre il più basso nel numero assoluto nel quadriennio considerato, ma è il più alto in termine assoluto per le donne;
- Un numero di infortuni, in valore assoluto, è il più basso dal 2001; questo dato positivo deve essere comunque valutato nella prospettiva anche di un aumento degli occupati in Valle d’Aosta rispetto al 2005: secondo le stime ISTAT la forza lavoro ha riscontrato un aumento del 1,4%;
- Un numero di infortuni gravi, in valore assoluto in leggero aumento rispetto al 2005 (+1,1%), in questo caso il segno positivo è sfavorevole, anche se questo dato può comunque essere interpretato come un “rientro” dell’anomalia del 2004, nel quale si era verificato un forte incremento e un riallineamento ai valori medi.
Le informazioni relative agli infortuni che colpiscono personale femminile mostrano un comportamento tendenziale nel medio periodo simile agli infortuni totali, con la caratteristica di avere valori sia in valore assoluto, sia nel rapporto infortuni/occupati, decisamente più bassi rispetto alla componente maschile. Questo aspetto è certamente influenzato dal differente livello dell’occupazione femminile e dalla diversa presenza femminile nei settori produttivi. Come valutazione di tipo generale, in prima approssimazione, si può stimare il seguente rapporto: per ogni donna che subisce un infortunio, quasi 3 infortuni colpiscono personale maschile.
I settori produttivi che ad una prima lettura evidenziano situazioni di maggiore criticità sono: l’Industria dei metalli, l’Edilizia, l’Agricoltura e la Forestazione, anche se con andamenti differenziati nei quattro anni presi in considerazione, ritorna a crescere nel 2006 il settore Trasporti riportando il valore percentuale del 2005 dal 4,9% al 5,9% del 2006.

Dopo aver visto nel 2005 scendere per la prima volta le percentuali di infortuni nei settori dell’Agricoltura e l’Edilizia al di sotto della soglia del 10%, oltre a questa conferma nel 2006 si assiste ad un ulteriore abbassamento raggiungendo rispettivamente i valori dell’8,3% e del 7,4%. L’Industria dei metalli resta il settore più critico, mentre rientra l’anomalia del settore Trasporti del 2004. Considerando le tendenze dell’ultimo quinquennio, i dati più rilevanti sembrano essere la tendenza alla diminuzione nel settore dell’Edilizia e ancor un più notevole calo del settore della Forestazione che scendendo al 6% raggiunge il valore più basso degli ultimi 10 anni, mentre si registra una tendenza al rialzo per quanto concerne l’Industria dei metalli. (…) Sul totale delle imprese coinvolte in infortuni sul lavoro, nel 77% dei casi si è verificato un solo evento, mentre presso il 19% delle aziende si sono verificate da 2 a 5 infortuni e solo presso il restante 4% di aziende si sono verificati più di 5 infortuni nel corso del 2006.
Questo andamento è certamente legato alle caratteristiche del tessuto produttivo regionale, dove prevale la piccola o piccolissima impresa. Una struttura di questo tipo crea difficoltà alle politiche di controllo, inoltre la dispersione fra aziende piccole e distribuite sul territorio rende necessaria l’impostazione di politiche di informazione e di prevenzione complesse e diffuse per poter essere incisive. In particolare il confronto a livello dei settori mostra la tendenza di alcuni settori a registrare una pluralità di infortuni presso la stessa azienda superiore alla percentuale regionale, in dettaglio i settori maggiormente coinvolti sono l’Industria dei metalli, la Pubblica Amministrazione e la Sanità; (…) Per l’Edilizia si segnala una percentuale di imprese coinvolte in infortuni pari al 31,3% del totale generale delle imprese con infortuni, che è più elevata rispetto alla percentuale delle imprese del settore, che è pari al 21,2% delle imprese iscritte al Registro Imprese e che anche più elevata della percentuale di infortuni avvenuti nel settore che è il 22,2% del totale degli infortuni verificatisi nel 2006. Un’altra conferma viene dalla situazione dell’Industria dei metalli, caratterizzata dalla presenza della grande industria, in questo settore si verificano eventi infortunistici sopra al livello medio sia per azienda sia per occupati.In particolare il settore Altre industrie, i Trasporti e la Pubblica Amministrazione segnalano una tendenza simile, anche se con un’intensità inferiore rispetto all’Industria dei metalli e all’Edilizia e per motivi legati principalmente alle dimensioni medie delle imprese del settore.

