1 dicembre 2016

Pierre Noussan (#Sicav2000): «D'ora in poi l'unica certezza sarà l'incertezza ma questo non ci deve fermare»

Pierre Noussan
Questa settimana proponiamo l'intervista a Pierre Noussan, Presidente del Gruppo Sicav2000, componente di Confindustria Valle d'Aosta e vicepresidente del Confidi Industriali.

La trimestrale di Confindustria disegna una fine d'anno ancora nell'incertezza. Che cosa rende ancora la situazione critica?
Il contesto è cambiato molto. In passato eravamo abituati ad avere periodi lunghi che ci davano una garanzia di continuità oggi l'unica certezza che abbiamo è l'incertezza. Le aziende devono essere ripensate, strutturate in modo da operare in un contesto diverso. Oggi la digitalizzazione e la velocità di tutti i settori ci pongono dentro ad una centrifuga. Questa centrifuga è e sarà sicuramente il terreno su cui noi dovremmo misurarci. Ecco perché oggi parlare di crisi, di difficoltà del momento non è attuale. Oggi bisogna operare day by day con delle strategie, ma sapendo che oggi il mercato è una montagna russa.

Lei opera in un settore come quello dell'automotive: qual è lo stato di salute del vostro comparto?

Come gruppo operiamo nella distribuzione, però è chiaro che tutta la filiera è coinvolta. Per quanto riguarda l'Italia fino al 2007 si era raggiunto l'apice commerciale con 2,5 milioni di auto vendute, 6000 in Valle d'Aosta, dopodichè è iniziata la discesa lenta e inesorabile che ha portato il mercato italiano a scendere a 1,5 milioni di pezzi e a sfiorare in Valle d'Aosta i 2000 pezzi che percentualmente sono dei numeri che evidentemente hanno selezionato il mercato e hanno creato e rigenerato strutture nuove. Si è ripartiti da circa un triennio per vari motivi cioè l'invecchiamento del parco macchine, la capacità delle case automobilistiche di essere sempre più propositive con modelli nuovi. Pensate che ogni anno escono 150 modelli nuovi. Anche la leva finanziaria ha permesso alle famiglie di rinnovare un parco auto ormai obsoleto.

La manualistica e molti esperti sostengono che questi sono momenti in cui si deve investire per aggredire la crisi e non farsi travolgere. Un consiglio poco seguito. Eppure modi per trovare risorse ci sono. Basta pensare ai confidi…

Chi si ferma è perduto non è una frase banale. Anzi oggi non bisogna soltanto correre ma riuscire a rincorrere in maniera sempre più rapida e in un contesto più altalenante. Certamente per fare questo occorrono le risorse finanziarie, le risorse umane e la determinazione. Per quanto riguarda quelle finanziarie, fondamentali per fare quegli investimenti irrinunciabili sempre più assoggettati a rinnovamenti più brevi il nostro Confidi, figlio della fusione tra il Confidi industriali e quello degli albergatori, è la risposta immediata e puntuale a quelle che sono le domande di liquidità sia di breve che di investimenti e anche di consulenza. Questo ci permette oggi di dare a tutti gli imprenditori valdostani una risposta in tempi rapidi e a condizioni ottime grazie al nostri patrimonio, senza comunque dimentica che queste condizioni dipendono anche dalla capacità di rimborso dell'azienda, cioè da quella parola odiata che si chiama rating.

Il 2016 per il Confidi Valle d'Aosta è stato un anno molto importante…

Il nostro Confidi è cresciuto dal punto di vista di qualità. Certamente la domanda di investimento si è ridotta rispetto agli anni passati. Abbiamo invece la componente degli albergatori che sta andando molto forte in quanto la necessità di rinnovare le strutture è ormai un trend consolidato e questo ha fatto sì che molte attività stiano investendo. Il nostro Confidi poi in questo momento è chiamato a una possibile, probabile fusione con l'altro Confidi valdostano, Valfidi, però i tempi per queste scelte necessitano ancora di ponderazioni, di valutazioni che dipendono molto dal contesto locale e nazionale.

 E per il 2017 che cosa avete in previsione?

Il nostro impegno è quello di lavorare per le aziende. Noi tutti i giorni incontriamo aziende, analizziamo situazioni, ci confrontiamo con le banche. Quindi siamo operativi- La nostra strategia è di vedere questo percorso insieme per valutare le opportunità per avere delle opzioni in più da dare ai soci. Certamente la nostra componente rispetto a quella di Valfidi è diversa, però se ci saranno le condizioni l'obiettivo è quello di un percorso comune, cercando però di mantenere le specificità e le competenze di ciascun confidi.

