28 febbraio 2009

Accordo Unicredit-Confidi istruzioni per l'uso: e Jacquin disse «viva le banche...»

«La prima cosa che mi viene da dire è viva le banche». Federico Jacquin ha esordito così in occasione della firma dell’accordo tra UniCredit Banca e UniCredit Corporate Banking da un lato e Confidi Industriali Valle d'Aosta dall'altro, che ha reso immediatamente disponibili oltre 8 milioni di euro per dare ossigeno alle piccole e medie imprese della Valle d'Aosta in questa fase congiunturale. L'accordo è stato firmato venerdì mattina, poco dopo le 10, ad Aosta, nella sede di Confindustria, da Monica Cellerino, Direttore Commerciale Piemonte Nord di UniCredit Banca, da Corrado Piazzalunga, Direttore Regionale UniCredit Corporate Banking e dal già citato Jacquin, Presidente di Confidi Industriali Valle d'Aosta.

Più onestà intellettuale
Sarebbe scorretto non aggiungere come dal Presidente del Confidi sia arrivato anche il richiamo a tutti i soggetti (politici e istituti di credito) coinvolti nella crisi economica ad una maggior «onestà intellettuale», atteggiamento basilare per vincere una crisi. «Se operiamo in armonia la crisi è già superata» ha aggiunto Jacquin. E infine ha poi coinvolto tutti i presenti (giornalisti compresi) ad una verifica, fra due mesi, del lavoro svolto.

Che cosa prevede l'accordo
L'accordo concretamente permette di rendere disponibili i finanziamenti previsti nell'ambito del progetto «Impresa Italia», l'iniziativa di supporto del mondo produttivo varata da UniCredit Group, che ha messo a disposizione delle piccole e medie imprese italiane 5 miliardi di euro da destinare nei prossimi 18 mesi allo sviluppo e al sostegno del tessuto imprenditoriale locale. La quota destinata alle Pmi valdostane è di oltre 8 milioni di euro.

Dove bisogna rivolgersi
Da venerdì, quindi, le imprese iscritte ai Consorzi fidi aderenti al progetto «Impresa Italia» (260 sono gli iscritti al Confidi industriali) possono rivolgersi presso le strutture del Gruppo UniCredit presenti su tutto il territorio della Valle d'Aosta per ricevere le informazioni necessarie e ottenere i finanziamenti: 19 Agenzie, due Centri Piccole Imprese e un Centro Sviluppo di UniCredit Banca, oltre ad una Filiale di UniCredit Corporate Banking dedicata alle piccole e medie imprese. Nei prossimi giorni saranno siglati anche altri due accordi (Commercio e Valfidi) e sarà reso noto l’ammontare delle risorse disponibili. In questa maniera saranno oltre 6000 le aziende che potranno beneficiare dell’operazione lanciata da Unicredit

Una logica di sistema
«L'accordo raggiunto – si legge in una nota diffusa dall’istituto di credito - è stato possibile grazie al virtuoso sistema di relazione del gruppo bancario con le Associazioni di categoria e i Confidi, che ha portato ad agire secondo una logica di sistema che ha consentito di mobilitare risorse importanti anche in una situazione congiunturale difficile. Dal 2006 ad oggi, UniCredit ha potuto erogare, per il solo tramite dei Confidi, oltre 3 miliardi di euro a circa 65.000 piccole imprese». Non va comunque dimenticato che il Gruppo attualmente sul territorio regionale effettua erogazioni per un valore complessivo di 140 milioni.

Tra le finalità dei finanziamenti previste nell'accordo si segnalano:
- sostegno degli investimenti produttivi (tra i quali il risparmio energetico)
- miglioramento della struttura finanziaria delle imprese attraverso interventi finalizzati al riequilibrio finanziario aziendale
- rafforzamento della gestione del circolante a fronte dell'allungamento dei tempi di incasso
- miglioramento della struttura patrimoniale con interventi finanziari ad hoc.

L'accordo sarà valido sino al 30 giugno 2010.

Per contatti e informazioni:

UniCredit Banca
Paola Chiarelli cell. 335 6775350
Francesco Squitieri cell. 335 5494594

UniCredit Corporate Banking
Michele Velo cell. 335 1211604
Giulio Fiorito tel. 045 8081194

UniCredit Private Banking
Andrea Ranghieri cell. 335 6090179

SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali
Silvia Mattana cell. 339 2354226

Confidi Industriali Valle d'Aosta
Segreteria tel. 0165 548588

Imprenditorialità innovativa e contesto territoriale

Seconda parte dell'intervento tenuto dal professor Federico Visconti in occasione dell'inaugurazione dell'Anno accademico. La prima è stata pubblicata ieri. Domani la terza ed ultima parte.

Alla luce di quanto osservato, si può correre un rischio, se non addirittura cadere in una facile tentazione. Quella di concludere che il problema dell’imprenditorialità innovativa sorge, si affronta e si risolve dentro i confini dell’impresa, alla scrivania del suo management. Così non è, per tante e ovvie ragioni. Una su tutte: le profonde interazioni che l’impresa esprime con il territorio in cui è insediata (Porter, 2000).

Qualche esempio al riguardo.
Si pensi agli elementi distintivi dei distretti industriali: molte imprese, di piccole e medie dimensioni, specializzate per fasi produttive e coinvolte con ruoli e modalità differenti nella realizzazione di prodotti appartenenti ad una determinata categoria merceologica (Becattini, 1989). Le relazioni sistemiche che legano le imprese e le logiche di cooperazione, di emulazione, di competizione che sono alla base dei loro rapporti non possono essere compiutamente comprese se si prescinde dalla storia e dai valori del contesto locale.

Si pensi, ancora, alla competitività delle destinazioni turistiche, dove il confronto concorrenziale ruota attorno ad un pacchetto d’offerta che è il risultato dell’azione di numerosi attori e che deve apparire al mercato integrato, coerente ed attrattivo (Tripodi, 2008). Non c’è solo, al loro interno, un problema di management delle singole strutture; c’è anche, e forse soprattutto, un problema di destination management.

Si rifletta sull’interazione che si sviluppa tra territorio e imprese di grandi dimensioni. Le dinamiche possono essere diverse: l’impresa cresce fisiologicamente all’interno di un contesto caratterizzato da una propria e diffusa vitalità imprenditoriale oppure si insedia dall’esterno allo scopo di rilanciare un’economia in progressivo logoramento se non di vivificare un’area imprenditorialmente sterile, assurgendo al tanto discusso modello delle «cattedrali nel deserto».
In alcuni casi l’interazione funziona, alimentando posti di lavoro, sviluppando competenze distintive, generando relazioni forti e sperimentando forme innovative di welfare occupazionale. In altri casi, si rivela opportunistica, asfittica, di corto respiro. Quel che è certo, è che l’interazione esiste ed è a due vie.

Si considerino, da ultimo, quei contesti la cui economia non manifesta una specifica vocazione imprenditoriale ma si caratterizza per articolati e diversificati subsistemi di relazioni, per originali esperienze cooperative e consortili, per importanti progetti di innovazione che coinvolgono attori di varia natura, pubblica e privata. Ancora una volta, è difficile conoscere l’impresa e riflettere sulle sue condizioni di sviluppo se si prescinde dal suo habitat di riferimento.

Non è questa la sede per approfondire i caratteri strutturali dei contesti citati, per legittimarne l’evoluzione storica, per teorizzarne le condizioni di successo o le determinanti della crisi.
Contesti territoriali troppo diversi, modelli economici troppo diversi, fasi storiche troppo diverse.

L'interazione con il contesto locale
Tanta eterogeneità, un punto fermo: l’impresa vive in stretta interazione con il contesto locale; ad esso offre opportunità di lavoro e di crescita; con esso si confronta sul piano culturale e valoriale; da esso attinge risorse, riceve stimoli e subisce condizionamenti; con esso alimenta processi virtuosi o viziosi di influenza e di apprendimento (Pfeffer, Salancik, 1978).

Se questo è vero, non è difficile giungere ad alcune ipotesi-forti: le capacità di innovazione e di trasformazione di un sistema economico non dipendono solo dalle imprese; il circuito della imprenditorialità innovativa è sostenuto da più variabili, non esclusivamente aziendali; la continuità di sviluppo di un territorio impone visioni e comportamenti sinergici tra più attori, interconnessioni forti a più livelli.

Il legame c’è ed è forte, di mutua dipendenza, di reciproco «nutrimento».
Il problema è farlo funzionare al meglio, con un gioco a somma maggiore di zero, all’interno di una spirale virtuosa. Sono queste le tipiche situazioni in cui le aspettative nei confronti degli studiosi salgono, alla ricerca di soluzioni taumaturgiche che finirebbero per banalizzare una realtà i cui elementi costitutivi scontano decenni se non secoli di storia; valori, usi e costumi consolidati; situazioni economiche (settoriali e dimensionali) articolate e complesse; pressioni al cambiamento più o meno forti; modelli di interazione tra i diversi attori più o meno in equilibrio.

Detto in tutta franchezza: una «ricetta» non esiste. Esistono invece delle linee-guida, o, se si vuole, dei principi forti che possono fluidificare i circuiti di interazione tra imprese e contesto locale. (Continua e si conclude domani)

27 febbraio 2009

Messaggi in bottiglia - 42: Ballarò? Nulla di nuovo

Molto si discute nei blog e sui giornali della puntata di Ballarò sulle regioni a Statuto speciale e sulle dichiarazioni del ministro Calderoli. Ricordo che questo blog avviò un dibattito sul federalismo fiscale già in tempi non sospetti. E molte delle riflessioni di allora sono tuttora valide. Mi limito ad aggiungere che - anche se posso comprendere che il Presidente della Giunta voglia prendere in considerazioni soltanto i fatti - il panorama politico è chiaramente mutato e, molto probabilmente, anche le condizioni economiche in cui si muove attualmente lo Stato italiano. Tutto questo dovrebbe spingere la politica valdostana a prendere in considerazione nuovi scenari e, quasi sicuramente, ad una nuova declinazione dello Statuto. Commenti, suggerimenti e contributi sono, come sempre, bene accetti.

L'imprenditorialità innovativa

Ho chiesto al Prof. Federico Visconti, Preside della Facoltà di Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale dell’Università della Valle d’Aosta, di poter pubblicare il testo della prolusione da lui tenuta mercoledì scorso in occasione dell'inaugurazione dell'Anno accademico dal titolo «Imprenditorialità e managerialità per lo sviluppo delle imprese e del territorio». Lui molto cortesemente mi ha permesso di ospitare sul mio blog l'intervento che propongo ai miei visitatori in versione quasi integrale suddiviso in tre post successivi. Come sempre i commenti dei visitatori sono bene accetti e mi impegno a farli conoscere anche al professore. La formattazione del testo è a mia cura in modo da meglio adattarla alla lettura on line. Stesso discorso vale per i titoletti.

Il concetto di imprenditorialità recepisce ed esplode la natura sistemica dell’impresa proprio perché è evocativo della capacità di concepire, elaborare e realizzare una sintesi economicamente valida tra i bisogni di una determinata classe di clienti, da un lato, e le risorse e le competenze valorizzabili per darvi risposta, dall’altro lato (Invernizzi, 1993).

L’imprenditorialità tende ad esprimere e a liberare il proprio potenziale di innovazione lungo molteplici direttrici (Schumpeter, 1933). Può trattarsi, ed è il riferimento più tradizionale ed immediato, del lancio di nuovi prodotti, della penetrazione di nuovi mercati, della promozione di nuove tecnologie, della esplorazione di nuovi canali distributivi.