19 dicembre 2007

Nuovo sondaggio: come ha operato la Giunta Caveri sul fronte dell'economia?

Si è appena concluso il nostro primo sondaggio dove 28 votanti su 89 (pari al 31% del nostro mini-campione) hanno indicato le energie rinnovabili come il settore industriale dove la Valle d’Aosta può avere le maggiori opportunità nel prossimo decennio. Più staccato l’agroalimentare con 21 voti (23%), l’Ict con 18 (18%), la Sicurezza del territorio con 12 (13%) e la microelettronica con 10 (11%). Alcuni dei nostri lettori credono dunque che il futuro industriale della nostra regione stia nell’energia pulita ritenuta più compatibile con il nostro territorio. Come sempre raccogliamo commenti sul risultato ottenuto. E' sufficiente cliccare più sotto dove è scritto "01 la mia opinione sul sondaggio è…". Questa volta ci occupiamo della politica economica dell’attuale giunta regionale guidata da Luciano Caveri. Vi chiediamo di segnalare il settore dove la giunta ha lavorato meglio e quello in cui non ha raggiunto risultati sufficienti. In entrambi i casi sarebbe utile però motivare il voto anche con poche righe. Se le voci non vi soddisfano potete scriverci via mail segnalandoci la vostra preferenza di cui cercheremo di tenere conto nel commento finale almeno dal punto di vista qualitativo. Scrivete dunque a fabfavre@tin.it

Protezione sociale e previdenza complementare territoriale: il ruolo di Fopadiva - 2


Gli interventi legislativi della Regione nell’ambito delle normative nazionali:
- La legge regionale n°27 del 2006 e la legge regionale n° 22 del 1997, nonché ulteriori norme di attuazione dello Statuto Speciale della Valle d’Aosta in materia di previdenza complementare, sono andate ad inserirsi e ad integrarsi all’interno di un quadro di riferimento normativo al livello nazionale in continua e progressiva evoluzione e mutamento, a partire dal 1993 e fino al 2006. Grazie alle iniziative realizzate in Trentino Alto Adige, Veneto e Valle d’Aosta la previdenza complementare territoriale si è, comunque, ricavata e consolidata uno spazio importante e significativo.

Gli interventi operativi della Regione:
Attraverso la “Servizi Previdenziali Valle d’Aosta S.p.a.”, costituita ai sensi delle normative citate, la Regione Valle d’Aosta:- coordina e gestisce le politiche, strategie ed interventi previsti in materia di previdenza complementare a livello territoriale;- mette a disposizione dei fondi pensione territoriali e dei lavoratori e cittadini iscritti a forme di previdenza complementare servizi amministrativi, logistici e di supporto;- garantisce in favore dei lavoratori, dei cittadini e del sistema economico e produttivo a livello regionale informazione e consulenza tecnica finalizzate a sensibilizzare la popolazione relativamente alle problematiche previdenziali e ad incentivare l’adesione ai fondi integrativi.

Il Fondo Pensione territoriale “FOPADIVA”
FOPADIVA è il fondo pensione dedicato a tutti i lavoratori dipendenti operanti nel territorio della Regione Valle d’Aosta.Il Fondo è stato istituito da parte della Regione Vda, degli Enti pubblici regionali, dalle principali associazioni datoriali regionali e dalle organizzazioni sindacali a livello regionale. E’ stato autorizzato all’esercizio dell’attività con delibera della Commissione di vigilanza sui Fondi pensione in data 9 luglio 2003 ed ha avviato la propria piena operatività nel corso del 2004.

Caratteristiche principali:
- Multicategorialità: al Fondo possono aderire i lavoratori appartenenti a tutte le categorie produttive, dipendenti da datori di lavoro privati o pubblici, che operano sul territorio regionale. Relativamente alle contribuzioni versate per ogni categoria produttiva vengono applicate le condizioni stabilite attraverso i relativi accordi e contratti collettivi applicabili.

- Rappresentanza paritetica: sulla base delle disposizioni normative vigenti il Fondo è amministrato da organi composti pariteticamente da rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori (Assemblea dei delegati, Consiglio di Amministrazione).

- I numeri del Fondo: nel corso del 2007 il FOPADIVA ha superato il numero di 6.000 iscritti ed i datori di lavoro, privati e pubblici, interessati sono oltre 320. Il patrimonio del Fondo è attualmente pari a ca. 65 milioni di euro.

