30 novembre 2017

Carlo Marchesini (#Bourgeondevie): «Sogno di non dover chiudere un'attività trentennale»

Questa settimana proponiamo l’intervista a Carlo Marchesini, Presidente del Bourgeon de vie.

La vostra è una realtà con una storia quasi trentennale. Come nasce il Bourgeon de vie?
Nasce dalla disperazione di un padre che ha avuto problemi in famiglia per tossicodipendenza. Quindi nasce nel 1982 con l’Associazione Germoglio dopo dieci anni di tribolazioni in casa e nell’88 abbiamo fondato la cooperativa Bourgeon de vie, cioè Germoglio di vita.

E poi?
Proseguiamo con un diurno inizialmente un po’ improvvisato. Con tutti i volontari per circa tre mesi
abbiamo fatto formazione presso il Gruppo Abele. Da Piazza Roncas, la nostra prima sede, siamo subito passati alla parrocchia di Gressan con don Rinaldo Venturini. Lui e il fratello facevano entrambi parte del Consiglio di amministrazione della Cooperativa.

Quanti volontari eravate?
I fondatori erano 11 e i volontari erano circa 30-35.

Oltre alla tossicodipendenza di cosa vi occupate?
Abbiamo due servizi sui disabili. Uno, Orchidea, disabili psicofisici, e poi Myosotis che è l’unico servizio in Valle sull’autismo.

La vostra cooperativa opera in settori particolarmente sensibili…
Come ho già detto per quanto riguarda le tossicodipendenza siamo nati come diurno, poi siamo diventati residenziali e negli ultimi quattro anni abbiamo aperto un servizio territoriale dedicato ai giovani che entrano in contatto con queste sostanze, seguirli sul territorio: la famiglia, la scuola, il lavoro. E’ un’attività più particolare ed è un bisogno reale nel futuro.. La comunità residenziale
– va detto – è l’ultima spiaggia. Comunque anche il residenziale in questi ultimi anni si è modificato.
Siamo passati dalle droghe tradizionali come eroina, cocaina, cannabis - senza dimenticare il periodo dell’Aids, tre anni durissimi con una malattia che ora finalmente si può combattere grazie ai retrovirali - a tutta una serie di altre droghe. Abbiamo anche potenziato il nostro impegno nella lotta all’alcolismo. Il vero problema della Valle è che abbiamo tutti i benefici e tutti i mali di questo mondo su numeri bassi: è dunque difficile prevedere, sviluppare la propria attività. Per alcuni anni siamo riusciti a mantenere la nostra attività in equilibrio. La Sanità ci ha abbastanza sostenuto, ma ora sono quattro anni che siamo in difficoltà. E’ stata fatta una grossa riforma che speravamo ci permettesse
di affrontare meglio i nuovi scenari. In questa logica abbiamo preso in affitto nel 2014 una struttura,
il Talapé, sopra l’Ospedale, in regione Excenex, con l’obiettivo di aumentare i posti per far fronte ai
costi specializzandoci, ma il risultato è che dopo quattro anni - nonostante i proprietari della struttura
con grande generosità per due anni non ci abbiano fatto pagare l’affitto - siamo ancora fermi in quanto i lavori sono stati fatti ma i numeri sono ancora bassi e le specializzazioni non si possono utilizzare. Non ci sono i numeri e non ci sono i soldi.

Voi siete l’unica realtà in Valle che si occupa anche di autismo…
E’ vero. Da otto anni ce ne occupiamo. La sede è a Nus. E adesso l’appalto scade a Nus nel 2018. E’ un servizio che va in gara d’appalto ogni tre anni. Ritengo sia molto importante ma anche qui i tagli di spesa si fanno sentire. Dovremmo specializzarci di più per dare di più a queste famiglie ma economicamente non è facile. Io mi auguro che nella prossima gara si tenga in considerazione questa necessità. Si parla tanto di volontariato e va benissimo in tanti settori, ma in servizi delicati come questi è marginale, al massimo è a fianco al servizio.

Ci sono professionalità di cui non si può fare a meno. 
Per forza…

Dicevamo che il volontariato non basta…
E’ sotto gli occhi di tutti. Sia sulle dipendenze, ma pure sulla disabilità, sull’autismo la scienza  cammina, gli studi camminano, ci sono tante nuove esperienze in giro per il mondo. Gli input son sempre nuovi per fare cose nuove. Ma tutto questo comporta investimenti di spesa. Non si può migliorare soltanto con il volontariato. Quando siamo partiti i volontari facevano la spesa, davano da mangiare ai tossicodipendenti, venivano nel diurno, nessuno era pagato e seguivamo 18-20 ragazzi, ma man mano che ti specializzi non basta più, soprattutto quando vieni accreditato e diventi un servizio collegato alla pubblica amministrazione. In 30 anni si è capovolto il mondo. Oggi ti calcolano i professionisti con i minutaggi di lavoro ma non ha senso. Il tossicodipendente è una persona in parte malata e in parte soggetta al bisogno della sostanza e allora la pastiglia può guarire una parte dei tuoi disturbi ma il resto richiede tempo, costanza. Pensate all’autismo. Io non sono un tecnico, sono una persona dentro ai problemi per esperienza, ma tutti sanno i passi da gigante fatti dagli studi sull’autismo in questi ultimi anni. Ora noi abbiamo in mente di proporre un servizio diverso ma avrà dei costi diversi: spero che questo venga compreso.

Il confronto con la pubblica amministrazione per voi è costante e continuo…
E’ vero, senza voler fare la solita polemica dei soldi però, se si ragiona soltanto dal punto di vista economico questo condiziona il nostro lavoro e il nostro rapporto con il personale.

Qual è il suo giudizio sulla riforma del Terzo settore?
Non do un giudizio su tutta la riforma perché non ne ho le competenze, però sulla parte che riguarda
noi sicuramente il taglio di spesa ha inciso profondamente sulla possibilità che abbiamo di aiutare queste persone. Sarebbe da capire meglio i bisogni reali che hanno le persone di cui ci occupiamo. Non c’è soltanto il farmaco, ma servono figure professionali. Sulle dipendenze oggi ci troviamo di fronte a migliaia di sostanze. Un ragionamento simile vale per disabilità e autismo. Alcuni servizi che stiamo prendendo in considerazione come esempio potrebbero migliorare molto il nostro servizio ma servono investimenti che in questo momento noi non siamo in grado di fare. Mi auguro che le  autorità regionali lo capiscano. Vedremo a maggio il nuovo appalto.

Progetti futuri?
Il miglioramento dell’offerta è l’obiettivo principale. Aggiungo in merito al tema delle risorse che
anni fa avevamo anche le Fondazioni che ci hanno aiutato molto, ad esempio la Crt e la San Paolo, ancora sei anni fa sia per le vetture che per i parcheggi nella nostra sede di Nus ci hanno aiutato tutte e due le compagnie. Oggi anche loro hanno molto ridotto gli aiuti su casi specifici. Recentemente, e ci tengo a ringraziarlo pubblicamente, il Vescovo ci ha aiutato con un contributo di diecimila euro.
Un aiuto per noi molto importante.

Un sogno cooperativo da realizzare?
Io sono un ottimista per natura. Sono nato lottando e continuo a lottare. Purtroppo per la prima volta mi trovo a dire che il sogno è arrivare a non dover chiudere. Se si capisce la necessità di questi servizi, studiandoli meglio, vanno riconcepiti in una certa maniera.

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