Ma può anche trattarsi di profondi cambiamenti nei meccanismi e nelle strutture organizzative, negli assetti produttivi e logistici, nelle politiche di comunicazione o di finanziamento, negli investimenti di ricerca, cambiamenti adottati al fine di far crescere la produttività aziendale e di migliorare l’efficienza operativa.


Visioni strategiche, opportunità e risorse
Una sintesi imprenditoriale che fa leva su tali elementi è sempre e comunque, nell’azienda di qualsiasi dimensione e settore di attività, il risultato del lavoro di individui che sanno formulare visioni strategiche, catturare opportunità, aggregare e mobilitare risorse attorno a progetti sfidanti.

Sono individui disposti a rischiare (come imprenditori o nel più ampio contesto degli assetti manageriali in cui sono impegnati) per perseguire le molteplici dimensioni del finalismo aziendale: soddisfare la clientela meglio di quanto non facciano i propri concorrenti, rispondere alle attese dei propri interlocutori sociali e in primis dei lavoratori, generare profitto e continuità di sviluppo (Coda, 1988).

Il finalismo d’impresa non è «piramidale», è «circolare» e per realizzarlo, soprattutto in scenari come quelli attuali, occorre generare vigorosamente ed incessantemente innovazione strategica ed organizzativa. (Continua domani e dopodomani)

26 febbraio 2009

Blog e partecipazione: che il fare diventi essere...

Sono aperte fino al 16 marzo le preiscrizioni al percorso formativo «La partecipazione a portata di click». L’iniziativa formativa è organizzata nell’ambito del progetto del Fondo Sociale Europeo «La partecipazione attiva alla costruzione della comunità».

Il corso offre ai partecipanti l’opportunità di comprendere lo scenario di profondo cambiamento legato alle nuove tecnologie, che in varie forme stanno divenendo uno strumento di condivisione e di scambio di contenuti. Durante le lezioni saranno fornite conoscenze sulle modalità di funzionamento dei nuovi media in relazione, in particolare, rispetto ai temi della democrazia e della partecipazione attiva.

In questo percorso la comunicazione sarà oggetto dello studio, strumento didattico e allo stesso tempo azione concreta di relazione con la comunità.

Ma perchè ve ne parlo? Il motivo balza subito agli occhi di chi si legge il programma.

Nel mese di aprile (se ben ricordo il 16) il sottoscritto sarà chiamato a tenere una lezione sul tema «Comunicare con i new media». Si tratterà di presentare la mia esperienza di blogger e già l'idea di ritrovarmi in un ruolo «esemplare» un po' mi turba.

L'unico aspetto che trovo rincuorante - e che, molto probabilmente, sarà il punto di partenza della mia lezione, - è che posso presentarmi come il docente ideale in quanto poco più di un anno fa' ero nelle stesse condizioni di chi parteciperà al corso. Cioè completamente a digiuno di tutto ciò che è «web 2.0», nuova pietra filosofale di qualunque comunicazione che voglia apparire innovativa....

Tuttavia chiedo aiuto ai miei amici specialisti in blog di segnalarmi qualcuno dei loro post più illuminanti (molti dei quali hanno illuminato anche me) per chi deve iniziare tenendo conto che qui l'obiettivo non è tanto - , o meglio, non è solo- aumentare il numero di visite ma favorire la partecipazione, parolina quest'ultima alquanto magica la cui essenza appartiene spesso al mondo del dover fare che a quello del fare.

Insomma, elucubrazioni filosofiche a parte, i suggerimenti sono ben accetti.

Ma qui subentra un altro quesito. I contenuti di questo blog in cosa possono aver favorito la partecipazione? Semplicemente diffondendo contenuti? Permettendo dibattiti (non molti per la verità) civili? Offrendo una tribuna? Qui sono io a dover trovare delle risposte, ma anche le impressioni di voi visitatori sono ben accette. Insomma un ottimo strumento di partecipazione potrebbe essere aiutarmi a costruire questa specie di lezione. E così il fare diventerebbe essere. Uauuuu!!! Quanto sono ontologico.

Un po' di note pratiche prima che mi e vi fonda il cervello...

IL PROGRAMMA
Il percorso formativo, che dura da marzo a maggio, è articolato in tre fasi: un itinerario didattico (di 21 ore) con appuntamenti bisettimanali in orario pre-serale (il martedì e il giovedì), uno culturale aperto al pubblico, per il quale si prevedono incontri con diversi relatori, ed infine un laboratorio, che, attraverso il metodo della ricerca/azione, coinvolgerà i partecipanti in un progetto di autoformazione, con il sostegno di un tutor e di esperti. Nel complesso sono previste 40 ore di formazione.

NOTE LOGISTICHE
Il progetto, rivolto a tutti, è finanziato dal Fondo sociale europeo ed è gratuito. Le lezioni si terranno presso il Coordinamento Solidarietà Valle d’Aosta (in Via Xavier de Maistre 19 ad Aosta). Per informazioni e preiscrizioni rivolgersi a:Coordinamento Solidarietà Valle d’AostaVia Xavier de Mastre 1911100 AostaTel. 0165 230685Mail: partecipazione@csv.vda.it

25 febbraio 2009

Courmayeur diventa set di un film TV di Rai2: offrirsi come location di una fiction può rivelarsi un buon affare

Non storcete il naso. Al di là del fatto che la news in questione mi abbia particolarmente incuriosito per l'incoffessabile teledipendenza che è dentro ciascuno di noi, sono convinto che per una località turistica offrirsi come location di qualche fiction Tv sia un buon affare sul fronte promozione. Il rapporto costi-contatti solitamente è positivo. E quindi ben venga questa occasione. Ciò non toglie che l'elenco delle possibili comparsate (questo sì economicamente irrilevante) l'ho pubblicato perchè non ho saputo resistere all'idea che qualcuno voglia cercare la celebrità interpretando una cameriera bulgara oppure una megera (!!!??????).

Dal 7 al 15 marzo Courmayeur diventerà set di un film TV della seconda stagione di Crimini di Rai2, un progetto che coinvolge dpdici grandi scrittori italiani, chiamati a trasporre in otto film di 100 minuti i racconti raccolti nell'antologia Crimini Italiani (2008 - Stile libero Big - Einaudi), in cui hanno raccontato l'estrema diversità, e il fascino, delle realtà locali italiane.
Neve sporca, il film che verrà realizzato a Courmayeur, è tratto dal racconto omonimo di Giancarlo de Cataldo ed è Salvatore Marcarelli a firmare la sceneggiatura.

Alla regia il giovane Davide Marengo (già regista di "Notturno Bus", "Commissario Manara", nonché di videoclip di Giorgia, e Negroamaro), che per Crimini ha già diretto la prima puntata di questa seconda stagione «Little Dream» con Antonio Catania e Claudia Zanella.


La fiction «Neve Sporca», prodotta dalla Rodeo Drive Media per RAI 2, «sarà un un omaggio e un tributo - dice De Cataldo - a una capitale del noir italiano dove l'autore, in occasione del Noir in Festival 2003 vinse il Premio Scerbanenco con il suo Romanzo Criminale».

Il casting

Per il film di Courmayeur la produzione ricerca uomini e donne dai 20 ai 60 anni di età come comparse e per piccoli ruoli. Chiunque abbia esperienza o fosse anche solo interessato deve contattare al più presto il numero 3316488130 (Massimo Sottile- email: massimosott@libero.it)
Di seguito l'elenco dei ruoli da coprire

FIGURAZIONI SPECIALI
- CAMERIERA BULGARA (con battute)
Bella ragazza sui 25/30 anni. Di origine bulgara o simile. È importante che abbia accento straniero.
- MOGLIE VEDOVA (con battute)
Donna di bell’aspetto sui 45/50 dall’aria patita.
- BARISTA DONNA (con battuta)
Bella ragazza sui 20/25 anni. Con esperienza da barista.
- MEGERA (con battuta)
Signora severa sui 60/65 anni. Dall’aspetto duro.

FIGURAZIONI
- 15 COMMERCIALISTI UOMINI
Di età miste tra i 25 e i 60 anni. Bell’aspetto. Eleganti e con modi borghesi e altezzosi.
- 5 COMMERCIALISTE DONNE
Di età miste tra i 25 e i 50 anni. Bell’aspetto. Eleganti e con modi borghesi e altezzosi.
- 2 HOSTESS CONVEGNO
Bellissime ragazze tra i 20/25 anni.
- 1 CONCIERGE
Uomo sui 50/60 anni di bella presenza.
- 2 OPERAI CANTIERE
Uomini sui 30/40 anni. Corporatura robusta e aspetto rude.
- 5 CARABINIERI IN DIVISA
è fondamentale che questi signori (di età mista) rientrino nelle seguenti taglie:
N° 1 taglia 52
N°2 taglie 48
N°2 taglie 50
- 1 UOMO ASPETTO COLOMBIANO 40-50 ANNI
- 15 CURIOSI MISTI
- 8 PASSEGGERI CORRIERA
- 4 AVVENTORI RISTORANTE
- 3 RIS
- 1 AUTISTA SPAZZANEVE
- 1 AUTISTA TAXI
- 1 CAMERIERE TRATTORIA

Giordano (Attività Produttive): «dobbiamo concentrarci sul turismo di prossimità» (2)

Seconda parte (la prima è stata pubblicata ieri) dell'intervista all'assessore alle Attività Produttive Bruno Giordano (Uv). Qui trovate le altre interviste ai componenti della giunta comunale di Aosta.

Quindi rivitalizzare i consumi anche del ceto medio...
Certo. In periodi di crisi tutti sanno che tutta una serie di consumi non necessari viene rinviata. Ma per il bene di tutti bisogna evitare il ristagno dell’economia e dei consumi.

Spostiamo l’attenzione sul turismo. Qual è la vocazione turistica della città…
Noi fino ad ora ci siamo limitati con le iniziative turistiche proposte dall’amministrazione comunale ad intercettare il turismo già esistente perché mancava una programmazione senza la quale non era possibile costruire nessun tipo di pacchetto. Quest’anno finalmente siamo riusciti a presentare in anticipo il programma delle manifestazione dell’anno. E questo è un elemento di grande novità. Ad esempio quest’anno si saprà già che a dicembre ad Aosta ci saranno i mercatini di Natale in ambientazione alpina. L’obiettivo è anche fare sistema tra attori pubblici e soggetti privati e, quindi, noi abbiamo cercato di coordinarci con la Regione in ordine ad un calendario ordinato di manifestazioni, iniziative ed eventi all’interno del territorio della città. Di conseguenza posso dire con soddisfazione che quest’anno non dovrebbero, uso un condizionale semplicemente prudenziale, sovrapporsi iniziative all’interno della stessa giornata organizzata da soggetti o enti diversi ad Aosta. Questo consentirà di avere un calendario fitto che però non contrasta a livello temporale.