- Modalità di gestione delle risorse: attualmente il Fondo ha un’unica linea di investimento di tipo “bilanciato prudente” (20% liquidità, 60% obbligazionario area Euro, 20% azionario area Euro). Nel corso dei prossimi mesi saranno attivate 2 ulteriori linee di investimento: una linea “garantita” (con garanzia di restituzione del capitale ed di un rendimento minimo) ed una linea “dinamica” (con una componente azionaria più elevata).

- Razionalizzazione del sistema: al fine di ricercare migliori efficienze gestionali ed operative nel corso del 2007 è stato realizzata una operazione di fusione attraverso la quale è stato “incorporato” un altro fondo preesistente con ca. 2.500 iscritti.

Le prospettive: sviluppo, sinergie e collaborazione:
Le limitate dimensioni della Regione Valle d’Aosta impongono strategie mirate, sia allo sviluppo e consolidamento dei fondi pensione territoriali, che alla ricerca di indispensabili sinergie e forme di collaborazione con soggetti “esterni”, al fine di poter garantire servizi, strategie gestionali e redditività in linea con i migliori standard di mercato:
- Progressivo sviluppo del FOPADIVA: considerato che i lavoratori dipendenti in Valle d’Aosta ammontano a ca. 35.000, è ragionevole che nel medio termine il Fondo si ponga quale obiettivo un numero di aderenti almeno pari a ca. 20.000 unità.

- Collaborazione ed integrazione con gli altri fondi pensione preesistenti operanti sul territorio.

- Sviluppo di forme di previdenza complementare parallele al FOPADIVA e dedicate alle categorie attualmente non interessate dai fondi territoriali (lavoratori autonomi, lavoratori “atipici”) ed apertura del Fondo ai famigliari a carico dei lavoratori iscritti.

- Gestione in outsourcing dei principali servizi e collaborazione sulle principali problematiche tecniche, normative e finanziarie: in tale ambito si è consolidato un intenso rapporto con il progetto “Pensplan” e l’esperienza maturata in Trentino Alto Adige. A “Pensplan”, tra l’altro, è affidata la gestione del service amministrativo e delle attività di back office titoli, considerato che i sistemi sviluppati si adattano perfettamente alle caratteristiche dei fondi pensione territoriali multicategoriali.

18 dicembre 2007

Viaggio di studio Galgano in Giappone per scoprire i segreti della produttività


Vi propongo una nota, inviata al blog, che ritengo di interesse per chi fa impresa in Valle d’Aosta.

MILANO, 18 dicembre 2007 – Nulla è meglio dell’osservazione diretta dei campioni della produttività. Per questo motivo il Gruppo Galgano, società leader nella consulenza di direzione, organizza il suo prossimo Viaggio di Studio in Giappone, che si svolgerà dal 24 febbraio al 2 marzo 2008, per manager e imprenditori italiani interessati a comprendere meglio il rivoluzionario approccio "Produzione Snella", le modalità con le quali può essere applicato e i risultati straordinari che può produrre. (Per informazioni: Segreteria Galgano Formazione: tel. 02-39605222 –infogf@galganogroup.it).
L’obiettivo del viaggio di studio è, infatti, non solo quello di vedere da vicino le modalità di applicazione dell’approccio "lean", che consente di raddoppiare la produttività in tempi brevi, ma di toccare con mano il suo impatto sulle risorse umane, sull’organizzazione e sull’ambiente di lavoro, scoprendone i mille segreti.
Il viaggio di studio in Giappone, che la Galgano organizza, è una opportunità unica grazie alla collaborazione con la società di consulenza giapponese Shingijutsu Global Consulting. Il viaggio, guidato da un partner Galgano esperto nel campo della Lean e accompagnato da un’interprete italo-giapponese, prevede infatti la visita a realtà di straordinario interesse quali: Toyota Motors, Toyota Kaikan Exhibition Hall e Toyota Museum of Infudtry & Technology, Honda, Yamaha, Denso e altre industrie che hanno raggiunto risultati eccezionali tramite l’applicazione della «Produzione Snella». Aziende che in genere sono molte gelose dei loro sistemi produttivi e che raramente accettano la visita di delegazioni straniere.
«Il viaggio in Giappone della Galgano è stato illuminante perché ci ha fatto capire come si possono superare i problemi di mentalità, che si intravedono nell’analisi di un processo, e per aver dimostrato che si possono raggiungere risultati inimmaginabili. Ci ha permesso di capire che il Sistema Toyota è applicabile alle realtà industriali più diverse. Non abbiamo solo visitato aziende, ma abbiamo visto la realizzazione di un sistema industriale, toccando con mano come si possa essere competitivi in un Paese a parametri economici elevati». Sono solo alcuni dei commenti che i partecipanti delle precedenti edizioni hanno esternato per confermare il valore dell’esperienza fatta, utile per passare dalla teoria ai fatti.
Il Gruppo Galgano, con i suoi 45 anni di esperienza, rappresenta una delle più affermate realtà italiane di consulenza di direzione e formazione manageriale al servizio dell’economia italiana. Da oltre 10 anni, ha sviluppato sul campo un know-how unico sul tema della Lean in grado di combinare concretezza, efficacia e innovazione.

