20 novembre 2016

#Zamagni: «#Ambiente e #povertà facce della stessa medaglia» (seconda e ultima parte)


Ecco la seconda parte dell'intervento di Stefano Zamagni. Qui trovi la prima.


Beni comuni

La seconda tesi fondamentale che emerge dall’enciclica è che l’ecosistema è un bene comune globale. In economia si distinguono diverse tipologie di beni: privati, pubblici e comuni. Tra queste
tre diverse categorie le differenze sono notevoli e l'implicazione pratica è che per ognuna di queste
categorie di beni le regole di governancesono diverse.
«Questa giacca è un bene privato, se la indosso io non la potete indossare voi. - ha commentato Za-
magni - E la questione dei beni privati si risolve con la legge della domanda e dell'offerta. Per il bene io devo pagare un certo prezzo. I beni pubblici sono invece quelli che l'ente pubblico si fa carico di affrontare, produrre e distribuire ai cittadini. Il Papa dice che l'ambiente non è né un bene privato
né pubblico: è un bene comune globale. Questo significa che non basta sistemare le cose in casa
propria, così sarebbe se il bene comune fosse locale. Se ad Aosta si ripulisce l'aria di tutti i gas ci si illude di avere ottenuto un risultato perché se la vicina Francia o il vicino Piemonte non fanno altret-
tanto il problema ambientale non è risolto. Questo è compreso da tutti. Le regole di governance non devono essere né di tipo privatistico né di tipo pubblicistico, ma chiamare in causa la comunità. Biso-
gna che sia la gente che avverte l'esigenza di inventarsi regole di autogestione capaci di affrontare
il problema, ma questa è la cosa più difficile da far apire alla gente. Tutti dicono che ci deve pensare
l'ente pubblico e questo aggrava la situazione.

L'ente pubblico non può risolvere il problema ecologico se non ha il sostegno della comunità delle
persone che occupano un territorio. Il Papa dice che questo è il limite più grosso. Dal punto di vista della filosofia morale questo ha delle conseguenze nefaste perché noi non ci sentiamo responsabili del male che stiamo facendo.
L'effetto aggregato di tanti ragionamenti ambientali produce il disastro ambientale che conosciamo. Un discorso che ovviamente vale anche per le imprese. Avete mai visto un'impresa sentirsi responsabile per l'inquinamento? Io no. Loro dicono di creare posti di lavoro e quindi fanno del be-
ne. E' chiaro che fai del bene, ma se per fare il bene a qualcuno produci il male ad altri questo non è
ammissibile per l'etica, soprattutto per quella cristiana». Per Zamagni questo è il modo attraverso
cui il Papa ci invita a rivedere le nostre mappe cognitive e a trovare linee di azione congruenti al
nostro obiettivo. Un’enciclica che ha dato effetti positivi come il summit sull'ambiente, di Parigi,
che per la prima volta ha prodotto frutti. Anche grazie all'autorità morale del Papa che ha scosso le
coscienze.

Biodiversità

La terza tesi è quella della biodiversità, non solo bionaturale cioè biologica naturale, ma biodiversità socio economica. «Se vogliamo seriamente essere interessati alla risoluzione del problema in questio-
ne - ha detto Zamagni - bisogna che l'arena del mercato sia popolato da una pluralità di forme di im-
presa. Come nel mondo naturale abbiamo bisogno della biodiversità delle speci animali e vegetali
perché la natura possa continuare a riprodursi, ad evolvere, lo stesso vale in economia. Una tesi che
ha dato fastidio a molti in quanto significa che nell'area del mercato non possono operare solo imprese di tipo capitalistico, cioè che operano con il fine del profitto. Accanto a queste ci sono altre imprese, cooperative, imprese sociali. Le cosiddette benefit corporation che in Italia si chiamano  società benefit. Fino ad adesso le imprese di tipo capitalistico fino a tempi recenti hanno impedito che potessero nascere altre imprese. La riforma del Terzo Settore in Italia è stata approvata nel maggio di quest'anno. E perché alla fine i politici si sono arresi perché le realtà del terzo settore hanno fatto sentire la loro voce. Perché se io voglio avere il titolo di impresa devo essere di tipo capitalistico? Su questo non nascondo le colpe degli economisti che continuano ad insegnare nelle
facoltà di economia delle cose sbagliate. Ciò che ti rende imprenditore non è la tua capacità di fare
profitto, ma la tua capacità di produrre valore e soddisfare bisogni. Se poi ottieni profitto e te lo met-
ti in tasca nessuno te lo impedisce. Ma tu non devi impedire ad altri che vogliono generare valore
avendo un altro fine in testa, cioè il bene comune. Basta con questa ipocrisia. Ci sono certe organizza-
zioni di volontariato che sono più imprenditoriali di certe imprese. La parola impresa significa chiun-
que è capace di generare benessere. Invece gli economisti scrivono nei loro libri che l'impresa è quella che massimizza il profitto».