Questo calendario era richiesto da tempo dalle associazioni di categoria. Avete anche fatto un passo sulla scelta di quale sia il turismo giusto per Aosta?
Evidentemente noi dobbiamo puntare, proprio per il periodo che stiamo affrontando di crisi economica, al turismo di prossimità. La crisi economica è mondiale per cui non ci sono mercati particolari su cui fare una mirata azione di marketing. Tanto è vero che nel 2008 sono cresciute le presenze italiane in città. L’obiettivo è quello di far diventare Aosta una città turistica 365 giorni all’anno attraverso un’azione sinergica con gli assessorati regionali e comunali del Turismo e della Cultura per valorizzare il più possibile l’immenso patrimonio storico-culturale e monumentale di Aosta. Aosta è seconda al mondo per vestigia e conservazioni di reperti romani e l’area megalitica di Saint-Martin de Corléans è ritenuta dagli esperti come il primo o il secondo sito in ordine di importanza dell’intera Europa. Questo giustifica già di per sé il fatto che Aosta non può e non deve sottovalutare il turismo artistico. Unitamente a questo c’è il turismo legato alle due fiere dell’artigianato tipico e tutto questo non impedisce di intercettare un turismo anche ludico-sportivo.

Aosta però non sempre si presenta come una città particolarmente accogliente nei confronti dei turisti…
Il problema è che dovremmo cercare di comprendere bene che il turismo è l’opportunità dal punto di vista dello sviluppo economico della città. Non ne vedo un’altra oltre a quello legato ad un terziario avanzato. Occorre far capire a chi pensa alla fin fine che il turista disturba che noi possiamo permetterci livelli di servizi con standard qualitativi elevatissimi soltanto a condizione di mantenere inalterato il nostro reddito. E così dobbiamo capire che siamo tutti interessati a sviluppare la cultura dell’accoglienza. Naturalmente bisogna anche che noi andiamo a sviluppare aree strategiche all’interno della città.

In che senso?
Una gran parte delle animazioni musicali del 2009 verranno organizzate all’interno dello stadio Mario Puchoz questo per sottrarsi da un lato ad alcuni siti che sono soggetti a vincoli d’inquinamento acustico particolarmente rigorosi e dall’altro per poter superare a quella che io chiamo la “cultura del tendone”. Abbiamo la possibilità, montando un palco coperto di 120 metri quadri che acquisteremo, in grado di ospitare grandi spettacoli, di utilizzare la tribuna centrale coperta del Puchoz che può ospitare migliaia di spettatori e che è già di nostra proprietà. Sicuramente una serie di spettacoli come il primo festival delle band valdostane del rock, previsto per il mese di giugno, verrà ospitato qui. Stessa sorte anche per le quattro serate di musica blues, evento organizzato in collaborazione con l’assessorato regionale al turismo data la qualità degli artisti che saranno presenti.

24 febbraio 2009

Bruno Giordano (Attività Produttive): «dobbiamo concentrarci sul turismo di prossimità» (1)

Questa settimana intervistiamo l’assessore alle Attività Produttive del Comune di Aosta Bruno Giordano (Union Valdôtaine). Si tratta dell'intervista proposta ai lettori del Corriere della Valle giovedì 19 febbraio. Come già fatto in precenti post il colloquio è proposto in due puntate: oggi e domani. Qui trovate tutte le altre interviste ai componenti della giunta comunale del capoluogo regionale. la versione on line è più ampia di quella cartacea.

Assessore Giordano si è appena conclusa la prima settimana di «Io centro». La campagna contro il caro vita promossa dall'Assessorato delle Attività produttive del Comune di Aosta insieme alla Camera di Commercio di Aosta, alle Associazioni di Categoria, alle Organizzazioni Sindacali ed alle Associazioni dei Consumatori firmatarie del «Protocollo d’intesa per il contenimento dei prezzi di beni e servizi e l’attivazione di iniziative contro il caro vita». L’iniziativa riguarda la possibilità per i consumatori di effettuare acquisti nella quarta settimana del mese di prodotti e di servizi a prezzi scontati, o resi oggetto di promozioni…
L’ultima settimana di gennaio è stata la prima di questa campagna che sperimentalmente si conclude dopo cinque mesi, a maggio, dopodiché sarà il momento dei consuntivi. Ad oggi hanno aderito alla campagna 80 esercizi e attività artigianali tra cui le quattro farmacie comunali. Questo è molto importante nell’ottica di fare sistema. Vorrei però approfittare della sua domanda per chiarire una serie di piccoli equivoci o di comprensioni…

Cioè?
Prima di tutto non è vero che la campagna riguarda esclusivamente il centro storico o i centri commerciali naturali, ma tutta il territorio cittadino. E questo lo si deduce facilmente scorrendo l’elenco degli esercizi che hanno aderito. Anzi direi che le piccole attività artigianali che sono in particolare sofferenza in questo momento di crisi così forte sono proprio quelle più distanti dal centro e sono quelle che hanno più necessità non soltanto di fidelizzare il cliente, ma anche di incentivare il meccanismo della vendita all’interno del proprio negozio. Il messaggio perciò è stato recepito. Poi trattandosi di un'adesione libera è chiaro che il Comune non può obbligare nessuno. Il nostro ruolo è esclusivamente di coordinamento. Qui le figure preminenti sono le associazioni di categoria del mondo delle attività produttive della città. Che o sente questo come un obiettivo importante oppure no. Il Comune si è limitato ad avere questa idea, a metterla in campo, a sottoscrivere un protocollo d’intenti e conseguentemente un disciplinare con le linee guida e a fare rete e che cosa offre, giustamente, chiedendo uno sforzo economico alle singole realtà produttive? La possibilità di avere una forma di promozione del proprio esercizio a titolo non oneroso sia on line, sul sito ufficiale del Comune, sia con affissioni. Poi la vetrofania che identifica l’esercizio commerciale. Inoltre il Comune dice a chi aderisce alla campagna - poiché io devo contribuire insieme a te a garantire un risparmio complessivo - io ti do l possibilità di acquisire le schede dei parcometri a 10 euro invece di 15 e poi l’esercizio ne fa l’uso che preferisce. Inoltre come negoziante o imprenditore che operi nel centro storico della città io ti metto a disposizione ad un prezzo particolarmente vantaggioso, cioè 55 euro al mese, un posto auto nel parcheggio coperto di via Carrel. Si tratta di un aiuto concreto da subito. I conti sono presto fatti: i parcheggi di superficie costano da 1 euro a 1,50 all’ora, cioè 8 euro al giorno. Se lo moltiplichiamo per 26 giorni si superano i 200 euro. E’ chiaro che però l’intervento dell’amministrazione si ferma qui.

Ma ci sono state delle critiche…
Quello che mi dà un po’ fastidio è che questa iniziativa sia stata concordata tra soggetti e sottoscritta liberamente da tutti. Se è vero che il Comune è il padre dell’iniziativa, le associazioni di categoria ne sono la madre. I matrimoni si fanno in due. La valutazione preventiva dei fallimenti io lo giudico in esercizio di perfetta malafede perché io chiedo che certe osservazioni almeno si facciano a consuntivo dell’esperimento.

Ma quanti sono gli esercizi commerciali del capoluogo?
Circa 250.

Quindi 80 (alla fine sono state 91 le adesioni ndr) non è un numero disprezzabile…
Trattandosi di una prima volta direi di no. Questa iniziativa poi ha comunque un obiettivo molto semplice: dare l'idea che è possibile risparmiare davvero. E non soltanto sui beni di prima necessità. In effetti un’altra polemica che non comprendo è quella legata al fatto, ad esempio, che ci siano pochi alimentari. La campagna non riguarda per forza il pane, il latte e la carne. Io ho detto che il sistema economico può auto tutelarsi dicendo che nell’ultima settimana tutti quanti cerchiamo di produrre un risparmio. Questa iniziativa non è consegnata tout court al mondo dei poveri, ma al sistema delle attività produttive. Uno dei miei due obiettivi era di tutelare questo mondo. (Continua)

23 febbraio 2009

Vacanze sotto le Alpi: il paradosso di Cervinia: «danneggiati dalla troppa neve»

Cervinia archivia un dicembre ed un gennaio da dimenticare. La località della Valtournenche registra il peggior risultato delle ultime quattro stagioni invernali, tanto da scendere nelle presenze alberghiere ed extralberghiere addirittura sotto quota 100mila nel bimestre, passando dai 101.815 del 2007/2008 ai 96.387 del 2008/2009. «I dati – spiega Franco Maquignaz, presidente dell’Aiat Monte Cervino – vanno comunque confrontati con la media dell’ultimo quinquennio. Il risultato è che il mese di dicembre fa registrare un calo dell’11,8% e anche gennaio si discosta negativamente del 4,45%». In controtendenza le località minori come Valtournenche e Torgnon che segnano mediamente score positivi tra il 2 e il 5 per cento rispetto all’ultimo quinquennio. «L’impressione – osserva Maquignaz – è che il mix crisi economica e forte innevamento in tutta la Valle abbia danneggiato Cervinia che comunque non ha mai avuto problemi di neve nel passato. Chi aveva meno disponibilità economica, ma non voleva rinunciare a sciare ha scelto le località meno note e, quindi, con prezzi più abbordabili. Senza dimenticare che anche noi abbiamo pagato le difficoltà della clientela inglese da sempre assidua frequentatrice di Cervinia».

Il Club Med si ingrandisce
Nonostante il momento opaco comunque gli investimenti sulla ricettività non diminuiscono. Anzi. Il Club Med per la prossima stagione invernale intende presentarsi con nuovi posti letto di qualità. «Passerà dai 525 attuali a 630-640 - ci rivela Maquignaz – è una buona notizia per Cervinia che comunque ha il suo maggior tallone d’Achille nella ricettività».

«Prepariamo nuovi pacchetti promozionali»
Corrado Neyroz, titolare dell’Hotel a quattro stelle Hermitage e da pochi giorni vicepresidente del locale Consorzio turistico (guidato da Riccardo Castellaro, presidente della scuola di sci del Cervino) conferma il calo di dicembre a fronte di una certa stabilità del mese di gennaio. «Febbraio dovrebbe andare meglio, - si augura l’albergatore - mentre probabilmente ci saranno alcune difficoltà nel mese di marzo. Proprio per questo contiamo di presentarci a breve sul mercato con pacchetti promozionali particolarmente appetibili. Guardiamo con grande interesse al prossimo appuntamento del Bit». Prima che finisca la stagione invernale si concretizzerà l’accordo tra Consorzio e Associazione albergatori della Valle d’Aosta per la creazione di un sistema di prenotazione on line per gli hotel di Cervinia ricorrendo alla tecnologia già sviluppata per Aostapass. «L’obiettivo – conclude Neyroz – è quello di agevolare il più possibile il turista permettendogli di prenotare in tempo reale».

Con gli impianti a fune ora si collabora di più e Zermatt è più vicina
Sul fronte impianti a fune da pochi mesi la Cervino spa è passata dalla famiglia Cravetto alla Finaosta. Alla sua guida si trova Giorgio Pession, sino a pochi mesi fa primo cittadino della località. Gli operatori giudicano positivamente il passaggio di proprietà in quanto il nuovo management manifesterebbe «maggior sensibilità ai problemi della località».
Interesse anche per le iniziative della locale amministrazione comunale portate avanti dal primo cittadino Domenico Chatillard: i comuni di Zermatt e Valtournenche in futuro intendono promuoversi con un unico logo in cui sarà raffigurato il Cervino. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord ovest dell'11 febbraio 2009)

22 febbraio 2009

L'attento operato dell'Ufficio delle Dogane di Aosta

Realizzando il mio articolo sull'autoporto sono entrato in contatto con la locale Agenzia delle Dogane, diretta da Leonardo Stillavato. Il direttore , molto cortesemente, mi ha inviato alcune informazioni sull'attività dell'Agenzia. Siccome molti dati non ho potuto utilizzarli per l'articolo mi sembra che potrebbe essere di qualche interesse renderli noti ai miei visitatori.
Ecco il testo della nota:

«L’Ufficio delle Dogane di Aosta ha riscosso nell’anno 2008 diritti doganali per oltre 7.250.000 euro, mentre ammontano ad oltre 7.350.000 euro quelli riscossi nell’anno 2007.
Da evidenziare però che i dazi rappresentano soltanto circa l’1% delle somme riscosse.
Ciò è dovuto all’applicazione di trattamenti preferenziali, con applicazione di aliquote daziare ridotte o esenti, per via di accordi con Paesi terzi (es. Svizzera). La restante parte riscossa è dovuta all’IVA all’importazione per circa l’87% e ad altri diritti per circa il 12%.