Protezione sociale e previdenza complementare territoriale: il ruolo di Fopadiva - 1


Martedì 11 dicembre, nel corso del Convegno: “Le role croissant des régimes territoriaux et régionaux de protection sociale en Europe” organizzato a Brussels dal Comité des Régions de l’Union Européenne e dall’A.E.I.P., l’Amministratore Delegato della Servizi Previdenziali Valle d’Aosta S.p.a., Dott. Stefano Distilli, ha illustrato l’esperienza e le iniziative della Regione Autonoma Valle d’Aosta e del Fondo territoriale FOPADIVA in materia di previdenza complementare.Il Convegno, infatti, era dedicato all’approfondimento ed al confronto tra i vari regimi di protezione sociale che sono stati sviluppati in ambito territoriale nei vari paesi dell’Unione Europea, con l’obiettivo di sviluppare strategie e sinergie comuni. Su nostra richiesta Distilli ci ha fatto pervenire il testo del suo intervento che pubblichiamo in due puntate. La prima oggi e la seconda domani. Per le aziende che volessero ulteriormente approfondire il tema cliccate sul seguente link dove trovate alcune slides informative per il
settore privato: http://www.fopadiva.it/Pres_Fopadiva_Privato_061113.pdf

Le premesse del Progetto:
Perché sviluppare fondi pensione integrativi in una realtà di così piccole dimensioni ? (Valle d’Aosta ca. 120.000 ab.)

- Lo Statuto Speciale: la Valle d’Aosta, in considerazione delle Sue specificità storiche, gode dal 1948 di un regime di Autonomia Speciale nell’ambito dello Stato italiano sulla base del quale dispone di competenze legislative integrative in materia di previdenza ed assicurazioni sociali;
- Realizzare politiche di welfare in ambito territoriale per fronteggiare adeguatamente le dinamiche demografiche e gli effetti delle revisioni in atto dei sistemi pensionistici, integrate ed in sinergia con quelle assistenziali;

- Offrire strumenti e opportunità più adeguate e flessibili ai lavoratori ed al sistema economico locale: i fondi pensione a carattere nazionale e rivolti a specifiche categorie produttive sviluppatisi in Italia non rappresentano una soluzione del tutto adeguata in una realtà contraddistinta da:
§Una rilevante presenza di dipendenti pubblici regionali (in ambito nazionale la previdenza integrativa per i pubblici non è ancora stata avviata in molti settori);
§Dimensioni aziendali medie molto ridotte in tutti i settori;
§Una rilevante variabilità del posto di lavoro nei settori caratteristici del turismo, commercio, artigianato ed agricoltura;
§Una rilevante presenza di lavoratori stagionali impegnati in più settori produttivi.

- Presenza di fondi pensione “preesistenti” dedicati ai lavoratori pubblici regionali e ad altre categorie da riorganizzare e razionalizzare;

- Mantenere in loco e rafforzare le “responsabilità” relative alla gestione delle masse finanziarie raccolte dai fondi pensione territoriali e delle imposte derivanti dai rendimenti finanziari ottenuti dai fondi stessi;

- Offrire servizi, strutture, consulenza ed assistenza in loco ai lavoratori ed alle imprese, sviluppando competenze e professionalità adeguate.


Gli interventi legislativi della Regione Valle d'Aosta
- La legge regionale n°22 del 1997:la prima fase del progetto – obiettivi:
§Promuovere la nascita e lo sviluppo di fondi pensione integrativi a livello territoriale;
§Supportare l’avviamento ed il funzionamento dei fondi ed offrire servizi di assistenza agli iscritti attraverso apposite misure e strutture;
§Istituire una apposita Società a capitale pubblico, la Servizi Previdenziali Valle d’Aosta S.p.A. per gestire gli interventi e cooordinare politiche e strategie in materia di previdenza complementare.

