27 luglio 2013

L'altare

Ospito sul blog l'ultimo editoriale che ho pubblicato questa settimana sul Corriere della Valle 

«Gelateria con altare per battere la crisi». La notizia è stata data dalle pagine regionali de «La Stampa» sabato scorso. La scelta di inserire un altare («scovato nella cappella di una villa sulla collina torinese») nell’arredo di una gelateria, anche se ospitata in una palazzina di pregio, lascia un po’ perplessi. 

Lo stesso autore dell’articolo, pur incensando il coraggioso imprenditore,  un po’ freudianamente si lascia sfuggire la parola «kitsch» prontamente supportata dai termini «voluto e raffinato». Tuttavia non è questo il motivo principale per cui scrivo. Il fastidio, l’irritazione non sono mai buoni motivi per dare sfogo ai propri pensieri. Del resto l’obiettivo di simili «trovate» è anche un po’ il suscitare lo scandalo affinché la gente ne parli e ulteriormente scriverne o peggio stigmatizzare l’evento è rendersi facilitatori degli addetti al marketing. 

O almeno così credevo. 

In realtà sono stato costretto a scriverne per un evento che mi ha colto impreparato. Diverse persone si sono rivolte a me (e non solo a me) esprimendo il loro dolore e la loro sofferenza per una scelta che avvertono come uno sfregio alla loro fede. Non c’era ira nelle loro parole. Apparivano come feriti nel profondo. Più d’uno mi ha detto di non riuscire neppure a guardare dentro al locale. Anche in campo laico c’è chi mi ha rivelato una certa inquietudine nell'acquistare un gelato sotto lo sguardo di un luogo deputato ad ospitare l’eucaristia. 

La verità è che l’idea imprenditoriale è un boomerang e che terrà sicuramente lontane molte persone dal locale. La curiosità avrà il fiato corto e presto lascerà spazio ad una sensazione di disagio. E allora? Mi verrebbe da suggerire ai proprietari se non è possibile fare qualche passo indietro. 

L’imprenditore che ha dato vita a questa attività ha davvero i numeri per dare gambe ad una impresa con la qualità e la costanza del lavoro e senza trucchi suggeriti dai «guru del design». 

Sarebbe un gesto apprezzato di cui daremmo ampia e diffusa notizia.

1 commenti:

Paola Burgay ha detto...

Grazie direttore anche per me c'è disagio e tristezza nel vedere ridicolizzato così un arredo sacro. Vorrei un pronunciamento della chiesa, non è possibile che si lasci passare una cosa del genere. Grazie e cordiali saluti. Paola Burgay Aosta.

 

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