26 giugno 2012

Marcello Panizzi (Centrale Laitière): «Occorre guardare anche al mercato francese»


Marcello Panizzi
Prosegue la pubblicazione delle interviste fatte dal sottoscritto durante la trasmissione ImpresaVda e poi riproposte sul Corriere della valle. Oggi tocca a  Marcello Panizzi, uno dei fondatori della Centrale laitière de la Vallée d’Aoste con alle spalle un’attività di produttori di formaggi e non solo da tempo consolidata sotto l’etichetta “Fratelli Panizzi”.

Sbaglio o il business del latte è tutt’altro che semplice?
La prima difficoltà è che si tratta di un settore che va in velocità in quanto il latte essendo un prodotto fresco si degrada subito di conseguenza qualunque tipo di problema va risolto velocemente. Inoltre, giustamente, è soggetto a dei controlli molto severi. E’ poi anche soggetto al regime delle quote latte che è un altro cappello che abbiamo sopra la nostra testa molto impegnativo e molto burocratizzato.

E’ vero che gli italiani risparmiano su tutto salvo alimentazione e telefonini?
In questo momento risparmiano anche sull’alimentazione. Registriamo un calo, dovuto molto probabilmente anche ad una gestione diversa del prodotto da parte delle famiglie. Si spreca meno e si razionalizza meglio la spesa.

Come nasce l’idea della Centrale? Perfino la piemontese Abit si era arresa con la famosa Centrale del latte di Gressan…
A noi dispiaceva il fatto che l’unica azienda con una produzione di media grandezza chiudesse. Era importante per tutto il settore e poi per la commercializzazione dei prodotti valdostani. In fin dei conti era una sfida imprenditoriale. Allora ci siamo avvicinati a questa realtà con la mentalità della piccola impresa che avevamo alle spalle e questo ci ha aiutato.

Che cosa è cambiato con l’intervento suo e dei suoi soci?
Abbiamo dovuto riportare piano piano un’azienda che aveva una mentalità di grandi produzioni a dei regimi più bassi, ma concreti

Che tipologia di prodotti proponete e come sta rispondendo il mercato? Mi interessa anche la massa critica raggiunta sul fronte della produzione e dei fatturati…
L’abbiamo raggiunta. Dobbiamo però aumentare i fatturati ma con dei prodotti che diano reddito. Addirittura noi abbiamo tolto dei fatturati non redditizi. Oggi i nostri prodotti leader sono il latte fresco, il latte Uht, lo joghurt e il formaggio Bleu d’Aoste che ci ha sempre dato molte soddisfazioni. Preferiamo incrementare su questi piuttosto che andare a cercare dei piccoli mercati che non cambiano alla fin fine i numeri complessivi.

Oltre alla Valle quali sono i vostri mercati di riferimento?
In questo momento tutto il Nord Ovest, cioè Liguria, Piemonte e Lombardia che lentamente negli anni stanno crescendo, e, in questi ultimi due anni, c’è stata la gradita sorpresa dell’Alta Savoia.

Anche se bilingui ogni tanto sembriamo dimenticarci del mercato francese. Vale la pena guardare in quella direzione?
Direi proprio di sì. Sono molto simili a noi. Ha la stagionalità. Capisce molto il prodotto artigianale perché anche da loro ce n’è molto. E devo dire che i primi riscontri sono molto positivi. Per quel mercato abbiamo creato un prodotto ad hoc il Bleu ai tre lati molto cremoso che di là ha incontrato tantissimo.

Un parere da esperto. La fontina non decolla: in che cosa stiamo sbagliando? Ammesso che sia così facile capirlo…
Intanto bisogna ricordarsi che la fontina è il nostro prodotto principe e ci è invidiata non solo in tutta Italia ma addirittura in tutto il mondo come dimostra che ci venga copiata in molte nazioni. Il sistema comunque funziona. Molto probabilmente da quest’anno – ma la Cooperativa Produttori di Fontina ha già iniziato a ragionare in questa direzione – occorrerà razionalizzare un po’ la produzione in base ai magazzini che ci sono. Poi si possono fare tante altre iniziative.

Ad esempio i produttori di formaggi del Nord Est vorrebbero copiare il sistema Fontina…
E’ vero. Io sono stato ultimamente da quelle parti e hanno dei problemi di ribasso dei prezzi sui prodotti di montagna molto forti. Quindi sicuramente il sistema ha un suo perché. E’ logico che finché i numeri sono questi si può difendere. L’importante è non avere dei surplus di produzione che possono diventare deleteri…

La distinzione tra fontina di Cooperativa e di alpeggio è positiva?
Sicuramente sì. Forse bisognerebbe perfino andare un po’ più decisi, senza però stravolgere un prodotto che funziona. Perché poi tornare indietro non è così semplice.

La tutela del prodotto è un bel problema?
Sicuramente e poi sui mercati grandi dove c’è necessità di un prodotto più standardizzato la fontina è messa da parte. Però per il futuro un prodotto che ha una storia vero dietro e un territorio che la crea resta il punto base.

Una novità da raccontare in esclusiva ad ImpresaVda…
Il nuovo formaggio che abbiamo fatto per il mercato francese che si chiama Bleu au trois lait. E’ un formaggio a pasta cremosa, fatto con latte di mucca,  capra e capra, che piace davvero molto alla clientela transalpina. Nel 2011 abbiamo realizzato un buon fatturato sulla Francia e recentemente un accordo con una azienda italiana per la commercializzazione. E’ un prodotto che sta crescendo costantemente e siccome ha un prezzo piuttosto alto ci porta un discreto incremento di fatturato.

Dovendo mandare un telegramma urgente  a chi lo invierebbe e che cosa  ci scriverebbe?
In quanto imprenditore dico che, soprattutto noi che siamo qui in Valle d’Aosta, in una piccola regione, dobbiamo fare rete tra aziende e dove è possibile unirsi. E’ l’unica salvezza che avremo nei prossimi anni perché poi quando ci si affaccia sui mercati la situazione si complica ed essere troppo piccioli non funziona, non serve. Le imprese di uno stesso settore devono unire le forze e si spera, in un secondo momento, anche gli utili. Tutto questo per resistere a quello che saranno i prossimi anni.

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