18 febbraio 2014

Camillo Rosset (#MaisonRosset): «Il mio sogno? L'#autarchia»

Propongo l'intervista fatta a Camillo Rosset, classe 1970, titolare dell'agriturismo Maison Rosset.

Quest'anno Maison Rosset festeggia vent'anni di attività. Sicuramente un bel traguardo, come pensate di solennizzare questo momento?
Nel 1993 infatti abbiamo iniziato con la parte del ristoro della casa padronale, la sede dell'azienda agricola in quell'anno era ancora all'interno del Borgo. Vogliamo solennizzare questa ricorrenza con una prima produzione di vino delle nostre vigne. Brinderemo con il nostro vino.

In questi venti anni tanti significativi passi in avanti. L'azienda è cresciuta. Quante sono le persone che ruotano intorno all'Agriturismo Maison Rosset?
Attualmente otto.

In questi vent'anni come è cambiato il fare impresa?
Sicuramente i cambiamenti ci sono stati. Si continua a parlare di semplificazione ma in realtà non è così. Io vorrei semplicemente occuparmi del mio lavoro ma in realtà sono diventato un burocrate. L'aspetto burocratico è peggiorato e si è complicato. Passo le mie giornate a girare carte. Per quanto riguarda invece l'aspettativa del cliente ho notato che si è raffinato, è diventato molto attento a me personalmente piace molto lavorare con un cliente un po' più difficile anche perché è più stimolante. Per quanto riguarda invece il settore della ristorazione sono aumentate le intolleranze e le allergie. Vent'anni fa l'intolleranza al glutine quasi non esisteva. Invece oggi quotidianamente viviamo con queste problematiche: il glutine, l'intolleranza al latte, il no ai formaggi. Quest'ultimo era già diffuso ma il glutine ormai è imperante.

Potendo ricominciare che cosa cambierebbe?
Direi di no. Mi ritengo fortunato rispetto al percorso seguito in questi anni. E' chiaro ho avuto un cantiere. Ho vissuto nella polvere e nei debiti per vent'anni e forse si poteva fare tutto subito però non avrebbe dato sicuramente la stessa soddisfazione.

Cosa significa fare ristorazione in Valle d'Aosta? Atout e ostacoli?
Sicuramente la mia è stata una decisione voluta anche perché l'agriturismo propone prodotti della propria azienda e comunque del territorio e il fatto di essere così specifico da una parte può frenare una serie di clienti ma dall'altra è un atout. Il turista che si trova nella media valle e vuole vivere un'esperienza di cucina valdostana anche un po' rivisitata come nel caso della Maison Rosset è ovvio casca abbastanza su Maison Rosset e questo è un atout importante.

La cucina valdostana si sta ritagliando un suo posto nel panorama della cucina italiana? Sta crescendo l'apprezzamento dei turisti?
Direi costante crescente. Possiamo dire che l'elemento veramente nuovo è che il valdostano vent'anni fa era meno orgoglioso della proposta del suo prodotto sul tavolo. Oggi abbiamo migliorato la consapevolezza di avere prodotti sul nostro territorio, nelle nostre aziende interessanti, di ottima qualità, genuini e, quindi, siamo anche orgogliosi di proporli. Forse vent'anni fa questo ci mancava un po'. Non ci sentivamo così convinti dei prodotti a disposizione sul territorio.

Come è il dialogo con le altre strutture agrituristiche? Riuscite a fare rete?
C'è una rete. Il rapporto con gli altri miei colleghi è sicuramente ottimo e quindi mi posso ritenere soddisfatto. Esiste l'associazione degli agriturismi valdostani anche se da alcuni anni a questa parte siamo collegati tutti con l'Adava in quanto quella che un tempo era l'associazione degli albergatori della Valle d'Aosta oggi è l'associazione degli operatori valdostani e così - direi anche fortunatamente - raccoglie tutte le proposte di accoglienza esistenti sul territorio regionale. E' sembrato giusto perciò anche  a noi fare parte di questa grande famiglia dell'ospitalità.

Maison Rosset ha come obiettivo la quasi autarchia. E' vero?
Assolutamente sì. L'azienda agricola Rosset nel 1993 quando io inizia l'attività collegando la parte agricola alla ristorazione di fatto era già una piccola azienda agricola con un concetto autarchico di sopravvivenza famigliare. Io ho voluto nel corso degli anni proseguire questo progetto e far diventare questa autarchia famigliare un'autarchia dell'azienda ristoro Maison Rosset. Ci stiamo avvicinando infatti quest'anno avremmo addirittura la prima produzione di vino di cui ho già detto in precedenza. L'unico aspetto su cui non stiamo ancora lavorando è quella cerealicola che presenta alcune difficoltà.

Un'altra novità da annunciare?
Stiamo apportando alcuni miglioramenti sul fronte dell'ospitalità. In futuro potremmo pensare ad uno spazio dedicato al benessere. Al momento possiamo contare su sei chambre d'hôtes e su un'attività di turismo rurale, cioè di appartamenti ad uso turistico. 

Il sogno imprenditoriale da realizzare?
Per chiudere il cerchio rivedere l'aspetto della monticazione del bestiame. Per il futuro siamo un po' proiettati verso l'alpeggio.

Insomma c'è lavoro per altri vent'anni?
Certamente. Altrimenti che cosa si fa? Bisogna porsi degli obiettivi. E poi la Valle d'Aosta offre molto e di conseguenza è giusto dedicarsi a questo.

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