30 dicembre 2015

Massimo Leveque (#Finaosta): «L'economia della Valle d'#Aosta dovrà fare il bilancio regionale»

Intervista a Massimo Lévêque, da pochi mesi alla guida di Finaosta

Visto il momento di crisi è evidente che il ruolo della finanziaria regionale è strategico… Spieghiamo perché ai nostri radioascoltatori.
La Finanziaria regionale è uno strumento che la Regione si è data nel 1982 per consentire di operare sul terreno delle azioni per lo sviluppo economico con una agilità diversa da quella che potevano avere la pubblica amministrazione

Da economista come giudica questa crisi?
Questa è una crisi straordinaria. Non è una crisi congiunturale di qualche anno. E' caratterizzata da una durata molto lunga e da una profondità importante. Nel senso che molto indicatori economici – dai consumi delle famiglie al reddito – hanno fatto dei passi indietro. Nel giro di qualche anno sono tornati al livello del 2000. Adesso si sente, si legge più 0,7 o più 0,5, ma in realtà recuperare un meno 10 o un meno 12 a colpi di più 0,7 vuol dire quindici anni per tornare come prima.

Una crisi strutturale…
Una crisi strutturale che ha coinvolto le economie dei grandi paesi. Qualcuno la attribuisce all'eccessiva finanziarizzazione dell'economia. In parte credo che sia spiegabile perché le grandi accumulazioni le hanno fatte i sistemi finanziari, anche se poi il sistema finanziario è andato in crisi, invece la produttività di lavoro e capitale tecnico, le attività tradizionali manifatturiere sono al palo.

In questi primi mesi di Presidenza su cosa ha concentrato maggiormente la sua attenzione?
Prima di tutto ho dovuto studiare un po'. Studiare i dossier, le questioni aperte. Le realtà specifiche di una società che è molto particolare, anche a livello nazionale. Non tutte le finanziarie italiane fanno le stesse cose, hanno gli stessi compiti. Il grosso del lavoro in questi mesi per l'azienda e per chi ha dovuto seguirla come Presidente è stato il problema della reiscrizione a Banca D'Italia richiesta da Banca d'Italia a tutti gli intermediari finanziari sulla base di nuove regole. E quindi chi era già iscritto come la Finaosta ha dovuto affrontare una serie di attività, di produzioni di documenti, di pianificazioni che hanno comportato e stanno comportando molto impegno. In più bisogna anche dire che la Finaosta è particolare perché oltre ad avere la vigilanza della Banca d'Italia come le Banche è anche una società pubblica, quindi ha anche le regole e i controlli di una società pubblica, e cioè la trasparenza, l'anticorruzione. C'è tutta una serie di adempimenti che fanno sì che purtroppo molto del tempo sia dedicato a questo e a trascurare la vera mission che è lo sviluppo del territorio

Quali sono gli attuali numeri di Finaosta? Quanto pesa sull'economia valdostana?
I numeri sono rilevanti. E' una società che ha un patrimonio di 240 milioni come Gruppo, affidamenti per 1,4 miliardi, 600 milioni a valore di libro di partecipazioni, 90 dipendenti qualificati. Oltre 10mila mutui in essere, in una realtà di 100mila persone con 49mila famiglie. Gran parte di questi mutui sono alle persone per i finanziamenti delle case, ma ci sono 1000 in essere soltanto per le imprese.

Finaosta deve confrontarsi con la partita delle partecipate. Qual è il suo pensiero in merito?
Le partecipazioni sono uno degli strumenti attraverso cui si possono e si sono adottate delle politiche, buona parte sono state della Regione, e le partecipazioni sono state acquisite da Finaosta su mandato della Regione. La più importante è quella di Cva che è una grande azienda, poi c'è il blocco funiviario, poi ci sono altre partecipazioni di rilievo finalizzate a gestire dei fenomeni come Autoporto, Structure. La filosofia è che la Finaosta abbia un ruolo di coordinamento strategico di queste partecipazioni, ma che sia la totale autonomia di gestione nelle singole società

Uno dei progetti era quello della cabina di regia unica delle società di impianti a fune...
La Regione ha già dato corso a questa iniziativa, dando mandato alla Finaosta di razionalizzare il sistema delle partecipazioni negli impianti a fune. Oggi ci sono cinque società, sei con la Funivie Monte Bianco, ma io faccio riferimento a quelle operative dei comprensori sciistici sono Courmayeur, La Thuile, Pila, Cervino e Monte Rosa che hanno assorbito alcuni piccoli comprensori non sempre contigui ma almeno affini. C'è una regia unica in quanto in realtà sono tutte controllate dallo stesso azionista, cioè la Regione tramite Finaosta.