Per Papa Francesco i vari paesi devono organizzarsi in modo tale da dare la libertà d'impresa alle persone. Tutti devono avere pari opportunità di realizzare nel rispetto delle leggi gli obiettivi che caratterizzano i carismi di ciascuno. Negli ultimi due capitoli dell'enciclica il Papa suggerisce alcune linee di azione: occorre attuare prima di tutto una trasformazione radicale della finanza, per realizzare la cosiddetta transizione ecologica. Il sistema produttivo infatti non può essere cambiato velocemente. «Il valore dei derivati è pari a 700.000 miliardi di dollari cioè 12 volte superiore al PIL mondiale. ha spiegato Zamagni - Questo significa che la finanza è diventata autoreferenziale, cioè non serve più a finanziare l'attività reale di chi produce, delle imprese e delle famiglie, ma serve soltanto ad alimentare se stessa per ottenere profitti speculativi. Basterebbe il 10% di quell'ammontare per creare un fondo tale da finanziare la transizione delle vecchie tecnologie inquinanti alle nuove. E questa sarebbe una grande opportunità per creare lavoro. Prima di tutto serve la volontà politica di fronte ad una situazione scandalosa in cui l'1% della popolazione ha una ricchezza pari a quella di 3miliardi e mezzo di persone. Il problema è che non si vuole operare per reindirizzare la finanza al suo ruolo naturale cioè servire da ponte per consentire a chi ha progetti, idee di poterli realizzare». La seconda proposta del Papa è quella di dare vita ad una OMA, OMA vuol dire organizzazione mondiale dell’ambiente, all'interno del sistema delle Nazioni Unite. Esistono delle organizzazioni mondiali, la più nota è quella del Commercio. Ce ne è anche una per l'attività bancaria. «Questa organizzazione - ha commentato Zamagni - avrebbe il potere di sanzionamento di quanti hanno firmato l'accordo e non lo ratificano al loro interno. A livello bancario dopo la crisi le dieci banche più grosse d'affari del mondo hanno ricevuto una multa pari a 225 miliardi di dollari. Inoltre l'organizzazione servirebbe a stabilire delle regole di corrispondenza con l'Organizzazione Mondiale del Commercio perché le regole del commercio internazionale sono contrarie alla conservazione, preservazione ambientale in quanto questa pensa soltanto a rendere fluidi gli scambi commerciali, ma se ci fosse un'altra organizzazione gemella ci sarebbe dialogo e confronto». La terza linea di azione che sta tanto a cuore al Papa è intervenire sul mutamento dei modi di vita, non solo degli stili. «Molti li confondono - ha proseguito il professore - Lo stile di vita va cambiato, si parla di sobrietà.

Ma il Papa dice che la sobrietà non basta, bisogna cambiare i modi con cui beni si producono, la ricchezza si genera, il reddito viene distribuito. Non basta che io nella mia vita individuale insegni ai miei bambini che bisogna fare la raccolta differenziata. Io mi devo coinvolgere insieme ad altri per esercitare quella pressione popolare, veramente politica, che serva a dire ai governanti bisogna cambiare certe regole. Pensate alle slot machines. L'Italia è il uno degli stati
in che ha più gioco d'azzardo indirettamente gestito dallo Stato. Il Governo dice che ne ricava 9 mi-
liardi di tasse. Ma per avere 9 miliardi sacrifichi la vita di moltissime persone che diventano malati di
gioco d'azzardo. E dal punto di vista economico ti dimentichi le spese che il servizio sanitario sostiene per curare quelli che cadono nella spirale del gioco d'azzardo. Qui non basta educare i  bambini a non giocare d'azzardo, ma bisogna mettersi insieme per alzare la voce e dire al Parlamento “Basta con questo sconcio di una legge che consente che in Italia abbiamo più slot machines che in tutti gli altri paesi”. Questo vuol dire cambiare i modi di vita. Non si può tollerare che il fisco faccia cassa con il vizio. Per cambiare lo stile di vita basta l'individualismo, ma per cambiare il modo di vita serve una forte pulsione al bene comune».