Da evidenziare che dal 1993 buona parte delle operazioni di import/export controllate dagli Uffici doganali si sono trasformate, a seguito dell’abolizione delle barriere doganali fra gli Stati europei, in operazioni di cessione/acquisti intracomunitari, al cui controllo è attivamente impegnata l’Agenzia delle Dogane per le rilevanti evasioni fiscali scoperte nello specifico settore (frodi carosello).

Colgo l’occasione per illustrare le innumerevoli attività istituzionali dell’Agenzia delle Dogane, che contemplano, oltre al contrasto all’evasione fiscale (Dazi, Accise ed IVA intracomunitaria), la tutela della produzione nazionale (contraffazione, made in Italy), del patrimonio culturale, dell’ambiente, della sicurezza, della salute ed il contrasto al traffico di droga.

L’Agenzia delle Dogane facilita gli adempimenti degli operatori anche attraverso una mirata informazione professionale ed un corretto e fiduciario rapporto con gli stessi e le associazioni di categoria, applicando metodologie di controllo finalizzate alla compliance doganale, anche attraverso la promozione della innovativa figura dell’Operatore Economico Autorizzato Comunitario (A.E.O.), per rispondere alla duplice esigenza di garantire la sicurezza degli scambi internazionali e la velocità delle pratiche e dei controlli doganali».

A che cosa mi serve la Quaresima?

Vi propongo il mio, ormai consueto, editoriale.

Sull’ultimo numero della rivista «Settimana», rivista delle edizioni dehoniane, si pone un interrogativo, un po’ spiazzante, ma da non sottovalutare. «A che cosa mi serve la Quaresima?».

In generale tutti sanno che cosa implichi, preghiera, digiuno ed elemosina. Elementi che lo stesso Papa invita a riscoprire e a praticare in quanto «privarsi del cibo materiale che nutre il corpo facilita un’interiore disposizione ad ascoltare Cristo». O meglio, a tutti è evidente come si tratti di un cammino di preparazione alla Pasqua. Ma questa preparazione, si legge sempre su Settimana, può essere affidata soltanto all’ascesi?

Abbiamo visto con il dossier di otto pagine proposto la scorsa settimana dal Corriere sul tema «Giovani e religione» che molti giovani hanno una visione della fede più di tipo tradizionale e lentamente si allontanano dalla Chiesa cattolica. Tutto questo, forse, perché non ne capiscono il senso, magari allontanati anche da una certa ritualità che appare opaca. Perché, almeno questo si deduce dalla ricerca, mancano adulti disposti a far loro capire che nella liturgia non c’è soltanto una forma, ma un’essenza che dà senso alla propria vita.

Io provo a dare la mia risposta. La Quaresima è prima di tutto fare un serio esame di coscienza. Rivedere le priorità dell’esistenza. Ridare a Dio la centralità nella nostra vita. Ma non può ridursi ad una parentesi di 40 giorni, di cui molti, influenzati dalla società moderna, danno una lettura tra il fitness e l’ecologico, «un tempo – si legge – di essenzialità dei consumi dopo le incoerenze alimentari dell'’inverno».

Penso invece che dovremmo avere tutti il ricordo di una Quaresima in cui abbiamo ripreso in mano la nostra vita. Magari non per sempre, perché le cadute ci sono e fanno parte del limite dell’umana condizione, ma con l’intenzione di prendere la strada che ci porta davvero verso una Pasqua di Risurrezione.

Ecco a cosa serve la Quaresima.
(Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 19 febbraio 2009)

21 febbraio 2009

L'Autoporto si prepara ad ospitare Inva e punta a far crescere l'appetibilità dell'area

Quarantaquattro attività insediate in un’area di circa 180mila metri quadri che danno lavoro a circa 700 persone e un bando da appaltare del valore di quasi 5 milioni. Sono questi i numeri su cui il nuovo management, guidato dall’amministratore delegato Renato Praduroux (un passato recente di due legislature in Consiglio regionale e diversi anni alla guida di un comune della Bassa Valle per l’Union Valdôtaine), sta costruendo il futuro della Società Autoporto Valle d’Aosta di Pollein e Brissogne.

E’ ormai alle spalle il piano di riconversione e ristrutturazione dell’area da 60 milioni, portato praticamente compimento dal precedente a.d. Ettore Calchera - con la realizzazione del serpentone, del modulo di raccordo e dell’edificio direzionale - divenuto indispensabile dopo l'apertura delle frontiere comunitarie nel 1993 e la conseguente notevole riduzione del traffico pesante (l'anno scorso sono stati 3.949 i Tir di passaggio che hanno effettuato pratiche doganali, con un calo del 2,7% rispetto al 2007). Una diminuzione che comunque non ha impedito fino ad oggi una raccolta di imposte e diritti doganali pari a circa 201 milioni di cui, per il riparto fiscale, i 9/10 sono rimasti in Valle d’Aosta.

L’ultimo tassello sarà costituito dall’assegnazione dei lavori per le opere interne della Torre della telecomunicazioni, edificio sia dal punto di vista estetico-architettonico che infrastrutturale fortemente innovativo e che anche in virtù di queste sue particolari caratteristiche garantirà alla struttura un futuro nel settore dell'ct. La struttura interna della Torre, elastica ed articolabile, prevede oltre a 4.600 metri quadri di uffici, un grande salone per conferenze, un bar/ristorante ed una panoramica sala per riunioni, dotata di videoconferenza, situata all’ultimo piano che, grazie ad una ampia parete vetrata consente una splendida vista sul settore occidentale della Valle d’Aosta. «Nei giorni scorsi – spiega Praduroux – abbiamo avuto proprio un incontro con il presidente della Giunta per fare il punto sui lavori che sono realizzati attraverso finanziamenti europei. Contiamo di assegnare l’appalto nel corso del 2009 e poi avremo tempo fino al 2011 per completare la Palazzina».

Ad attendere con impazienza la fine degli interventi di risistemazione il braccio esecutivo informatico della piccola regione autonoma. Nel nuovo edificio saranno ospitati gli uomini del «Dipartimento Innovazione e tecnologia» e l’Inva, società informatica dal 2007 in house providing, a capitale sociale completamente pubblico. Telecom ha infatti ceduto il 40 % delle sue azioni e così il nuovo assetto societario vede una partecipazione della Regione al 75 %, del Comune di Aosta al 15 % e dell’Usl regionale al 10 %. «Qui si troverà il datacenter di tutta la pubblica amministrazione. Complessivamente – precisa Praduroux – si tratta di 280 addetti. In questa maniera è molto probabile che supereremo presto i mille occupati».

Ma l’intenzione dei nuovi vertici è quella di far crescere ulteriormente l’appetibilità dell’area, attualmente occupata all’80%, nonostante il non facile momento economico. In particolare molti sforzi si stanno concentrando sulla galleria commerciale «Les Corbeilles» che attualmente può contare su una copertura di circa il 60%. «In passato alcuni di questi commercianti – aggiunge Praduroux - si sono lamentati della scarsa visibilità dei loro esercizi. Per far crescere i passaggi presso i loro punti vendita stiamo avendo una serie di incontri con i responsabili dell’ipermercato Carrefour, anche lui insediato da diversi anni nell’area, allo scopo di ottimizzare gli ingressi in maniera tale da favorire un maggior accesso alla Galleria». «Inoltre – annuncia - intendiamo semplificare il regolamento per l’accesso all’area. Alcuni parametri, forse, necessitano di essere rivisti in quanto troppo rigidi».

Intanto la difficile congiuntura economica inizia farsi sentire anche nell’area dove quotidianamente si fermano da 200 a 300 automezzi pesanti. Nel mese di gennaio alcuni operatori hanno denunciato una diminuzione del giro di affari tra il 7 il 10 per cento a seconda della tipologia di bene commercializzato. Un dato che si sposa perfettamente con i timori, già espressi da tempo, da parte delle società concessionarie di autostrade e trafori in merito ai ricavi previsti per il primo trimestre del 2009. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 18 febbraio 2009)

20 febbraio 2009

Le condizioni di successo delle imprese alberghiere: il territorio non basta più servono nuove strategie e capacità di management

Carmine Tripodi, ricercatore di Economia Aziendale presso l'Università della Valle d'Aosta nonchè docente dell'Area Strategia e Imprenditorialità della Scuola di Direzione Aziendale dell'Università Bocconi, svolge da anni attività di ricerca e di formazione in merito alle imprese turistiche e alberghiere. Recentemente ha pubblicato, con l'editore Egea, società editoriale controllata dall'Università Bocconi, un testo all'interno collana «biblioteca dell'economia d'azienda», che non può non interessare gli operatori turistici valdostani. Il titolo del testo è «Le condizioni di successo delle imprese alberghiere. Scelte strategiche e risultati aziendali». Al di là del fatto che nel libro c'è un po' di Valle d'Aosta, con la case history dell'Hôtel Bellevue di Cogne, di cui spesso ho scritto anche in questo blog - indicato come esempio di percorso fortemente orientato alla qualità e alla cultura dell'accoglienza che «disponendo di un numero di stanze più contenuto - scrive Tripodi - ed essendo situato in una destinazione di minore charme, ha cercato di ampliare il proprio raggio di azione estendendo i confini dell'impresa al di là dei soli servizi alberghieri, per garantirsi un adeguato livello di redditività» - il testo è soprattutto apprezzabile perchè si propone come un vero manuale grazie al quale è possibile identificare le condizioni di successo delle imprese alberghiere, analizzare le scelte di posizionamento, i percorsi di sviluppo e l'impatto sulle modalità di funzionamento dell'intera destinazione.

Non c'è tempo da perdere
Tripodi è molto chiaro. Il mercato turistico è sottoposto a continui cambiamenti. Entrano in scena nuovi attori che devono essere affrontati ripensando alle strategie e ai modelli gestionali delle imprese alberghiere italiane che per troppo tempo si sono accontentate di affidare lo sviluppo del proprio business esclusivamente alla ricchezza del territorio. Un male nazionale, che è anche, ovviamente, un male valdostano. Il testo già a partire dall'indice presenta una struttura estremamente pragmatica (pur non rinunciando ad alcuni passaggi di dottrina economica).

Il primo capitolo inquadra gli attori, le attività e le strategie nella filiera turistica, nozioni fondamentali per comprendere cosa significa veicolare un prodotto turistico. Tripodi illustra, fra gli altri, il ruolo delle agenzie di viaggio, dei tour operator, dei global distribution system, cioè degli intermediari del settore turistico che forniscono sistemi di prenotazione automatica attraverso i quali le agenzie di viaggio possono verificare la disponibilità di un ampio insieme di servizi e procedere immediatamente all'acquisto e di cui, purtroppo, si servono davvero poco gli operatori del comparto alberghiero italiano. A fronte di una presenza media del 35% delle strutture ricettive europee l'Italia non va oltre il 9%.