- La legge regionale n°27 del 2006:
il consolidamento e lo sviluppo del progetto – obiettivi:
§Fornire maggiore sicurezza economica ai cittadini e lavoratori operanti nella regione attraverso l’adesione a fondi pensione integrativi e iniziative assistenziali;
§Supportare i cittadini e lavoratori aderenti ai fondi pensione attraverso adeguati servizi e strutture;
§Prevedere strumenti, forme di sostegno e di tutela della posizione previdenziale in favore dei cittadini e lavoratori per tutelarli nei periodi di difficoltà lavorativa o famigliare.

17 dicembre 2007

A margine del convegno sulla qualità

L'imprenditore Pietro Giorgio, amministratore delegato della Sea, ha tenuto venerdì scorso, presso la Pépinières d'entreprises di Aosta, come rappresentante di Confindustria Valle d'Aosta, un intervento durante il convegno dal titolo “Fare qualità: come ridurre i costi della non qualità nell’industria, nei servizi, nella pubblica amministrazione, in sanità”. Ci sembra interessante riproporlo ai nostri lettori.
L'analisi di Pietro Giorgio
In merito al convegno sul sistema qualità “Toyota” organizzato dalla società Galgano e dall’Assessorato attività produttive della Regione Valle D’Aosta, ho presentato una breve relazione per cercare di “contestualizzare” alcune indicazioni dei successivi relatori, in pratica conoscere il “brodo di coltura” nel quale il sistema economico valdostano si muove.

In sintesi:

· La popolazione residente valdostana negli ultimi anni è cresciuta. Questo grazie ad un apporto di immigrazione nonostante il saldo negativo anagrafico, Ciò implica un’attenzione particolare verso un fenomeno che sta diventando sensibile in valle come in tutta l’Italia, vale a dire la crescita di imprenditorialità giovane proveniente da immigrati

· il numero delle piccole e micro imprese al di sotto dei dieci dipendenti rappresenta oltre il 95% del totale delle circa 13000 imprese attive presenti sul territorio regionale

· negli ultimi anni l’Agricoltura ha perso quasi il 30%d a vantaggio delle Costruzioni e dei Servizi

· il settore dei servizi rappresenta l’80% del valore aggiunto regionale, l’Industria il 14%, l’Agricoltura poco piu dell1%

· il tasso d’innovazione (rapporto tra le spese di R&S rispetto al PIL) è pari a metà del Trentino ed un quarto dell’area Nord Ovest

· le esportazioni verso l’estero sono concentrate quasi al 90% su un unico settore e praticamente su un’unica azienda siderurgica

Gli elementi sopra esposti inducono a dedurre che il tessuto economico regionale è caratterizzato da piccole e piccolissime imprese con scarsa attitudine a crescere e con vocazione locale. L’economia è fortemente terziarizzata e attorno alle poche grandi aziende non si è creato distretto. Inoltre , se si vuole veder il “bicchiere mezzo pieno”, esiste una potenziale crescita nell’innovazione e nelle imprese si incomincia asperimentare concretamente la società multietnica

Se poi si guarda solo al settore industriale si ha la sensazione che l’impresa non risulti al centro delle attenzioni, per l’eccessiva burocrazia nei rapporti con la PA, per l’assegnazione delle risorse, per la scarsa considerazione del sistema formativo in genere e delle stesse famiglie .

Quali allora le riflessioni possibili per un’economia locale più equilibrata e soprattutto con forti valori capaci di affrontare mercati futuri sempre più complessi?

· semplificare, semplificare, semplificare: vale a dire rendere la pubblica Amministrazione capace di erogare servizi in modo “lean” , rimuovendo gli ostacoli e legittimando la funzione sociale dell’impresa

· eccellere nella qualità: le piccole imprese non hanno altro modo per garantirsi il futuro

· cercarsi “oceani blu”: essere competitivi in nicchie di mercato inesplorate attraverso l’innovazione e la creatività

· fare rete: espandersi verso il mercato attraverso partenariati con altre aziende sia pubbliche che private. “Fare rete locale” con le istituzioni, con la scuola, con la formazione, con le famiglie per creare il “ brodo di coltura” adatto alla crescita del senso di “fare impresa”