Da imprenditore da sempre attento all'economia valdostana qual è la sua ricetta per affrontare una congiuntura che forse non è più critica ma è ancora problematica…

La consapevoelzza delle turbolenza è qualcosa cui dobbiamo fare riferimento in ogni nostra azione. La Valle d'Aosta ha risorse uniche – lo diciamo spesso – che spesso trascuriamo, senza condividerle e non facendo rette con tutti i settori, parola busata ma che in Valle d'Aosta rimane più teorica che sostanziale. Dobbiamo fare rete, dobbiamo uscire dai nostri territori. Dobbiamo essere proattivi. Dobbiamo guardare in maniera nuova ai mercati intorno a noi. Intendo Francia, Svizzera, dove già molte realtà hanno già iniziato ad essere presenti. E poi c'è il vicino canavese, Biella. Di fatto dobbiamo guardare la Valle come un punto da cui uscire e andare – perdonatemi il termine – al'attacco di tutti questi mercati che cercano soluzioni, che cercano professionalità che la Valle d'Aosta ha.

Che cosa può mettere in campo la pubblica amministrazione che sia realmente di aiuto per il mondo delle imprese?

La pubblica amministrazione è fondamentale per ogni sviluppo, per ogni paese. Certamente oggi rispetto al passato, come in parte già sta facendo, deve fare un passo indietro. Io direi addirittura tanti passi indietro. Lo scollamento di ciò che la politica vede, di ciò che la politica fa è sotto gli occhi di tutti. Basta pensare alle ultime elezioni americane. Oggi non c'è il contatto con quella che noi chiamiamo la pancia della società, la pancia delle imprese. Altro problema importantissimo – e questo riguarda anche le aziende private – deve esserci un ricambio. Dobbiamo lasciare il passo a chi ha competenze nuove, energie nuove. Ma soprattutto dobbiamo essere consapevoli che le persone che hanno più di 50 anni oggi devono farsi aiutare da quelli che ne hanno meno di 30. Senza di questa consapevolezza si rimarrà piantati al passato. E' un ricambio irrinunciabile. Se non lo faremo noi lo faranno gli altri. E' questo che il mercato chiede e chi nons arà in grado di rispondere in tempi brevissimi sarà pasto per quelli più bravi.

Dal punto di vista aziendale qualche novità?

Il nostro gruppo è cresciuto. Si è aperto. Negli ultimi anni abbiamo aperto due sedi fuori Valle e adesso andremo a consolidare due realtà a Rivarolo e Ivrea legati ai brand Renault e Dacia. Questo significa di nuovo che c'è spazio per i valdostani che sanno dimostrare di essere capaci di onorare le parole e fuori dalla Valle tutte le volte che ci proponiamo ci riconoscono che siamo gente seria, che si impegna e, come si dice, che ci mette sempre la faccia.

Il ruolo dell'associazionismo imprenditoriale nel futuro?

Questa è una domanda importantissima in quanto per tante situazioni anche questo ruolo deve essere ridisegnato. Oggi Confindustria Valle d'Aosta con i suoi 70 anni è una, se non la più autorevole, associazione che di fatto deve cercare di innovare e portare avanti quelle tematiche che oggi noi riteniamo necessarie per le aziende, e cioè il rinnovamento. Come Confindustria abbiamo avuto una manifestazione importantissima, e cioè il PMIDay, organizzato dal vicepresidente Gianfranco Giachino, che ha visto 800 studenti incontrare e visitare le aziende. Il sabato prima c'è stata un'altra iniziativa, per merito dei giovani industriali guidati da Simone Lingeri, dove le scuole della primaria hanno presentato la loro offerta formativa contemporaneamente a molte aziende che hanno illustrato le loro opportunità occupazionali. C'è stato in quell'occasione un fervore di ragazzi, di interesse che secondo me è qualcosa di emozionante e rappresenta la garanzia che è lì che oggi le associazioni, i movimenti, le aziende devono guardare. Dobbiamo aiutare i giovani a formarsi, a fare le loro scelte e poi dar loro lo spazio che meritano. Le nostre aziende hanno bisogno di loro per rinnovarsi.

I giovani di oggi sembrano guardare più al privato che al pubblico?

Evviva. Fortunatamente oggi hanno capito che il posto pubblico non è più garantito e spesso non rappresenta una possibilità di crescita, ma una sedia e basta. I giovani che sono dinamici, hanno voglia di misurarsi e non hanno paura di prendere una valigia è andarsene sono pronti a raccogliere quella sfida. Dobbiamo noi però creare le condizioni altrimenti andranno a cercare da altre parti.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?

I sogni sono due. Come Gruppo vorrei aprire una sede nella vicina svizzera, che rappresenta un territorio in cui c'è bisogno di professionalità e di quella tipicità valdostana di cui parlavo prima: correttezza, serietà, cordialità, il sorriso. Quei valori un po' da montanari che però sono sempre molto intensi. L'altro è quello di creare delle condizioni più strutturate affinché i giovani valdostani che sono andati fuori Valle e hanno fatto grandi cose possano avere voglia di tornare e dare il loro contributo alla terra d'origine.

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