La Regione è sempre stata il centro propulsore dell'economia valdostana e Finoasta il suo braccio esecutivo. Con il nuovo contesto economico questo scenario può ancora essere efficace?
Sono cambiate tante cose. Non dimentichiamo che Finaosta è costituita nel 1982, l'anno in cui entra a regime il riparto fiscale, in cui nelle casse regionali iniziano ad esserci molte più risorse di prima, quindi l'opportunità di costruirsi una scatola che possa gestirle e metterle a disposizione dell'economia è stata l'idea portante. E' importante anche ora che dal 2011 sono arrivati i tagli. Non bisogna infatti dimenticare come è cambiato il quadro. Prima era un'azienda che aveva anche dei soci bancari, una finanziaria spa sul mercato, oggi è una cosiddetta società in house, quindi al 100% della Regione. Deve comportarsi come costola della Regione e bisogna tenere conto che il mondo è così cambiato. La riassumo brevemente. Prima c'era il bilancio regionale che faceva l'economia della Valle, oggi, in prospettiva, è l'economia della Valle che dovrà fare il bilancio regionale.

In prospettiva Finaosta dovrà mettersi al servizio anche di questo…
Dovrà creare le condizioni affinché lo sviluppo sia uno sviluppo che produce reddito e occupazione.

Su questo ci sono delle piste?
Ci sono dei dossier aperti. Certamente bisogna anche lavorare sull'attrattività delle imprese perché abbiamo aree dove ci sono spazi disponibili, imprese che ci hanno lasciato e – ahimé – ci lasceranno tra poco, e c'è quindi la necessità di attrarne delle altre.

Ci sono delle novità in vista per il 2016 da annunciare a ImpresaVda?
Sono molti i dossier aperti e come dicevo prima molti dipendono dal via libera della Regione che ci affida il compito di realizzarli. Uno interessante su cui si sta praticamente chiudendo tutta la fase preparatoria e che nel 2016 dovrebbe essere in pista è un nuovo fondo di rotazione a disposizione principalmente dei condomini per attività di efficientamento energetico, per fare degli interventi che consentano nel tempo di avere dei risparmi nei costi energia proprio per i cittadini che vi abitano. Non secondariamente si tratta di lavori che possono essere una opportunità per il settore edilizio e delle professioni in genere.

Per le imprese c'è già un panel ampio di strumenti offerto…
Qui c'è già un tema interessante. In merito alle imprese sappiamo che i contributi a fondo perso non ci sono più e che le quote di finanziamento in un momento i ìn cui i tassi sono bassi sono un po' meno appetibili di una volta. Però le opportunità ci sono e gli strumenti esistono soprattutto nel canmpo dell'innovazione e della ricerca.

Un sogno da Presidente di Finaosta da realizzare?
Se immaginiamo i sogni come un obiettivo auspicabile mi piacerebbe di riuscire con tutti gli staff e le équipe con cui si lavora a portare in Valle qualche nuovo insediamento produttivo innovativo che crei dei posti di lavoro qualificati per i nostri giovani e che possa fare da traino alla crescita di quelle attività della cosiddetta new economy di solito connesse a queste attività e connesse alla diffusione dell'economia digitale. Mi piacerebbe trovare delle partnership che possano essere attratte dalla Valle, collocarsi e dare delle prospettive interessanti.

La vecchia Tecnocity di Lanivi...
La Tecnocity è stata una fase. Noi abbiamo avuto due cicli di industrializzazione. Uno iniziale di circa 50-60 anni legato alle materie prime e all'acqua, poi uno più breve di 25 anni legato ai grandi gruppi industriali di Torino e Ivrea, cioè Fiat e Olivetti, indotto e subfornitura, ora bisogna pensare ad un nuovo modello. 

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