In Valle D’Aosta si percepiscono alcuni timidi segnali positivi:
- si sta attivando il polo scolastico di Verres con l’insediamento del Politecnico e, si spera, di altre istituzioni dedicate alla ricerca e all’innovazione

- alcune imprese stanno facendo rete per attivare programmi comuni di sviluppo e ricerca industriale

- il sistema legislativo di incentivi sia alla ricerca che, in genere, alle imprese, si sta rinnovando, anche se con alcuni limiti

Sul versante della “semplificazione” buio pesto, anzi ormai sta prendendo piede il controllo di “secondo livello” (si controllano i controllori!!)
Si registrano, inoltre, ancora carenze nella formazione di personale specializzato con titoli scolastici medio-alti, tant’è che è praticamente impossibile assumere personale residente in Valle d’Aosta con laurea nel settore meccanico, elettronico od elettrotecnico.
Le famiglie o, se si vuole, gli stessi ragazzi , preferiscono indirizzarsi verso più “comode” situazioni formative che in futuro, purtroppo provocheranno solo sotto occupazione

Si dice sempre che i “piccoli numeri” della Valle d’Aosta possono essere elemento per, sperimentare, creare, valorizzare esperienze quasi da laboratorio da replicare e da amplificare….si dice, si dice.. ma si stenta a farlo!!

14 dicembre 2007

Spunti di riflessione - 3

Lavorare e vivere in montagna. Svantaggi strutturali e costi aggiuntivi

Oggi Alle ore 17, nella sala Conferenze dell’Opera Mortai, al Forte di Bard, il Presidente della Regione, on. Luciano Caveri, e il Commissario dell’Istituto nazionale della Montagna, (Imont) on. Luigi Olivieri, presentano il libro “Lavorare e vivere in montagna. Svantaggi strutturali e costi aggiuntivi”. Il tema è particolarmente interessante. Fare impresa in Valle d’Aosta (dall’azienda agricola a quella industriale) comporta inevitabilmente di dover far fronte a costi che in pianura sono decisamente più contenuti con il rischio di essere meno competitivi o comunque di vedere i propri margini ridursi eccessivamente.
Attraverso un breve tour su internet ho raccolto alcuni pensieri dell’onorevole che possono essere degli utili antipasti in vista dell’incontro di oggi. Olivieri è convinto che sia necessario «rilanciare un progetto di governance per la montagna, che prenda le mosse dai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione e dalla considerazione che i piccoli Comuni italiani, la maggior parte dei quali di montagna, non sono più in grado di rispondere singolarmente alle richieste dei propri concittadini e di erogare servizi fondamentali sul territorio. Per evitare una sovrapposizione di competenze e rendere efficiente ed economicamente sostenibile la gestione associata dei servizi intercomunali sul territorio montano, è necessario rivedere i rapporti istituzionali e gli equilibri interni al sistema Comuni Comunità montane. Si dovrà prevedere che la Comunità montana sia l'unico strumento associativo dei Comuni montani rivedendone, nel contempo, anche i meccanismi elettivi e di rappresentanza». Olivieri è anche convinto che «il concetto di "montanità" non può più prescindere da un elemento altimetrico coniugato con il grado di accessibilita` dei territori, con gli indici ISTAT di invecchiamento della popolazione, con le condizioni climatiche, con la pendenza delle superfici e con la durata del periodo vegetativo. Questi criteri saranno definiti dalla normativa nazionale, in quanto unificanti e di principio. Potranno essere meglio dettagliati dalle regioni e province autonome di Trento e di Bolzano secondo le loro specificità territoriale. Tutto ciò perché le montagne Alpine sono diverse da quelle Appenniniche e delle Isole. Occorre inoltre togliere dalle aree montane quelle aree che montante non sono perché le risorse sono scarse ed è necessario focalizzare gli interventi e selezionare i beneficiari».
Nel sito dell'Imont ho pure trovato questa presentazione della pubblicazione. Che come sempre propongo ai miei lettori:
Nell’ambito delle scienze economiche, la letteratura scientifica presenta una curiosa lacuna: mancano studi sui sovraccosti della montagna, cioè sui costi aggiuntivi che gravano sulle popolazioni che vivono ed esercitano le loro attività nei territori montani, rispetto a coloro che abitano e operano in pianura.A colmare questo vuoto intende provvedere ora una ricerca, commissionata dalla Presidenza della Regione Valle d’Aosta e condotta da un gruppo di studiosi delle Università della Valle d’Aosta, di Trento e del Molise, che l’IMONT ha voluto valorizzare, pubblicandone i risultati all’interno della propria collana “Quaderni della Montagna”. All’origine dei sovraccosti della montagna ci sono fattori di natura sia fisica sia antropica, esterni al controllo delle singole imprese e delle amministrazioni locali che forniscono servizi: selezionando sette specifici settori d’attività in tre differenti aree montane del Paese, lo studio verifica l’esistenza effettiva dei differenziali di costo e ne individua le determinanti, misurandone l’incidenza. I casi studio oggetto dell’indagine (la produzione di latte, la depurazione delle acque, la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la distribuzione del gas, il trasporto pubblico locale, i servizi sanitari, la distribuzione commerciale al dettaglio) sono stati selezionati tra i settori più sensibili al condizionamento ambientale della montagna; delle tre aree oggetto della ricerca – la Valle d’Aosta, il Molise e la provincia di Trento – vengono analizzati a fondo i sistemi territoriali, dai quali emergono realtà profondamente differenti, con specificità e articolazioni interne proprie di ciascuna area. “Questa ricerca – dice Luigi Olivieri, commissario straordinario dell’IMONT - non solo fa fronte alle lacune della letteratura scientifica in merito, ma costituisce un ulteriore tassello nella costruzione di una rigorosa base tecnico-scientifica, necessaria per promuovere una nuova politica per le zone montane, che faccia fronte realmente ai bisogni e alle esigenze delle popolazioni di tali aree”.
I tre autori del libro sono: Giovanni Cannata è professore ordinario di Economia e Politica Agraria presso la Facoltà di Economia e Rettore dell’Università degli Studi del Molise. È Presidente della Società Italiana di Economia Agraria (SIDEA). Giuseppe Folloni è professore straordinario di Economia Applicata presso l’Università degli Studi di Trento. Fa parte del Comitato direttivo della School on Local Development ed è membro del Group of Research and Analysis on Development (GRADE) dello stesso ateneo. Gianluigi Gorla è professore ordinario di Economia Urbana e Regionale presso l’Università della Valle d’Aosta e attualmente è presidente dell’Associazione Italiana di Scienze regionali (AISRe).