Nel secondo capitolo il ricercatore illustra il modello di riferimento per l'analisi e riconduce le determinanti del successo nel settore alberghiero a tre fattori principali: la configurazione del settore; la qualità della strategia adottata dalle imprese e le caratteristiche della destinazione. Tripodi ragiona sul distretto turistico ed introduce il concetto di «destination management», un approccio che «deve contribuire alla formulazione di una visione di sviluppo unitaria dell adestinazione, alla creazione di condizioni idonee alla realizzazione di attività imprenditoriali, al completamento del sistema di prodotto turistico per la parte che non può spettare alle singole imprese». Ma qual è il soggetto che può farsi carico di una simile mission? Che possa sorvegliare precise aree progettuali: dalla formulazione di visioni di sviluppo, alla costruzione del sistema prodotto, allo sviluppo del patrimonio intangibile (il capitale umano di un'area e le sue competenze), la realizzazione della comunicazione esterna e la valorizzazione di sinergie e di interrelazioni. Tripodi evidenzia al difficoltà di individuare facilmente un simile osggetto. Tuttavia le piccole dimensioni della Valle d'Aosta - aggiungo io - potrebbero aiutarci.

Il terzo capitolo si occupa dell'attrattività del settore alberghiero in Italia.
Di particolare interesse, oltre allo sguardo al contesto internazionale, utile per il confronto, l'analisi dei flussi turistici nazionali. Dati normalmente non facilmente rintracciabili.

Il quarto capitolo analizza i modelli di sviluppo delle imprese
e illustra i percorsi di sviluppo perseguibili dalle imprese alberghiere congiuntamente alla discussione dei principali aspetti critici che esse devono affrontare. Nella prima parte si analizzano due possibili direttrici di sviluppo particolarmente importanti nel settore per i vantaggi ad esse associati. Si tratta dell'espansione dell'ambito geografico, accompagnato dall'apertura di strutture alberghiere, che consente di cogliere numerosi benefici legati alla dimensione, nonché del miglioramento della qualità del servizio, basato sulla maturazione di una più forte cultura dell'ospitalità, che favorisce la ricerca dell'eccellenza nel processo di erogazione. Nella seconda si procede a discutere i percorsi di sviluppo separatamente per le due principali categorie di imprese del settore: gli operatori indipendenti e le catene alberghiere. Qui trovate molti interessanti casi aziendali, tra cui il già citato Bellevue.

Nel quinto si prende in considerazione il contributo della destinazione.
Mi limito ad una citazione che ho trovato quanto mai efficace. «Presidiare quanto avviene a livello di destinazione e porsi l'obiettivo di contribuire al rafforzamento del vantaggio competitivo del territorio rispetto ad altre località concorrenti implica, in capo a ciascuna impresa, la necessità di sviluppare competenze idonee ad interagire con due categorie di soggetti: gli attori istituzionali e le imprese turistiche che offrono prodotti complementari». Questo implica un maggior protagonismo degli operatori privati che deve anche essere favorita dal soggetto pubblico. Ma questo - come scrive Tripodi - è possibile se le imprese riescono ad accreditarsi come operatori qualificati, capaci di portare idee e contributi di valore al dibattito locale; partecipano ai momenti di lavoro comune, mettendo a disposizione risorse ed energie adeguate e riescono a far percepire la propria importanza per lo sviluppo dell'area locale.

In sintesi conclude il ricercatore dell'Ateneo valdostano «gli albergatori devono crescere, contribuire allo sviluppo delle professionalità, porsi come operatori esigenti e stimolare comportamenti virtuosi. Gli attori istituzionali devono coinvolgere le imprese nella programmazione e stimolare comportamenti virtuosi anche attraverso il riconoscimento della qualità del lavoro svolto».

19 febbraio 2009

Legge giovani imprenditori: che cosa ne pensate?

Sul bollettino ufficiale numero 7 di martedì 17 febbraio è stata pubblicata la legge regionale 3 del 23 gennaio 2009 riguardante «Interventi regionali per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile». Propongo ai miei visitatori una nota in cui è riportata l'opinione del presidente dei giovani industriali Luca Minini. Ovviamente mi attendo commenti sulla validità del provvedimento legislativo. Qui trovate i post dedicati all'argomento. Inutile aggiungere che data la difficile congiuntura economica la legge - il cui obiettivo è di favorire la nascita di start up - non arriva in un momento facile.
«Si tratta di un intervento positivo, gli aiuti economici regionali servono soprattutto in un momento in cui il sistema creditizio è molto attento nell’erogazione di prestiti.
Aspettiamo comunque di conoscere il regolamento di attuazione per dare un giudizio definitivo. Avviare un’impresa oggi non è facile e richiede sacrifici, responsabilità e impegno che non sempre si trovano tra i giovani che preferiscono un lavoro meno interessante e, a lungo termine, meno redditizio ma sicuro.Non ci si improvvisa imprenditori: avviare un’attività significa avere un bagaglio di conoscenze che non si apprendono in un percorso scolastico. Basti pensare alle norme relative alla sicurezza, alla legislazione sul lavoro, agli adempimenti burocratici, previdenziali, autorizzativi e così via. In passato l’apprendistato, per alcune attività soprattutto artigianali, era il percorso standard: oggi purtroppo non è più così
».

18 febbraio 2009

Core Informatica entra nel Gruppo Comdata: nasce una nuova realtà di rilievo nel mercato dei servizi ICT

Il Gruppo Comdata, partner industriale per la gestione dei processi operativi di business, ha stretto un accordo di compartecipazione con Core Informatica, System Integrator con una presenza consolidata a livello nazionale. In base all’accordo, Core Informatica acquisisce il ramo di Comdata Tech dedicato ai servizi di integrazione e gestione delle infrastrutture ICT, mentre Comdata entra nel Consiglio di Amministrazione di Core, consolidando così lo sviluppo ed il posizionamento commerciale della propria offerta tecnologica, fattore strategico del piano di crescita del Gruppo.
Grazie a questa operazione nasce una nuova realtà nel panorama italiano dell’Information Technology, che si propone al mercato come player in grado di offrire direttamente servizi di eccellenza a grandi gruppi nei diversi segmenti di mercato e di garantire ancora maggiore solidità ai partner tradizionali.
Nello specifico, la Divisione Comdata ICT, cui fa capo Comdata Tech, rafforza le proprie competenze nella gestione delle infrastrutture informatiche e si apre al settore della fornitura di prodotti hardware, proponendosi come partner ICT a tutto tondo per le aziende.
Per Core Informatica si tratta di un passo importante, che le consente di entrare a far parte di un gruppo di grandi dimensioni, in grado di garantire nuove risorse specializzate e radicamento territoriale per valorizzare l’offerta di Core su scala nazionale.
«La Divisione ICT del Gruppo Comdata, attraverso i professionisti di Comdata Tech, già oggi fornisce i servizi necessari all’integrazione di tutti gli strumenti informatici e alla gestione dell’intero ciclo di vita ICT, attraverso un modello di erogazione flessibile e modulare – ha affermato Paolo Carminati, Presidente Comdata Tech, Gruppo Comdata - Attivando le dovute sinergie con Core Informatica, la Divisione ICT potrà proporsi al mercato con competenze di integrazione sistemistica ancora più complete e con una struttura rafforzata nell’area dell’assistenza hardware e software, al fine di garantire sempre migliori risultati ai propri clienti». «Core Informatica è ormai conosciuto come System Integrator a livello nazionale, con particolare specializzazione nei servizi di assistenza remota – ha dichiarato Francesco Emiliani, Presidente di Core Informatica -. Legando la nostra crescita a quella della Divisione ICT del Gruppo Comdata, possiamo ampliare la nostra presenza territoriale in maniera più capillare e contare su un team di professionisti ancora più esteso, consolidando e allargando al contempo il perimetro della nostra offerta: in questo modo, poniamo solide basi per far fronte a tutte le opportunità del mercato ed estendere il nostro parco clienti».

Agli americani piace il «Blanc de Morgex et de La Salle»: parola di The New York Times

Con evidente soddisfazione Gianluca Telloli, enologo della Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle della Co-Enfer di Arvier (di cui ho scritto già in passato come potete leggere qui), mi ha segnalato un articolo comparso sul sito del «The New York Times» dove la produzione di bianchi della Cave e citata come un bell'esempio di vino italiano dall'ottimo rapporto qualità prezzo (da 10 a 20 dollari). Trovate qui il link all'articolo.
«Tale articolo - si legge nella mail - è frutto della sinergia costruita tra Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, Co-Enfer e la società Polaner Selection di New York (si tratta del più grande distributore di bevande degli Stati Uniti ndr) che da anni opera all’insegna della passione per il vino nelle sue forme più interessanti tra vari produttori di tutto il mondo. Con quasi il 10% di fatturato sul mercato estero, la Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle vede premiato lo sforzo di portare in giro per il mondo l’immagine del Monte Bianco e di una Valle d’Aosta dinamica e competitiva grazie a……..”found practically nowhere else in the world”…..! Negli ultimi giorni di marzo la direzione di Cave du Vin Blanc e di Co-Enfer sarà impegnata proprio in una missione a New York per l’incontro annuale dei suoi 700 clienti nella prestigiosa Gotham Hall, BROADWAY, NYC».

17 febbraio 2009

Vacanze sotto le Alpi: a Courmayeur gli operatori sono ottimisti

A Courmayeur tutti gli operatori turistici sono orientati a stimare un +10% di presenze per dicembre con un gennaio leggermente sottotono o comunque in linea con l’anno precedente. Roberto Rota, presidente del Consorzio Valle del Monte Bianco parla di un gennaio a due velocità. «Il week-end - commenta - si lavora molto bene, ma dal lunedì al venerdì la crisi si sente. Tuttavia sul futuro della stagione c’è ottimismo. La neve c’è e la gente lo sa. Le settimane bianche in febbraio ci stanno dando segnali molto buoni e riscontriamo anche un utilizzo più intenso delle seconde case». L’impressione è che qualche italiano abbia preferito rinunciare a qualche meta esotica per godersi la tranquillità della montagna. All’appello manca invece la clientela inglese. «Il trend - riprende Rota - era già negativo da alcuni anni, ma quest’anno la fase discendente si è pesantemente accentuata. Il rafforzamento dell’euro e la crisi della City finanziaria sono i motivi della latitanza di questa particolare tipologia di clientela».

Il ritorno degli italiani
Un giudizio confermato anche da Leo Garin, presidente dell’Aiat Monte Bianco (pronta a confluire nell’unica Aiat regionale che avrà la sua sede ad Aosta) e titolare dal 1996 dell’«Auberge de la Maison» e della notissima «Maison de Filippo». «A parte qualche russo, venuto qui a festeggiare il natale ortodosso e qualche giapponese, questa stagione invernale - sottolinea Garin - dimostra ancora una volta che la clientela che sa rimanere più fedele a Courmayeur è quella italiana e che i nostri sforzi promozionali vanno concentrati prima di tutto in quest’area». Per l’albergatore va anche curata maggiormente l’area francofona. «D’estate i francesi sono molto presenti - precisa - sfiorando quasi il 50% delle presenze complessive. D’inverno invece il calo è vertiginoso e abbiamo ampi margini di miglioramento». In questo senso sta dando buoni risultati l’iniziativa della società Courmayeur Mont Blanc Funivie Spa di creare il biglietto «Mont Blanc Unlimited» che permette la traversata su entrambi i versanti garantendo il bus gratuito per raggiungere la parte opposta oppure uno sconto sul Traforo del Monte Bianco. «E’ un’iniziativa - aggiunge Garin - che ci ha portato molta clientela di giornata».