Zamagni spiega che se ci si limita alla sola razionalità non ne veniamo fuori. «Mai come in questo momento occorre recuperare la dimensione dell'etica delle virtù. Le etiche sono di diversa matrice: quella utilitaristica, quella del doverismo kantiana, quella contrattualistica, ma c'è anche l'etica delle virtù che è quella inventata da Aristotele e recuperata da San Tommaso ed è l'etica fondativa del pensiero cristiano. Questo per dire che è l'esercizio delle virtù che consente di impedire la caduta nel comportamento deviante. Se noi non ritorniamo nelle nostre scuole, nei nostri ambiti di vita a parlare di etica delle virtù non ci sarà niente da fare.
Ed è quello che non si vuole fare. La Chiesa è sotto attacco per questa ragione, Siccome è l'unica agenzia nel mondo che parla di virtù. La verità è che bisogna tornare a fare educazione. Oggi si fa formazione, istruzione, ma la scuola non può e non deve educare. Un professore che educa rischia la denuncia in quanto si dice che l'educazione è una violazione della libertà del singolo. Il docente deve insegnare, istruire, formare, non deve proporre un progetto educativo, in sintesi non deve parlare delle virtù. Per istruire, per insegnare basta essere competenti, ma per educare bisogna essere. Un professore non può essere educatore soltanto perché sa spiegare bene la materia, se lui non testimo-
nia con la sua vita l'adesione a certi valori non potrà mai educare. Gli allievi se e accorgono subito. Se
poi noi non ci liberiamo di questa corazza che è l'individualismo libertario non ne verremo fuori. Questo è un problema culturale. L'individualismo libertario è quella tesi psico-filosofica. pedagogica che dice "volo ergo sum", cioè io voglio dunque sono. Ed è il messaggio dominante fra i giovani, cioè che bisogna lasciare che ognuno faccia quel che vuole. Se si parte da qui è ovvio che anche la questione ambientale non potrà mai essere risolta. L'opposizione a questa frase è “Tu es ergo sum”, cioè “tu sei dunque io sono” che significa che tu sei importante per me. Io per realizzare la mia personalità e il mio progetto di vita ho bisogno di te e dell'interazione con te».

Un racconto

Zamagni ha concluso la sua relazione raccontando una vicenda di carattere personale. «Dovete sapere che io ho quattro nipoti. La più piccola si chiama Margherita ed ha otto anni. L'anno scorso viene da me e mi dice "nonno insegnami delle cose difficili" perché voleva mettere gli altri tre in castagna. Io allora le dico "tu lo sai cosa è la bellezza?". E lei mi dice "nonno questo è molto difficile dimmelo tu". E io allora le ho dato la risposta di San Tommaso "la bellezza è lo splendore della verità". Lei tutta contenta va dallo zio, uno dei miei generi ingegnere, e gli dice "Zio tu sai che cosa è la bellezza?". Lui la guarda e dice "Ma non vedi che io qui sto lavorando? Che domande mi fai? Non ho tempo da perdere". E lei "Non preoccuparti te lo dico io. La bellezza è lo splendore della verità". Mio genero per poco non sviene e allora gli ha detto "Io non ho saputo rispondere alla tua domanda vediamo se tu sai rispondere alla mia. Dimmi che cosa è la verità?". Margherita le risponde "La verità è quella che dice il nonno". Dopo quando me l'ha detto le ho dato un milione di bacini e poi le ho detto che quando avrebbe iniziato il catechismo per la prima comunione le avrebbero insegnato che la verità non è quella che ice il nonno, ma quella che dice Gesù. Però nel frattempo le ho detto di continuare così. Devo dirvi che questo episodio non mi ha fatto dormire diverse notti e a mia moglie dicevo ma qual è il messaggio che una creatura di quell'età ha voluto inviarmi. Nulla avviene mai per caso. C'è sempre una regia superiore che ci manda dei messaggi e noi, a volte, siamo superficiali e passiamo oltre. Poi ho capito e ho compreso la pagina evangelica dove Gesù dice "se non tornate come bambini". I bambini arrivano alla verità non per via di ragione in primis, ma per via di cuore, cioè di amore. Lei sa che io le voglio bene e, quindi, ha pensato se il nonno mi vuole bene non può dirmi le bugie, e allora ecco il messaggio che mi ha messo un po' in crisi: noi adulti pensiamo che per risolvere i problemi si debba fare appello a forme di razionalità sempre superiore. E' una illusione perché in certe situazioni di vita si arriva alla soluzione prima per via di amore, cioè di carità. Il che non vuol dire escludere la ragione ed è questo il motivo per cui ho capito bene la famosa frase di Sant'Anselmo quando dice "credo ut intelligam" che vuol dire proprio questo: io credo per poter capire. Prima si crede in Dio e lo faccio così poi capisco. Ed è esattamente questo. L'atto del credere è un atto d'amore e allora il dare la precedenza alla via della carità è il modo più efficace, oltre che per certi aspetti semplice, per arrivare alla verità delle cose. Questo è vero a livello di vita individuale, collettiva e anche per affrontare problemi come quelli di cui ci siamo occupati questa sera a proposito della Laudato si'».

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