Boom dell’export in Vallée
Tra gennaio e settembre, secondo l’Istat, la Valle d’Aosta ha fatto registrare un +66,9% nell’esportazioni (da 405 a 675 milioni di euro, cioè dallo 0,2 allo 0,3% dell’export complessivo nazionale). Un risultato che sicuramente fa morale su cui però, visti i piccoli numeri valdostani, pesa sicuramente in maniera consistente il buon andamento della Cogne. Si legge infatti nella nota Istat «Nei primi nove mesi del 2007, nell’ambito delle esportazioni dell’Italia nordoccidentale (più 10,6 per cento) la Valle d’Aosta e la Liguria hanno registrato i più elevati incrementi (rispettivamente più 66,9 e più 14,1 per cento). Le esportazioni della Valle d’Aosta sono dovute soprattutto alle vendite del settore metalmeccanico, caratterizzate dai metalli e prodotti in metallo, dalle macchine e apparecchi meccanici, dai mezzi di trasporto e dai prodotti alimentari. Le vendite della Liguria (più 14,1 per cento) sono derivate soprattutto dalle cessioni dei prodotti del settore metalmeccanico, in particolare dei mezzi di trasporto e dei prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali. Le esportazioni della Lombardia (più 11,3 per cento), hanno riguardato in particolare il settore metalmeccanico, compresi i mezzi di trasporto, i prodotti chimici, il tessile e cuoio. Le vendite del Piemonte (più 7,6 per cento) sono dovute in particolare ai metalli e prodotti in metallo, alle macchine e apparecchi meccanici, ai mezzi di trasporto, ai prodotti agroalimentari e agli articoli in gomma e materie plastiche».