Annunciati due «cinque stelle»
Nel frattempo a Courmayeur ha destato molto rumore fra gli operatori l’annuncio della futura costruzione di un cinque stelle nella località ai piedi del Bianco. La notizia ha destato scalpore in quanto sarebbe la prima nella piccola regione autonoma dove attualmente sono presenti 51 strutture «quattro stelle» di cui sette a Courmayeur. La struttura, che dovrebbe aprire entro il 2012, si chiamerà «Grand Hotel Imperiale» ed offrirà 330 posti letto divisi in 137 camere per una grandezza totale di 47mila metri cubi, con tre ristoranti, quattro sale congressi, un centro benessere, due piscine e un grande spazio da cento metri quadrati dedicato ai bambini, il tutto per un investimento complessivo di circa 50 milioni. Ma, a detta degli operatori, non è l’unico progetto in cantiere. Anche nei pressi del Parco Bollino una cordata di imprenditori di fuori Valle starebbe trattando per la costruzione di un altro cinque stelle. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord ovest dell'11 febbraio)

16 febbraio 2009

I confidi valdostani superano la soglia di 100 milioni di erogato garantito nel 2008

Cresce nell’ultimo quinquennio il peso dei confidi regionali nell’economia valdostana. Sono ormai 6309 le aziende affidate ad uno dei cinque consorzi attualmente operativi sul territorio della piccola regione autonoma (5471 nel 2004), ammonta a 358,2 milioni l’importo globale degli affidamenti, mentre nel corso del 2008 l’erogato garantito ha toccato quota 104,1 (era 69 nel 2004), risultato in massima parte dovuto alle buone performance dei consorzi Valfidi (dai 48,4 del 2007 a 55,8 milioni di quest’anno) e degli albergatori da 3 a 7. (Qui trovate tutti gli articoli scritti su questo in blog in merito ai Consorzi fidi valdostani).

Nasce il primo maxi-consorzio
Ad animare uno scenario, incalzato dal definitivo andare a regime delle regole di Basilea 2, l’annuncio della firma di un protocollo d’intesa per la costituzione di un maxi-consorzio di garanzia fidi in Valle d'Aosta. i presidenti dei Confidi Commercio turismo e servizi (Cts), Albergatori e Agricoltori hanno infatti ufficializzato la loro intenzione di avviare un cammino comune che dovrebbe portare alla costituzione di un soggetto finanziario con 2.492 soci, un patrimonio di 16,5 milioni, un fondo rischi di 12 e uno stock affidamenti di 115,2 milioni. «Potremo così - hanno spiegato Pierluigi Genta (Turismo, servizi e commercio), Pericle Calgaro (Albergatori) e Angelo Lanièce (Agricoltori) - relazionarci con le banche con un voce sola, avendo un maggiore peso e sperando di ottenere, tra l'altro, tassi e condizioni bancarie più vantaggiosi». Genta è convinto di poter operare a favore delle imprese anche rimanendo all’interno dell’articolo 106 del Testo unico bancario. «Noi ci crediamo in questa operazione – osserva il Presidente – perché ci permette di aumentare il patrimonio, di essere più vicini alle microimprese che caratterizzano fortemente il territorio valdostano inoltre non crediamo che i confidi uniti siano in grado di sostenere gli impegni di un 107, sottoposti ai continui controlli della Banca d’Italia». Un'opinione condivisa anche dagli altri partners. «Attualmente – aggiunge Calgaro – stiamo portando avanti una serie di incontri settimanali in modo da pianificare con attenzione la creazione del polo. In questa logica è stato dato mandato al commercialista Andrea Bo di Aosta di studiare l’accorpamento sia sul fronte tecnico che su quello burocratico».

Valfidi da sola verso il 107
Prosegue invece in solitaria la strada verso il 107 di Valfidi. «A breve – ci spiega il presidente Andrea Leonardi dovremo dare il via ad un aumento di capitale. Stiamo infatti studiando quale sia la maniera più graduale per arrivarci. Di sicuro nel corso del 2009 comunque raggiungeremo l’obiettivo. Fino ad ora la scadenza era fissata nel 30 agosto. Noi però confidiamo in una proroga fino alla fine dell’anno». Lo staff di Valfidi, guidato dal direttore Roberto Ploner, sta analizzando gli aspetti organizzativi e la sostenibilità economica di tutta l’operazione. «Inizialmente – sottolinea Leonardi – molte attività saranno in outsourcing. Nel medio periodo invece tutti i servizi saranno riassorbiti dalla struttura. Questo però significa da sette a otto persone in più rispetto alle attuali». Sulle misure anti-crisi, messe in campo dalla Giunta regionale guidata da Augusto Rollandin, dai vertici di Valfidi arriva un giudizio positivo. «Confidiamo però – precisa Leonardi – che queste misure ci permettano in futuro di poterci anche dotare di risorse utili per costituire nuovo patrimonio di vigilanza». Per Leonardi, ad esempio, nel 2009 si dovrà cercare di agevolare le richieste di finanziamento a medio e lungo termine, che sarà sempre più difficile vedersi concesse dagli istituti creditizi se non con opportune garanzie.

Agli industriali piacciono le misure anti-crisi della Regione
Apprezzamenti sull’azione dell’amministrazione regionale anche da parte di Federico Jacquin, presidente del Confidi industriali. «Sono tuttavia preoccupato – commenta il Presidente – dal fatto che si possa pensare che una volta approvate le misure tutto sia risolto. Nel corso del 2009 l’attenzione della politica in realtà non deve mai venire meno e va chiarito che non possiamo più affrontare le situazioni rifacendoci ai parametri di un anno fa. Si tratta di una chiave interpretativa superata». Per Jacquin il nuovo quadro economico potrebbe imporre addirittura una seria revisione degli accordi di Basilea 2. Quello che invece nessuno dice è che la presenza di alcuni confidi in 106 e altri in 107 darà vita inevitabilmente ad un nuovo scenario con cui l’amministrazione regionale prima di tutto e il mondo degli istituti di credito dovranno inevitabilmente confrontarsi. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest dell'11 febbraio 2009)

14 febbraio 2009

Vacanze sotto le Alpi: la neve e la nuova telecabina regalano a Pila una stagione invernale da record

Una telecabina da 25 milioni insieme ad un abbondante cascata di oro bianco sulle piste hanno assicurato a Pila un avvio di stagione invernale eccezionale. Remo Grange, 44 anni, assessore comunale a Gressan, dal mese di ottobre sul ponte di comando della Pila spa raccoglie soddisfatto, aiutato anche da un pizzico di fortuna, i frutti del lavoro del suo predecessore, Roberto Francesconi, ritornato in Finaosta dopo aver speso le sue energie per il risanamento della società che negli ultimi quattro anni ha sempre chiuso i suoi bilanci in utile. «I passaggi fino al 25 gennaio – spiega Grange – fanno registrare una crescita rispetto all’anno precedente molto vicina al 20%. Il 2 gennaio abbiamo stabilito il record di primi passaggi dell’impianto, sfiorando quota 10mila. Sono tornati in forze gli italiani dell’ex triangolo industriale, mentre diminuiscono gli inglesi, penalizzati da una sterlina troppo debole rispetto all’euro». Un quadro confermato da Cristina Galassi, presidente dell’Aiat di Aosta. «I dati di dicembre, dopo un 2008 in continuo ritardo rispetto alla passata stagione, – osserva Galassi – sono positivi. Terminato il naturale calo fisiologico che si verifica nel mese di gennaio dopo l’Epifania le previsioni di febbraio sembrano essere buone». Un‘analisi confermata da Susy Cunéaz, presidente del Consorzio turistico Espace di Pila e titolare dell’agenzia immobiliare Lo Sabot. «Sulla prima e sulla seconda settimana di febbraio – precisa – non c’è ancora molto movimento anche perché dipende tutto dalle vacanze invernali. La zona di Genova e dintorni vuole le due settimane centrali, mentre francesi e belgi si concentrano soprattutto dal 15 febbraio al 1° marzo». Gli operatori del turismo guardano con grande interesse alla telecabina e sperano che si ampli il suo utilizzo notturno. «L’apertura prolungata il giorno dell’inaugurazione, con 1400 passaggi, - commenta Cunèaz – fino alle 23, e quella in occasione della Fiera di Sant’Orso fino alle 19 dimostrano che una simile scelta può portare clientela da Aosta per un aperitivo a Pila e viceversa assicurare a chi passa le sue vacanze in montagna una possibilità confortevole di shopping nel capoluogo regionale. Senza contare che saremmo l’unica stazione di sci a livello europeo collegata direttamente con una città». I vertici della Pila spa hanno confermato la loro intenzione di proseguire l’esperienza. «Ne abbiamo già parlato con l’assessore regionale al Turismo Marguerettaz – commenta Grange - che si è detto estremamente interessato dall’idea. Di conseguenza nel corso del 2009 sarà prolungato l’orario di apertura della telecabina in occasione di eventi di un certo rilievo sia a Pila sia ad Aosta in modo da rafforzare e consolidare la reciproca offerta turistica». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord ovest del 4 febbraio 2009)

13 febbraio 2009

Impianti a fune: con la nuova legge dal 2004 sono stati impegnati quasi 100 milioni

