17 marzo 2017

Nicola Rosset (#Saint-Roch): «Prodotti del territorio e qualità internazionale»



Questa settimana intervistiamo Nicola Rosset, AD della Saint-Roch

So che ci sono buone notizie da New York. Che cosa possiamo dire?
Siamo contenti di poter dire che abbiamo finalmente trovato un accordo con un'azienda importatrice su un prodotto di punta che è l'amara Ebo Lebo, che arriverà a New York nella catena eataly attraverso un'azienda del Gruppo Bastianich. Dopo un anno di collaborazione, soprattutto dopo aver affrontato tuttii vari esami richiesta dalle dogane americane finalmente possiamo arrivare negli Stati Uniti e in particolare a New York.

Lo stabilimento sta subendo una metamorfosi molto importante...
Lo stabilimento è la casa della nostra impresa. La nostra impresa nasce a Quart nel 1968. Ed era il primo stabilimento prefabbricato ad arrivare in Valle d'Aosta. Da questo punto di vista ci fu da parte di mio padre una buona lungimiranza. Detto questo lo stabilimento deve seguire le trasformazioni dell'azienda. Oggi come oggi la Saint-Roch si è rivolta ad altri settori e, pur mantenenendone la storicità che non voglio perdere, stiamo rifacendo tutta una serie di servizi che oggi sono necessari. Una volta lo stabilimento era costruito per dare privacy alla produzione. Oggi noi vogliamo mostrare quello che facciamo, mettendolo in evidenza per chi viene dall'esterno, mostrando come lo facciamo, con cosa e quando.

Questi anni sono stati caratterizzati da grossi investimenti...
La distilleria Saint-Roch ha cambiato pelle quando decisi di continuare la nostra avventura imprenditoriale in Valle d'Aosta dopo la cessione di Napapijry. In quel momento decisi di fare degli investimenti mirati a collegare l'azienda sempre di più con il territorio. Da quel punto di vista furono degli investimenti trasversali: sulla produzione, per cui nuova distilleria e nuovi impianti di produzione, e anche puntando alla completa ecocompatibilità. Tutta la nostra energia è prodotta da pannelli fotovoltaici e riscaldamento prodotto da pellet. Furono degli investimenti importanti che oggi iniziano a dare i loro risultati. Anche la strategia aziendale è cambiata. L'azienda non è soltanto più trasformatrice ma ha sviluppato al suo intreno un'altra azienda, che è quella gricola, che ha continuato ad investire in attività come vigneti, produzione dello zafferano, di lamponi e la coltivazione di genepy, che per noi è un importante fiore all'occhiello. Questi sono investimenti che danno risultato nei tempi lunghi. Ma inizamo oggi a vedere i primi risultati soprattutto sul fronte della qualità. E i nostri clienti se ne sono accorti. Investimenti che continuano su una strada avviata dieci anni fa.

In una recente intervista avete parlato di prodotti del territorio diq ualità internazionale. Cosa significa?
Abbiamo capito di avere dei prodotti di qualità e talvolta peccavamo di provincialismo, semplicemente contenti di stare a casa nostra. Oggi noi riteniamo che questi prodotti siano di una qualità eccezionale e per capire se sono veramente devono confrontarsi con i mercati internazionali. Non avremo mai grossi numeri, ma abbiamo dei prodotti che sono riusciti ad emergere...

E così si spiega il premio del Gin Levi in terra inglese...
E' stata una sorpresa. Da due anni studiavamo il Gin che non doveva essere soltanto buono, ma anche caratteristico, cioè di ginepro valdostano, raccolto anche in proprietà nostre, e doveva essere una monobotanica per dare uno spaccato fortemente connotato al ginepro di montagna. Lo abbiamo mandato a Londra, non aspettandoci questo premio, che invece è arrivato dandoci grande soddisfazione.

La tradizione dei liquori in famiglia è antica, la produzione di vino è più recente. C'è stata una contaminazione tra questi due mondi produttivi simili ma differenti...
Naturalmente sì. Prima di tutto la tradizione dei liquori è quella della grappa per cui noi abbiamo sempre avuto come filiera il ragionamento sulla vinaccia che è il residuo della vinificazione per cui c'è sempre stato un rapporto intenso fra i produttori, gli agricoltori e la distilleria. Direi però che in famiglia Rosset la produzione del vino in qunato alimento c'è sempre stata. Non parlerei soltanto di una contaminazione fra i due mondi, ma di una scelta imprenditoriale nostra di voler se non fonderli renderli sinergici. Da questo punto di vista delle capacità nella produzione e nella trasformazione sono state trasferite nell'ambito dell'agricoltura e delle capacità molto importanti legate alla comprensione del prodotto le abbiamo imparate dagli agricoltori.

Chi visita il vostro showroom si accorge delle tante partnership…. Vi sentite come un volano economico per il territorio?
Più ch evolano ci sentiamo integrati in un territorio. La partnership è stata anche il risultato di una scelta imprenditoriale molto specifica. Non mi piace un'azienda che faccia tutto per cui abbiamo scelto degli interpreti di primo piano quali produttori e abbiamo voluto lavorare con loro portando la nostra capacità, la nostra conoscenza e i nostri prodotti facendoli lavorare a chi è già capace e non nascondendo al cliente che questi prodotti sono fatti da esperti del settore. Cito Trione nell'ambito del panetto al Genepy, Les Bières du Grand-Saint-Bernard per quanto riguarda la birra Artemisia. Da questo punto di vista credo che queste sinergie facciano bene a tutti perchè trovano sbocchi commerciali differenti e possono essere utili ad entrambi.

 Progetti per il 2017?
La prima è la nuova cantina per l'invecchiamento dei distillati che sarà presto aperta al pubblico, al massimo entro un paio di mesi, e questo permetterà di vedere direttamente ai nostri clienti come noi invecchiamo realmente i nostri prodotti. L'altro passaggio è che stiamo partendo con la costruzione di una nuova cantina di vinificazione sempre all'interno dello stabilimento. Era necessario perchè siamo cresciuti dimensionalmente. Spero di avere completato questi investimenti per noi molto importanti nel corso del 2017, senza dimenticare che abbiamo acquisito e messo a dimora tre ettari di vigneto tra Chambave e Villeneuve già produttivi nel corso del 2017.

Si amplierà anche lo spettro delle produzioni?
Sì, ma anche i numeri di alcune produzioni aumenteranno, in quanto questi sbocchi all'estero ci fanno capire che un certo numero di bottiglie sono necessarie per affrontare il mercato...

Il vino valdostano è ricercato...
Non solo il vino. Anche il concetto Valle d'Aosta sta cominciando ad essere apprezzato all'estero, naturalmente deve rispondere con dei prodotti all'altezza delel aspettative...

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Il mio sogno è di conferire un'azienda che possa stare sul mercato da sola. Avrei chiaramente piacere che la proprietà rimanesse in capo alla mia famiglia, ma anche in presenza di altri soggetti vorrei che comunque avesse gambe, struttura e autonomia.

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