28 maggio 2014

Stefano Celi (La Source): «Dobbiamo essere più coordinati nel promuovere i nostri prodotti»

Stefano  Celi
Stefano Celi, imprenditore vitivinicolo titolare de La Source e da quasi un anno alla guida della Vi.val, comitato di coordinamento tra tutte le organizzazioni private e cooperative del settore vitivinicolo valdostano.

Come è andato il Vinitaly?
E’ andato bene. E’ stato il primo anno in cui lo abbiamo organizzato come associazione di conseguenza è stata un’esperienza anche nuova. Abiamo rivoluzionato un po’ il nostro stand ed è pure piaciuta l’immagine che abbiamo dato e c’è stata una grande affluenza di pubblico sia italiano che straniero.

Qual è stata l’idea nuova?
Abbiamo cercato di valorizzare il nostro territorio inserendo gigantografie dove erano presenti i nostri vigneti con le montagne valdostane di sfondo. La viticoltura di montagna o eroica come si dice è ciò che ci contraddistingue da altre realtà.

Perché fare l’imprenditore vitivinicolo?
La viticoltura in Valle è sempre esistita. Prima  a livello di autoconsumo famigliare, negli ultimi decenni ha avuto un grande sviluppo. E’ uno dei nuovi filoni dell’agricoltura per la nostra regione oltre all’allevamento. E’ un trend nuovo, giovane, che dà soddisfazioni in quanto molto creativo. In questo momento il mondo del vino desta molto interesse. Ci sono molti imprenditori giovani con una visione molto aperta del mondo. In questo momento stiamo girando davvero tutto il mondo con i nostri prodotti.

Come mai il nome La Source?
Nella barricaia abbiamo una sorgente che sgorga naturalmente. Ci dona l’umidità necessaria per conservare bene il vino nelle botti di legno e da lì abbiamo preso il nome.

Numeri di produzione e tipologie di vino?
Adesso abbiamo sei ettari e mezzo di vigneto per circa 40mila bottiglie suddivise in otto vini diversi: due bianchi, Chardonnay e Petite Arvine, un rosé, fatto principalmente con del Petit rouge, particolarmente apprezzato dai turisti francesi, e cinque rossi, Cornalin, Gamay, due Torrette, una  versione base che fa affinamento in acciaio e una superiore in legno, e il Sirah.

Autoctoni o internazionali? Preferenze?
Entrambi. Però adesso come adesso puntiamo maggiormente sugli autoctoni. Gli internazionali sono serviti alla viticultura valdostana per farsi conoscere nel mondo. Adesso la gente è curiosa per cui cerca molto gli autoctoni ed è quello che ci contraddistingue da tutti gli altri. Uno Chardonnay per buono che sa sarà sempre uno Chardonnay, mentre gli autoctoni ce li abbiamo soltanto noi e nessuno può copiarceli.

Quanto export?
Io faccio ancora poco. Sono sul 10%. Il mercato principale per tutti resta sempre la Valle d’Aosta. Siamo fortunatamente una regione turistica e il legame Turismo-Agricoltura è fondamentale.

Soprattutto con agli autoctoni…
Certamente e poi adesso il mercato italiano ha una bella curiosità intorno ai nostri vini. Ci cerca anche abbastanza. Anche al Vinitaly c’era chi cercava i nostri vini in quanto siamo ancora la novità sul mercato vitivinicolo italiano. Chi vuole proporre qualcosa di nuovo e di diverso cerca la Valle ‘Aosta.

Lei è presidente della Vival, un osservatorio importante. Qual è lo stato di salute del vino in Valle d’Aosta?
Buono. E’ forse uno dei settori migliori per l’agricoltura valdostana anche perché abbiamo un mercato che ci sostiene. Siamo stati forse i primi a capire che per vincere le sfide sul mercato bisognava fare qualità.

All’interno del settore c’è anche molta sinergia…
Di fronte al momento di crisi abbiamo avvertito la necessità di essere tutti uniti. Fino all’anno scorso produttori privati e cooperative viaggiavano separati ora ci siamo tutti riuniti sotto l’associazione che io attualmente presiedo con lo scopo sia di promuovere il prodotto Valle d’Aosta, ma soprattutto di confrontarci sulle varie problematiche e avere una voce unitaria per relazionarci con il sistema politico e l’amministrazione pubblica.

Qualche iniziativa da segnalare come associazione?
La più prossima è Cantine aperte, il 25 maggio, organizzata in Valle d’Aosta dal Movimento Turismo del Vino che in Valle fa sempre parte della Vival. E’ un’iniziativa nazionale durante la quale apriamo le cantine ai turisti e alle persone che vogliono vedere dove si fa il vino, assaggiare i nostri prodotti e conoscerci. Abbiamo in corso anche diversi contatti con le varie pro loco per organizzare le manifestazioni estive. Faremo qualcosa anche in giro per l’Italia con l’Assessorato all’Agricoltura e la Presidenza del Consiglio regionale. Andremo a Spoleto alla manifestazioni i “Vini del mondo” e a Trento per quella dei “Vini di montagna”. Faremo una presentazione non soltanto dei vini ma pure degli altri prodotti Dop della Valle. Realizzeremo dei laboratori del gusto dove abbineremo salumi e vini e formaggi e vini.

Una novità da annunciare in esclusiva a ImpresaVda
Alla produzione vitivinicola sto pensando di aggiungere un’attività di agriturismo. La cantina è stata realizzata a partire da una vecchia stalla e nella parte del fienile sto facendo delle camere. Se fare un ristorante o meno ci sto ancora pensando di sicuro allargheremo il nostro campo di azione all’attività ricettiva. Il connubio agricoltura-turismo è,  a mio avviso, vincente. Inoltre la cantina si trova proprio davanti al castello di Saint-Pierre e quando si aprono le finestre al mattino si può godere di uno scenario molto bello.

L’enoturismo è dunque un fenomeno di interesse…
C’è gente che chiede di venire a visitare la cantina, di degustare e fortunatamente acquista. Sia italiani che stranieri, soprattutto quelli provenienti dal Nord Europa.

Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Il mio sogno da Presidente è quello di far collaborare tutti i produttori, non solo quelli vitivinicoli. Siamo piccoli e dobbiamo essere uniti per affrontare insieme le sfide che il mercato ci lancia. Se agiremo insieme saremo imbattibili.

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