Sono diciotto ormai (ma alla fine dovrebbero essere ventitre) le nevicate (rifatevi qui gli occhi) che hanno assicurato sino ad oggi alla Valle d’Aosta un manto nevoso da record. E i turisti, soprattutto italiani, questa volta non si sono fatti pregare tanto che all’Epifania Ferruccio Fournier e Massimo Lévêque, rispettivamente presidente della Associazione Valdostana Impianti a fune e direttore di Siski, la società che commercializza lo ski pass unico regionale, possono dichiarare un +25% nei passaggi. «In particolare – osserva Lèvêque – sono state le piccole e le medie località a beneficiare dell’eccezionale innevamento. Stazioni come Champorcher nella Bassa Valle, Torgnon nella Valtournenche, Crevacol nella Valle del Gran San Bernardo hanno raddoppiato i loro passaggi». La crisi alla fine si è incredibilmente rivelata un’opportunità per gli operatori della piccola regione autonoma. «E’ tornato il turismo di prossimità. – prosegue il direttore – Sono state riaperte alcune seconde case. Qualche italiano ha rinunciato alle tradizionali mete esotiche di queste periodo». E così il comparto - composto da 26 società (molte a partecipazione pubblica comunale e regionale) con 741,95 chilometri di piste commerciali e 166 impianti per una portata oraria complessiva di 225.823 persone – sogna una stagione 2008-2009 da ricordare. Non va poi dimenticato che il settore dal 2004 può contare su una legge ad hoc (la numero 8) per il suo sviluppo data la «natura di infrastrutture di base» e la «rilevanza pubblica degli impianti funiviari». Grazie a questa legge per il biennio 2008-2009 sono già stati stanziati, attraverso la delibera 3842 del 30 dicembre, 17,1 milioni, suddivisi in tre principali voci di spesa: impianti a fune (10,3 milioni), innevamento (4,88) e battipista (1,96). Le società maggiormente beneficiate per questa nuova tranche di aiuti sono state la Sirt di Torgnon con 6,84 milioni, la Monterosa con 2,15, la Cime Bianche con 2,06 e il Comune di Rhêmes-Notre Dame con 2,03. Tre gli interventi di maggior peso: la sostituzione della sciovia Collet con una seggiovia quattro posti ad ammorsamento automatico e la conseguente costruzione di opere di difesa a Torgnon per un impegno di spesa complessivo di 8,18 milioni, la sostituzione delle attuali sciovie Chanavey di Rhêmes–Notre Dame con una seggiovia biposto fissa per un importo di 2,54 milioni, e la predisposizione del Bacino per l’innevamento della loc. Nouva da parte della società Pila per un valore di 2 milioni, interventi finanziati tutti e tre all’80% dalla già citata legge 8/2004. Il settore a partire dal 2004 ha visto stanziati a suo favore somme particolarmente importanti: 54,98 milioni per il triennio 2004-2006 (delibera 4504 del 6 dicembre 2004) e un impegno di 23,33 per il biennio 2007-2008 (delibera 3973 del 27 dicembre 2007). Praticamente con l’ultima tranche non si è molto lontani dalla soglia dei 100 milioni in un quinquennio. «Le consistenti risorse finanziarie che, nel tempo, la Regione Valle d’Aosta ha messo a disposizione – precisa Fournier – sono state ben spese e dimostrano la funzione di volano del settore con effetti moltiplicatori sull’indotto». Non va sottostimato anche l’intervento, pur nelle disponibilità dei propri bilanci, degli enti pubblici locali. Un quadro che però per gli operatori del settore presenta anche alcune criticità con le quali confrontarsi inevitabilmente. «Il punto di criticità maggiore del sistema turistico valdostano – aggiunge Fournier – deriva dal fatto che nelle nostre valli è stato privilegiato un particolare uso del territorio che ha prodotto molte seconde case che, nella maggior parte dei casi, hanno generato più forme di speculazione immobiliare – con creazioni di posizioni di rendita – che lo sviluppo di attività produttive legate al turismo».
Per Fournier per cambiare rotta occorre da un lato che i comuni blocchino la possibilità di costruire seconde case rivedendo le proprie disposizioni in materia di urbanistica, riservando le residue aree libere ad attività produttive. E dall’altro che la Regione riveda la propria normativa in materia di strutture alberghiere definendo «diverso e miglior sostegno anche a quelle esistenti, ma soprattutto emanando regole nelle materia di urbanistica e sovrintendenza più semplici, razionali e funzionali per attivare investimenti nel settore». Per i vertici dell’Avif senza una forte ricettività alberghiera, soprattutto di qualità, la Valle d’Aosta avrà sempre più difficoltà ad affermarsi nel panorama internazionale del turismo, in tutte le segmentazioni stagionali. La dinamicità del settore è dimostrata anche dal buon andamento del tele skipass che come il telepass autostradale consente di accedere direttamente agli impianti di risalita di tutti i comprensori sciistici della Valle senza passare preliminarmente in biglietteria per acquistare e caricare sul supporto lo skipass di giornata. «Ne sono già stati messi in commercio 2500. – conclude Lèvêque – Un risultato superiore alle nostre aspettative trattandosi del primo anno di sperimentazione. La nostra speranza è che questo nuovo prodotto garantisca una certa fidelizzazione della clientela». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 4 febbraio 2009)

12 febbraio 2009

Cva Trading pronta ad erogare il contributo del 30 per cento ai cittadini valdostani

CVA Trading ha sottoscritto la convenzione predisposta dalla Regione che permette di accedere immediatamente al contributo (pari al 30% del costo della componente energia) ed è pronta ad applicare la legge regionale rendendo, da subito, più leggera la bolletta dei residenti valdostani.
Il contributo, si legge in una nota diffusa oggi, sempre in ottemperanza della legge regionale, sarà retroattivo dal 1 gennaio 2008. L'estensione temporale sarà valida per tutti i clienti di CVA Trading, indipendentemente dalla data di sottoscrizione del contratto di fornitura, ma in funzione della data di residenza. I clienti di CVA Trading riceveranno, nei prossimi giorni, una busta contenente una lettera esplicativa che illustra l’iniziativa e un modulo che il cliente stesso dovrà restituire debitamente compilato e sottoscritto mediante la busta preaffrancata anch’essa contenuta nel plico ricevuto. La restituzione di tale modulo sarà indispensabile per usufruire del contributo.
Per tutti coloro che non fossero ancora clienti di CVA Trading e desiderassero sottoscrivere il contratto o volessero informazioni aggiuntive, è a disposizione ad Aosta lo sportello sito in Via Conseil des Commis 23, aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00. In alternativa, è possibile contattare il numero verde gratuito 800 99 89 44, oppure scrivere una e-mail a: clienti.casa@cvaspa.it o scaricare la documentazione relativa direttamente sul sito web www.cvatrading-ao.it.
Per usufruire del contributo, non è fissata una scadenza, pertanto sarà possibile accedervi anche nei prossimi mesi.

Lettera da Londra: incominciamo dalla fine (seconda parte)

Seconda parte della prima puntata della rubrica Lettera da Londra di Gilles Quey, pubblicata sul Corriere della Valle del 5 febbraio. Per la prima cliccate qui.

Non penso sia difficile capire come si fosse innestato un sistema di tipo piramidale basato su disponibilità finanziaria creata a sua volta da disponibilità finanziaria; sono sempre stato convinto che il prezzo di un bene non sia il suo vero valore, ma semplicemente quanto una persona sia disposta a pagarlo e penso che la disponibilità sia stato ciò che maggiormente ha influenzato i valori di scambio.
Immagino a questo punto venga spontanea una domanda: «Ma chi ha finanziato tutto questo? Chi ha prestato questi soldi?».
Io direi tre soggetti in particolare
I) Gli istituti finanziari inizialmente
II) La crescita economica
III) Le economie dei paesi emergenti ed in particolare quella cinese.
Mi soffermerò qui solo sui punti (II) e (III).
La crescita economica (crescita del PIL) è pari alla variazione annua di tutti i beni venduti. Più è elevata più un paese, inteso come sistema, aumenta la propria disponibilità finanziaria e di conseguenza la massa monetaria e la ricchezza dei singoli.

Torniamo negli Stati Uniti: l'amministrazione Bush ha intrapreso una politica di riduzione della pressione fiscale (tipica dei governi repubblicani ma generalmente più contenuta) unitamente ad una spesa pubblica elevata (in particolare relativa a spese militari). Il finanziamento di tale aumento della spesa pubblica se congiunta a tagli del gettito fiscale non può che venire dal debito pubblico drasticamente esploso durante gli ultimi dieci anni di amministrazione. Ci si dovrebbe chiedere chi abbia sottoscritto tali emissioni di debito. In altre parole, chi ha finanziato la crescita a stelle e strisce? Ovviamente ci sono molti investitori nonostante i rendimenti molto contenuti e una valuta sotto pressione, ma una su tutti è stata la sottoscrittrice delle emissioni americane: la Cina (più in generale tutte le economie asiatiche).
Il motivo sottostante a tale scelta di investimento è semplice, comprare dollari per evitare una rivalutazione della valuta locale in maniera tale da mantenere un export molto competitivo.
Lo scenario è dunque in maniera semplicistica sintetizzabile come segue:
a) La Cina mantiene alto il tasso di incremento della produzione
b) con il ricavato finanzia la crescita americana e di converso gli acquisti verso se stessa
c) l'America cresce e spende in via sempre maggiore entrando nella spirale di arricchimento
da disponibilità
d) La Cina acquista titoli di Stato americano e valuta, poi si torna al punto a).
Alla fine di questo processo sorge spontanea la domanda: ma a chi appartengono gli Stati Uniti? Quale è il potere Cinese nei confronti dello Stato Americano? Quale è il grado di dipendenza di un paese verso l'altro? Ci troviamo di fronte ad uno scenario globale decisamente evoluto in cui per anni si sono perseguiti obiettivi di corto periodo e respiro favorendo una crescita incontrollata con buona pace di tutti, e non solo dei banchieri, convinti che questo meccanismo non si sarebbe mai inceppato. Tutti ci siamo sentiti giorno per giorno più ricchi dimenticando di stare viaggiando su un'auto lanciata a forte velocità contro un muro chiamato realtà.
L'economia ed i mercati hanno delle regole e sono un sistema artificiale. E' sbagliato rifiutarne i limiti e non è facile per nessuno fare delle scelte impopolari o portare risultati inferiori a quelli
dei propri concorrenti in un mercato come quello di oggi, o meglio, quello di un anno fa' in cui tutti abbiamo risposto ad un solo assioma.... parafrasando una vecchia canzone.... finché il mercato va lascialo andare.

11 febbraio 2009

Valgrisa ha presentato al Pitti il jeans di canapa fatto a mano

La Valle da Aosta da indossare è sbarcata, dal 13 al 16 Gennaio, alla manifestazione «Pitti Immagine Uomo», ospitata a Firenze nella Fortezza da Basso. Valgrisa, azienda simbolo del «prêt-à-porter montagnard» che può contare fra i suoi soci fondatori Luciano Barbera, nome notissimo della moda italiana e internazionale, è stata fortemente voluta alla manifestazione dalla Commissione del Pitti «per l’originalità e la raffinatezza dei suoi capi», alcuni dei quali realizzati con la lana proveniente dalla tosatura delle circa 1.800 pecore «Rosset», rarissima razza autoctona, e «per la particolarità della lavorazione artigianale effettuata nei piccoli laboratori di tessitura, collocati in alta montagna», da parte delle socie delle cooperative «Les Tisserands» di Valgrisenche e «Lou Dzeut» di Champorcher, presenti anche quest’anno con un loro stand alla fiera di Sant’Orso. «La nostra presenza al Pitti – spiega l’amministratore delegato Alessandra Fulginiti, insieme alla socia Silvia Tambosco, il braccio operativo della griffe sui mercati nazionali ed esteri – è stata caratterizzata da quattro mini eventi che ci hanno permesso di far conoscere i nostri nuovi prodotti, il sistema di tracciabilità che caratterizza tutti i nostri capi e la realtà del Valgrisa Club una vera e propria community di clienti estimatori che nel tempo si sono fidelizzati al marchio e si sono avvicinati al territorio valdostano, scoprendone le qualità e le emozioni che può offrire». L’attenzione di molti buyers è stata in particolare attratta dalla presentazione del primo jeans realizzato in canapa tessuta a mano. «Oggi quasi tutte le griffe hanno interpretato questo capo rifinendolo e arricchendolo fino a farlo diventare un cult esclusivo. – sottolinea Fulginiti – Come Valgrisa, per i patiti del fatto a mano, proponiamo un prodotto davvero esclusivo. Solo quaranta centimetri di tessuto realizzati in un’ora di duro lavoro manuale: ecco l’unicità di questo tessuto in cui è bello scoprire le appena percettibili irregolarità date dalla lavorazione artigianale». Ma c’è di più. La griffe valdostana (circa 400 mila euro di fatturato nel 2008) ha allargato i propri orizzonti al mondo dello sport offrendo alla propria clientela una linea di sci costituita da tre diversi modelli: uno sci pensato per il mondo femminile contraddistinto dal la sobrietà dei colori e per la grafica originale delle decorazioni; un modello da gran turismo, adatto a tutte le nevi e, infine, per i più nostalgici, uno sci costruito interamente con legno di noce valdostano «che - commenta Fulginiti - “regala” la sensazione e il piacere di sciare con uno sci d’antan, ma realizzato con le più attuali tecniche artigianali». Sul fronte commerciale il Pitti è stata una vetrina importante. «Sono stati davvero molti i contatti ma – conclude Tambosco – è però ancora presto per stabilire con chiarezza quelli che si concretizzeranno nel breve termine e definire la nostra programmazione per il 2009. Il nostro obiettivo prioritario è quello di consolidarci sul mercato nazionale e coprire l’area dell’arco alpino dove esistono ancora alcune piazze scoperte, ad esempio Cortina e Madonna di Campiglio, sicuramente interessate alla nostra linea di abbigliamento». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 28 gennaio 2009)

