29 marzo 2009

La sfida dell'Africa



Anche questa settimana vi propongo il fondo che ho pubblicato sul Corriere della Valle.

«Guardate al futuro con speranza, confidate nelle promesse di Dio e vivete nella sua verità»: sono le tre consegne che il Papa ha rivolto all’intero popolo dell’Angola e dell’Africa del Sud, nella messa con i vescovi dell’Interregional Meeting of Bishops of Southern Africa, per costruire «qualcosa destinato a perdurare » e lasciare «alle generazioni future un’eredità durevole di riconciliazione, di giustizia e di pace».
Una terra dove la speranza cresce se pensiamo che in un secolo i cattolici nel continente africano sono passati da 2 a 160 milioni. Negli ultimi anni i battezzati sono cresciuti al ritmo del 3,1 % contro un aumento della popolazione del 2,5. Numeri che ovviamente non possono essere disgiunti da tutti gli indici che tradizionalmente ci descrivono la qualità di una vita e rispetto ai quali l’Africa presenta ancora ritardi abissali.

Tuttavia – e questo ce lo raccontano settimanalmente i nostri missionari - le comunità cattoliche sono un sostegno al progresso di queste popolazioni. Educano alla pace, alla famiglia, operano per l'istruzione con scuole e università. Sono presenti con opere sociali di ogni genere. Curano i malati, insegnano a coltivare la terra, preparano ai mestieri.

Un continente che ha bisogno della cultura della pace quasi quanto dell’acqua e del cibo.

«I conflitti locali o regionali, i massacri e i genocidi che si sviluppano nel Continente – ha detto il Papa - devono interpellarci in modo tutto particolare: se è vero che in Gesù Cristo noi apparteniamo alla stessa famiglia». Un’appartenenza in base alla quale «non dovrebbero dunque più esserci odio, ingiustizie, guerre tra fratelli». Il Papa ha ricordato l'appello del card. Bernardin Gantin, per «una Teologia della Fraternità, come risposta al richiamo pressante dei poveri e dei più piccoli» e ha invitato i vescovi a realizzare «un'opzione preferenziale per i poveri». «Essa - ha concluso - manifesta così che la situazione di disumanizzazione e di oppressione che affligge i popoli africani non è irreversibile; al contrario, essa pone ciascuno di fronte ad una sfida, quella della conversione, della santità e dell'integrità» (Pubblicato sul Corriere della Valle del 26 marzo 2009)

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