13 dicembre 2007

Musumeci: valorizzare l'atout della francofonia


L’editore Paolo Musumeci é stato recentemente nominato Amministratore Delegato di PCL
Holding SA, importante gruppo grafico della Svizzera Romanda all’interno del quale due anni fa’ era entrata la Musumeci spa di Quart. «Con questa operazione – aveva spiegato Musumeci – diamo un nuovo futuro all’azienda passando da un assetto societario a carattere famigliare,
non più adatto alle attuali caratteristiche del mercato, come rilevato anche da diversi studi, ad una dimensione di respiro internazionale grazie alla quale apriremo una nuova fase di sviluppo della Musumeci sul mercato europeo
». Musumeci era entrato, attraverso un’operazione di concambio di azioni, a far parte del Consiglio di amministrazione della holding elvetica in qualità di secondo socio, preceduto soltanto dalla fondazione Sandoz, che controlla il pacchetto di maggioranza del Gruppo.
Il Gruppo, fondato nel 1930, è attualmente presieduto dall’avvocato François Carrard, che vanta un illustre passato all’interno del Comitato internazionale olimpico e dopo l’entrata della Musumeci presenta un fatturato di 31 milioni di franchi svizzeri e 160 dipendenti. Musumeci è stato così di parola permettendo alla sua azienda di affacciarsi da protagonista sul mercato continentale.
«Credo che sia evidente come la mia nomina alla guida del Gruppo – prosegue l’imprenditore – dimostri concretamente che non si è trattato di una mera operazione finanziaria, ma di un passaggio necessario per un progetto industriale di grande respiro ». «Spesso – prosegue
Musumeci - gli imprenditori sono stati criticati di attendere l’intervento della pubblica amministrazione come unica panacea. Io credo che i reciproci ruoli siano chiaramente definiti. Come imprenditori dobbiamo essere pronti a cogliere le evoluzioni del mercato, a cercare
nuove soluzioni per dare un futuro alla nostra azienda; mentre alla pubblica amministrazione
spetta di creare un territorio attrattivo per gli investimenti e favorevole a chi già fa industria nella nostra regione, spetta dare a questa Regione una politica industriale
».
Musumeci affronta il suo nuovo incarico con una mission perfettamente definita. «Gli azionisti – sottolinea Musumeci – hanno chiaramente indicato la loro volontà che il gruppo si affermi
quale attore centrale dell’industria grafica in Svizzera ed in Europa, consolidando le sue competenze sui mercati specifici del libro e delle edizioni d’arte. In particolare mi è stato affidato il compito di compito di realizzare una nuova e più incisiva strategia di sviluppo, caratterizzata da una cultura di gruppo che miri a rinforzare le sinergie e le complementarietà tra le diverse filiali: PCL Presses Centrales SA, Imprivite SA, Imprimerie Cornaz SA, Imprimerie Vaudoise SA e Musumeci Spa
».
Musumeci ricoprirà anche l’incarico di amministratore delegato e direttore della Pcl Presses Centrales, rimanendo ovviamente contemporaneamente ad della Musumeci spa con i suoi 43 dipendenti e i 6,2 milioni di fatturato. «La mia vicenda si fonda su tre pilastri: il primo – osserva Musumeci che ricopre anche l’incarico di Presidente regionale della Piccola impresa – è la consapevolezza che si può affrontare un mercato maturo o comunque una congiuntura negativa puntando sull’aggregazione tra aziende, il secondo è l’atout della francofonia, il terzo, infine, è la necessità di ragionare anche al di fuori dei tradizionali canoni dell’impresa familiare, a prescindere dalla proprietà, arrivando addirittura a rilanciarsi in un ruolo di tipo più manageriale».
Per il futuro sembra un po’ delinearsi il sogno di Musumeci di dare vita in Valle d’Aosta ad un polo grafico di eccellenza che utilizzi il bilinguismo come un atout commerciale per proporsi ai mercati svizzero e francese. L’idea piace e affascina ma Musumeci preferisce prudentemente evitare annunci troppo prematuri e che per ora possono rischiare di limitarsi a pure dichiarazioni di intenti. Di certo nel futuro della Pcl c’è l’intenzione grazie ad un cash flow corposo di acquisire nuove aziende funzionali all’attuale asset del gruppo.
Tuttavia i nuovi scenari non impediscono a Paolo Musumeci di guardare alle radici di un’azienda nata nel 1837 con il nome di «Imprimerie Lyboz» e poi divenuta nel 1962 Industrie Grafiche Musumeci, sotto la guida attenta del padre Sergio, una storia lunga costellata spesso da scelte innovative e controcorrente, alla ricerca sapiente dell’onda più alta. «In questo momento – conclude Paolo Musumeci – il mio pensiero va proprio a mio padre che è stato il mio grande maestro, con la sua enorme voglia di fare e il suo carattere forte, e a mia madre. A loro sono riconoscente per i valori che mi hanno trasmesso e che io spero di trasmettere a mia volta alle mie figlie». (pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 4 Ottobre)
 

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