10 febbraio 2009

La casa da gioco dà il suo brand in franchising

Diversificare l’offerta, promuovere il brand attraverso il franchising e, perché no, contrastare l’avanzata del gioco pubblico sul territorio. Sono questi in sintesi gli obiettivi di «4Games», società di cui è azionista al 51 per cento la Casa da Gioco di Saint-Vincent in partnership con Cogetech spa, leader nel settore giochi e scommesse. Nel corso del 2009 la start up ha aperto due sale in gestione diretta con il marchio «Casinò di St-Vincent Slot Club», a Quart e a Torino, facendo registrare risultati nettamente superiori alle previsioni del business plan triennale di 4Games. Il negozio di gioco valdostano (vietato ai residenti) ha incassato circa 955 mila euro da agosto a dicembre. Da giugno a dicembre il capoluogo piemontese ha assicurato invece ricavi per un milione e 28 mila euro. Si sviluppa anche il franchising. E’ dei primi giorni di dicembre l’apertura di una sala nel centro di Torino, nei pressi della stazione di Porta Nuova, frutto dell’accordo con l’imprenditore torinese Milanesio. La sala ha garantito nei primi 24 giorni di attività ricavi netti pari a 14 mila euro. E altre domande saranno oggetto di valutazione da parte dello staff dirigenziale nei prossimi giorni. Sullo sfondo rimane ancora il settore dell’online, sempre nel core business del nuovo soggetto imprenditoriale, ritenuto dai vertici aziendali di grande interesse per il suo enorme potenziale, anche se molto dipenderà dalle strategie che lo Stato vorrà mettere in atto e che saranno determinate dall’evolversi del nuovo quadro legislativo in materia di regolamentazione del gioco d’azzardo. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 21 gennaio 2008)

9 febbraio 2009

Federgioco scrive ad azionisti e Governo

Si è riunito venerdì 6 febbraio a Saint-Vincent il direttivo di Federgioco. Il risultato finale è un documento che sottopongo all'attenzione dei miei visitatori in versione integrale.

Ai rappresentanti delle proprietà

Spunti di riflessione per un'azione comune


Premessa:
Le case da gioco italiane stanno attraversando, anche a causa della concorrenza del gioco pubblico gestito direttamente dallo Stato, una fase di crisi misurabile con la forte contrazione delle presenze di clienti e di introiti, che ha inciso negativamente sulla possibilità di far fronte ai rilevanti costi organizzativi e del personale.
In tale fase resa difficile dalla forte influenza di fattori di mercato legati al forte sviluppo del gioco pubblico, si sono inserite problematiche di natura legislativa che hanno reso la congiuntura, già negativa, ancor più difficoltosa: ci riferiamo all’entrata in vigore del d. Lgs. N. 231/2007 (c.d. normativa antiriciclaggio estesa anche alle case da gioco) e alle numerose proposte di legge che intendono promuovere la diffusione del gioco d’azzardo in altre aree del paese ad alta vocazione turistica.
La Federgioco, ha svolto un’attività instancabile di sensibilizzazione delle autorità di Governo e dei Parlamentari di riferimento, per esporre la propria posizione e quella dei quattro casinò rappresentati, in ordine alle delicate tematiche appena evidenziate. Di seguito se ne sintetizzano i contenuti:

Attuali maggiori criticità:

a) Antiriciclaggio:
Su tale tema la Federgioco ha messo in evidenza che nonostante i ripetuti richiami rivolti alle commissioni competenti sul carattere vincolante e sul contenuto circostanziato della norma comunitaria di riferimento (Art. 10, paragrafo 2, della Direttiva 2005/60/CE) essa non è stata recepita dal legislatore italiano nel decreto legislativo n. 231/2007, che impone alle case da gioco italiane, tutte soggette a controllo pubblico, l’onere di adempimenti e di procedure di identificazione e registrazione delle operazioni di acquisto e cambio di gettoni per importo pari o superiore a 2.000 euro (obbligo già previsto dalla legge all’art. 24 del D. lsg 231/2007, ma allo stato non ancora in vigore, per l’assenza del decreto ministeriale attuativo che avrebbe dovuto stabilire le caratteristiche tecniche dei sistemi informatici per la registrazione).
Non si comprende la ragione per cui si sia inteso adottare misure di controllo ulteriori nei confronti di società pubbliche, quali sono le società di gestione dei casinò italiani, rispetto a quanto disposto dalla Direttiva europea. Tali misure aggiuntive hanno l’unico effetto di spostare risorse tributarie dagli Enti pubblici italiani a società concorrenti site in altri paesi comunitari e di privare i cittadini italiani di quelle forme di garanzia e di controllo che sono assicurate dai Casinò pubblici nazionali.
Per quanto precede facendo seguito a quanto già inoltrato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai ministri competenti, ai Sottosegretari competenti, ai Presidenti e Vice Presidenti delle Commissioni parlamentari competenti, si chiede in sintesi che il Governo voglia adottare ai sensi dell’art.1 della L. n.29/2006 un decreto legislativo correttivo che, allo scopo di dare una corretta attuazione al secondo paragrafo dell’articolo 10 della Direttiva 2005/60/CE e all’art.22 della legge n.29/2006, preveda, per le case da gioco soggette a controllo pubblico, che gli obblighi di identificazione e registrazione siano assolti mediante l’identificazione e la verifica dell’identità dei clienti al momento del loro ingresso nelle sale da gioco, indipendentemente dall’importo dei gettoni acquistati o venduti, evitando in tal modo ogni penalizzazione, sotto il profilo della parità delle condizioni di concorrenza, delle case da gioco pubbliche italiane rispetto a quelle di altri Paesi europei.

b) Sull’apertura di nuove case da gioco:
Dalla lettura delle diverse iniziative e proposte legislative per l’apertura di nuove case da gioco sul territorio nazionale emerge un approccio abbastanza superficiale, probabilmente legato ad una insufficiente conoscenza delle case da gioco in particolare o del mercato del gioco più in generale, ovvero da una scarsa considerazione della complessità nella gestione.
Al contrario a nostro avviso l’avvio di una iniziativa legislativa così importante richiede, metodo, rigore ed approfondimenti ed analisi propedeutiche.


La posizione di Federgioco e delle case da gioco pubbliche italiane sul tema è così sintetizzabile:
- promuovere studi accurati e interdisciplinari sullo sviluppo del gioco d’azzardo e sulle conseguenze sociali di tale fenomeno al fine di indirizzare lo sviluppo futuro;
- bloccare lo sviluppo e la diffusione ulteriore del gioco d’azzardo sino alla conclusione di studi approfonditi sul fenomeno;
- adattare criticamente e consapevolmente, in base alle risultanze degli studi, l’offerta di gioco pubblico per evitare le attuali distorsioni (aumento del gioco patologico con conseguente aumento dei costi sociali del fenomeno, pericolo di infiltrazioni criminali nella gestione, mancanza di adeguati ed efficaci sistemi di controllo sulla regolarità del gioco e delle relative transazioni);
- prevedere un apparato di controllo efficace sul sistema del gioco a tutela del consumatore e dei molti operatori del settore e prevedere mezzi di contrasto energici ed efficienti per arginare il fenomeno del gioco illegale;
- nell’ottica della tutela del cliente e degli operatori del settore, nonché in considerazione delle negative ricadute di una eccessiva liberalizzazione, prevedere un limite alla diffusione del gioco legale, stabilendo dei parametri territoriali massimi che tengano conto dello sviluppo economico delle aree di riferimento;
- contrastare l’apertura di nuove case da gioco, in quanto quelle esistenti sono certamente in grado fare fronte alla domanda interna, garantendo standard elevati di controllo e di sicurezza.
Le motivazioni su cui si fonda la posizione di contrasto all’apertura di nuove case da gioco da parte di Federgioco si possono così sintetizzare:
- in primis la considerazione secondo cui le fattispecie penali di cui agli artt. 718 e ss. che vietano l’esercizio del gioco d’azzardo rispondono all’interesse della collettività a vedere tutelati la sicurezza e l’ordine pubblico in presenza di un fenomeno che si presta a fornire l’habitat ad attività criminali;
- assicurare elevati standard di controllo e sicurezza sia sulla correttezza dei giochi, che sulle transazioni economiche;
- gli ingenti, costosi ed indispensabili organi e sistemi di controllo che attualmente operano nei casinò per garantire la sicurezza, la tutela del cliente e dei dipendenti e la regolarità del gioco, difficilmente potrebbero essere riprodotti in realtà di dimensioni inferiori, quali risulterebbero i nuovi casinò in caso di liberalizzazione del mercato;
- scongiurare la sottrazione di risorse economiche agli enti locali che attualmente ne beneficiano e che in assenza di queste, dovrebbero ottenerne il ripianamento da parte del Stato;
- scongiurare seri contraccolpi di natura economico-sociale alle risorse umane attualmente occupate nel comparto.
Una lungimirante valutazione sulle opportunità offerte dal comparto del gioco non può prescindere dall’esatta valutazione delle potenzialità economiche della domanda interna, dell’attuale bacino d’utenza delle casa da gioco già operanti nel nostro Paese, della misura delle entrate che esse assicurano agli Enti Locali di riferimento, e delle risorse umane che in modo diretto o indiretto beneficiano della loro attività.
In sintesi sarebbe necessario:
- tradurre in accurato studio gli esiti di tali verifiche propedeutiche da cui scaturiscano anche le basi per una trattazione dell’argomento accurata ed informata;
- prevedere, con l’entrata in vigore della legge sull’apertura di nuovi casinò, l’eliminazione di tutte le slot machine da tutti gli altri esercizi, sull’esempio di quanto già avvenuto in Francia e in Svizzera;
- coinvolgere, nella stesura del progetto di legge, la Federgioco (associazione che riunisce le società di gestione delle quattro case da gioco italiane), per assicurare un contributo professionale di assoluto rilievo, atteso che il gruppo di lavoro da questa istituito ha già da tempo individuato i punti critici sui quali focalizzare l’attenzione.
Al di là delle valutazioni e delle motivate aspettative, è appena il caso di far notare comunque che nessuna iniziativa legislativa seria potrà prescindere, nella stesura del testo e ancor prima nella valutazione dell’opportunità, dalla collaborazione professionale di Federgioco, atteso che in essa si condensano tutte le migliori professionalità italiane in materia di case da gioco, che ricordiamo sono state acquisite in oltre 60 anni di esperienza.
Il coinvolgimento di Federgioco potrà assicurare l’impiego delle migliori professionalità del settore per aspirare ad ottenere uniformità ed efficienza organizzativa e gestionale, sicurezza dei giochi e delle transazioni economiche, rispetto della legalità, forme di contrasto al gioco patologico e, nel contempo, scongiurare che gli esuberi di personale, che inevitabilmente si produrrebbero nelle società di gestione attualmente operanti, possano contribuire ad appesantire il quadro di crisi economica che si va delineando.

Conclusioni:
Le quattro case da gioco auspicano che gli azionisti di riferimento e la Federgioco svolgano ogni possibile attività di sensibilizzazione sulle Autorità Politiche e di Governo competenti, affinché i principi rappresentati nel presente documento possano essere condivisi e recepiti.
 

© ImpresaVda Template by Netbe siti web